Famiglia

Spalma che ti salva

Invenzioni. Tra gli umanitari spopola una sorta di Nutella contro la malnutrizione .

di Joshua Massarenti

«Che ne dici di una crema da spalmare come la Nutella?». Ci sono battute nella vita che uno non scorda più per il resto dei suoi giorni. Perché destinate a sconvolgerti la vita, in rari casi a entrare nella storia. A questa felice sorte non è sfuggito André Lescanne, presidente di Nutriset, un?azienda francese non profit specializzata dagli anni 80 nella produzione di cibi nutritivi in ambito umanitario. Lescanne può ringraziare il cielo di avere per amico André Briend, nutrizionista dell?Organizzazione mondiale della sanità e protagonista nel 1997 di un?intuizione che avrebbe rivoluzionato il trattamento della malnutrizione infantile. «È successo durante una banale colazione», ricorda a Vita Lescanne, «davanti a un barattolo di Nutella». Che ha fatto scattare la scintilla nella mente di Briend e dato vita al Plumpy?Nut, una crema a base di arachidi altamente nutriente che rappresenta ormai la nuova frontiera per la lotta contro la denutrizione nel Sud del mondo. Ma la svolta in che cosa consiste? «Bisogna risalire agli anni 80 con la carestia etiope che colpì oltre un milione di persone». All?epoca, Lescanne lavorava in un?azienda agricola produttrice di latte, «e nel tempo libero cercavo di mettere a punto una tavoletta di cioccolato arricchita di vitamine e minerali». Ma l?esperienza risultò fallimentare. «Il sapore non era dei più buoni, e produrla costava caro». Con saggezza, Lescanne chiuse l?idea nel cassetto dei sogni per avviarsi su progetti più concreti. Come Nutriset, fondata nel 1986 e la cui prima svolta storica coincise con l?avvento del latte terapeutico. Siamo all?inizio degli anni 90, quando alcuni nutrizionisti, in partenariato con l?Oms, misero a punto i latti F-75 e F-100. Il primo viene impiegato nella cosiddetta Fase 1 del trattamento dietetico per i casi di malnutrizione acuta, cioè per stabilizzare il metabolismo di un paziente e non fargli perdere peso, mentre l?F-100 è somministrato in fase di riabilitazione nutrizionale per recuperare peso (Fase 2). «A questo punto», ricorda Lescanne, «ci siamo fatti avanti producendo piccoli sacchetti che contengono questi latti sotto forma di polvere ai quali basta aggiungere acqua». Il successo è folgorante. «Ma incompleto», assicura Christelle André-Lecossais, responsabile prodotti di Nutriset. «Il latte in polvere ha dei limiti perché deve essere mischiato con acqua sterile, totalmente assente nelle zone colpite da carestie. E deve essere somministrato sotto la sorveglianza di personale competente». E qui entra in gioco André Briend, pronto a tirar fuori dal cassetto il sogno di Lescanne. «Ho sostituito al cioccolato delle tavolette del burro di arachide, che ho mischiato agli ingredienti del latte F-100». Il risultato: un condensato racchiuso in un contenitore brick che pesa meno di 100 grammi ma che contiene ben 500 calorie. «È una rivoluzione per il mondo umanitario», sostiene Michael Golden, nutrizionista di fama mondiale, «in quanto non è più necessario fare uso di acqua» (vedi box). Sebbene in circolazione dal 1998, il prodotto, diffuso principalmente nell?Africa subsahariana, è letteralmente ?esploso? con la crisi del Darfur (Sudan), afflitto dal febbraio 2003 da una guerra civile che sinora ha fatto oltre 70mila morti e circa due milioni di profughi, di cui 120mila sono rifugiati nel vicino Ciad. Solo in queste aree, la Nutriset ha venduto 300 tonnellate di Plumpy?Nut, innalzando gli introiti dai 5 milioni di euro del 2001 ai 12 milioni del 2004. Senza negare gli aspetti economici del fenomeno, vitali per qualsiasi azienda non profit, il suo sito internet ricorda che abbiamo a che fare con «un?azienda indipendente, lontana da ogni lobby finanziaria o industriale» e che «i prodotti Nutriset sono venduti esclusivamente alle ong o alle agenzie delle Nazioni Unite e mai distribuiti direttamente sul mercato locale». Nel salvare in Darfur 30mila bambini, decisiva è stata infatti la collaborazione con le agenzie Onu e le ong, vera e propria pietra angolare della strategia aziendale di Nutriset. Dalla capitale sudanese Khartoum, il responsabile nutrizionista Unicef in Sudan, Roberto De Bernardi conferma: «Plumpy?Nut ha assunto un ruolo chiave nella riduzione del tasso di malnutrizione in Darfur». Un successo che va tuttavia ridimensionato, in quanto «raggiungiamo solo un terzo dei bambini malnutriti e la malnutrizione è un problema cronico in Darfur, già prima che iniziasse la guerra». Intanto, dopo il successo ottenuto