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Burundi: maggioranza assoluta degli ex ribelli alle elezioni comunali

Risultato parziale. Alcuni comuni non hanno ancora votato per causa di violenze che hanno fatto un morto e alcuni feriti. Ma per l'Onu, "è tutto regolare"

di Joshua Massarenti

L’ala politica dell’ex principale movimento ribelle burundese – Forze per la difesa della democrazia (Fdd) – ha ottenuto la maggioranza assoluta nelle elezioni comunali di venerdì scorso. Il risultato, parziale, è stato annunicato dalla radio nazionale del Burundi. Secondo quanto riferisce la Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni), il Consiglio nazionale per la difesa della democrazia (Cndd) ha raccolto la maggioranza dei consensi in 75 dei 109 comuni in cui gli spogli sono stati conclusi (ovvero il 50% del totale). Il dato definitivo verrà con ogni propabilità comunicato mercoledì prossimo quando la Ceni comunicherà i dati definitivi di tutti i comuni coinvolti in quello che è stato definito la prima vera tornata elettorale del Burundi dal 1993, anno in cui questo piccolo Paese dell’Africa centrale è entrato in guerra per uscirne definitivamente nel 2004. Siamo soddisfatti per una vittoria che non ci sorprende” ha dichiarato all’Afp il portavoce delle Cndd Karenga Ramadhani. Secondo la responsabile dell’Onub Carolyn McAskie, “la Ceni sta raccogliendo tutti i dati, ma non potrà pubblicarli prima di mercoledì, cioè all’indomani del voto parziale che verrà organizzato nei comuni in cui non si è potuto votare”. Infatti, è previsto per domani un nuovo scrutinio che coinvolgerà sei comuni, due nella provincia di Bubanza e altri quattro in quella di Bujumbura rurale, entrambe stravolte dalle violenze. In questa aree, si conta un elettore ucciso dall’esplosione di una granata e alcuni ferriti, tra cui un casco blu. Alcuni seggi elettorali non sono nemmeno stati aperti, mentre altri in altri seggi le operazioni di voto sono state interrote. “il tasso di partecipazione al voto è stato del 72%” ha fatto sapere la Missione Onu in Burundi (Onub). Secondo la McAskie, “il processo elettorale è stato un successo, questo nonostante il tentativo di una minoranza di volerlo sabotare”. I Cndd-Fdd sono rappresentanti politici della maggioranza etnica hutu, pronti a rompere con le logiche di potere che dall’indipendenza (1962) hanno visto quasi inninterrottamente al potere una clicca élitaria tutsi della regione del Bururi (centro del Paese). Il dominio di questa rete ristrettisima di potere è stato una prima volta rotto nel 1993 con l’elezione del primo presidente democraticamente eletto del Burundi, l’ex presidente hutu Ndadaye, rimasto vittima di un colpo di stato (ottobre ’93) che ha dato inizio ad una guerra civile lunga dodici anni. Le elezioni comunali hanno dato il via ad una serie di scrutini elettorali che vedranno il prossimo 4 luglio i burundesi recarsi nuovamente alle rune per le ligislative e successivamente il 19 agosto per le presidenziali. Sul campo di battaglia, è rimasto soltanto un gruppo ribelle, le Forze nazionali di liberazione (Fnl), le quali stanno dicutendo gli ultimi dettagli della loro “resa militare”. Dal 1993, la guerra civile burundese ha fatto oltre 300mila vittime e devastato un Paese che conta 7,1 milione di abitanti.


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