in Sudan, Nutriset si appresta ad affrontare la sua prossima sfida: il franchising. Responsabile dell?area, manco a dirlo, è Adeline Lescanne, figlia del guru umanitario. «L?idea nasce dal voler dimostrare che il nostro è un prodotto vincente che può essere riprodotto localmente e la richiesta di alcuni specialisti o ong di fabbricare localmente il Plumpy?Nut», spiega Adeline. Così, Malawi, Niger e Repubblica democratica del Congo sono diventati i tre Paesi test del Plumpy?Nut in salsa africana. «In cambio della ricetta, chiediamo ai nostri partner di rispettare i principi etici e di qualità del nostro prodotto, cioè produrre e vendere il Plumpy?Nut a prezzo di mercato – ad oggi 2,90 euro al chilo -, esclusi i costi di trasporto, senza specularci sopra in contesti di crisi umanitaria». Ma i rischi sono sempre dietro l?angolo. Come in Zimbabwe, dove un uomo d?affari locale ha siglato accordi con Nutriset per poi tentare di vendere il prodotto a tariffe spropositate. «C?è un procedimento giudiziario in corso», taglia corto Adeline Lescanne prima di concludere che, per la riproduzione del Plumpy?Nut il contratto di franchising «rende obbligatorio l?acquisto di un piccolo kit industriale da 80mila euro oppure di materiale omologato da Nutriset». Il primo acquisto lo ha fatto il governo del Niger. E di sicuro la Nutriset non intende fermarsi qui. Il commento dello scienziato È l?uovo di colombo Nutrizionista di fama mondiale, Michael Golden vanta una serie impressionante di collaborazioni con organismi Onu (Unicef, Oms), ong (Action Against Hunger) e istituti di ricerca coinvolti nella lotta alla malnutrizione. Parlando con Vita, Golden non esita a parlare del Plumpy?Nut come di «una scoperta fondamentale per salvare vite umane, come i latti F-75 e F-100». Quali le differenze? «F-75 e F-100 vanno miscelati con acqua sterile per evitare la salmonellosi, quindi possono essere somministrati solo sotto la supervisione di esperti in appositi centri di nutrizione. La durata della cura va da due a tre settimane. E ciò comporta dei costi». La rivoluzione Plumpy?Nut «riguarda i tempi di ricovero, uno-due giorni. Dopo di che, il paziente prosegue la cura a casa. Il che consente, per esempio, a una madre di curare il figlio». E il costo? «Nutriset commercia in regime di monopolio. Quindi il Plumpy?Nut è ancora molto caro, più di F-75 e F-100». Dispensario anti fame Non solo latte in polvere Esistono molti prodotti destinati a bambini gravemente malnutriti il cui difetto di crescita è causato da una mancanza di proteine, alimenti energetici, minerali (ferro, zinco), vitamine e acidi grassi. Si considerano gravemente malnutriti i bambini che hanno un rapporto taglia/peso inferiore al 70% della media normale. La durata della cura indicata per ciascun prodotto corrisponde a una media complessiva. Plumpy’nut (Nutriset): Alimento terapeutico sotto forma di crema a base di arachide riservato ai pazienti gravemente malnutriti prevalentemente in fase di riabilitazione (fase 2). Pronto all?uso, senza bisogno di acqua sterile, le sue caratteristiche nutrizionali sono simili al latte F-100, salvo che il Plumpy?Nut contiene ferro. Luogo di cura: Centri terapeutici di nutrizione o a domicilio Densità calorica: 545 Kcal/100 g Durata della cura: Da quattro a sei settimane F-75 (Nutriset) Latte terapeutico per la Fase 1, non consente al bambino di recuperare peso bensì di stabilizzare il suo metabolismo e ?rieducarlo? all?alimentazione. È ricco di vitamine e minerali, ma povero di ferro perché in casi di malnutrizione grave un eccesso di ferro rischia di provocare la morte. Luogo di cura: Solo centri terapeutici di nutrizione Densità calorica: 75 Kcal/100 ml Durata della cura: Dai quattro ai sette giorni F-100 (Nutriset) Somministrato per riprendere peso, il latte terapeutico F-100 è utilizzato nella fase di recupero e riabilitazione nutrizionale (Fase 2). Ricco di minerali e vitamine, viene spesso completato con il Plumpy?Nut o la ?pappa? S-P450. Luogo di cura: Solo centri terapeutici di nutrizione Durata della cura: Dai 25 ai 30 giorni Densità calorica: 100 Kcal/100 ml Bp-100 (Compact, Danimarca) Il concorrente del Plumpy?Nut. Si presenta sotto forma di biscotto e non c?è bisogno di acqua per somministrarlo (ha consistenza solida). Utilizzato in Fase 2, è a base di farina di mais e di avena con un alto tenore di ferro e un apporto calorico simile al Plumpy?Nut. Luogo di cura: Centri terapeutici di nutrizione o a domicilio Durata della cura: Da una a due settimane Densità calorica: 527 Kcal/100 g


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