Formazione

Nasce EF – Etica e Finanza: guida al risparmio responsabile

Con il settimanale Vita in edicola oggi il primo numero dell'inserto mensile dedicato all'economia e della finanza socialmente responsabile. Otto pagine, in partnership con Avanzi

di Redazione

Etica & finanza si propone di presentare i prodotti che il mercato offre ai risparmiatori, di analizzare la situazione negli altri paesi, di realizzare interviste con operatori di borsa, con manager e imprenditori sui temi dell’impatto umano, sociale e ambientale della loro attività. Sul numero di questo mese EF presenta la storia e il profilo dei primi fondi etici nati in Europa, quelli lanciati in Inghilterra nel 1984 da Friends Ivory & Sime e che oggi gestiscono quasi 8.000 miliardi. In un’intervista il cardinal Ersilio Tonini che da due anni presiede il comitato di garanti dei fondi etici del San paolo Imi, spiega le ragioni della sua presenza dentro un’istituzione finanziaria. Francesco Micheli, presidente di e.Biscom e protagonista di primo piano della finanza italiana invece lancia un ponte verso le tematiche lanciate dal popolo di Seattle e che stanno al centro del dibattito in vista del prossimo G8. Etica & finanza ha realizzato un’inchiesta sull’impegno ambientale dei gestori di telefonia mobile in Italia. E pubblica il rating sociale e ambientale di Tim.

  • In anteprima l’intervista a Francesco Micheli, presidente e.Biscom Ascolta un giovane Walter Gieseking eseguire Debussy. Francesco Micheli, patron di e.Biscom, nel suo studio milanese di Piazzetta Bossi, a due passi dalla Scala. “Un’incisione abbastanza rara”, spiega. La musica c’è l’ha nel Dna: suo padre, musicista, insegnava al Conservatorio. Lo stesso che lui oggi, come atto di mecenatismo, presiede e del quale finanzia personalmente i restauri. Un dettaglio che dovrebbe sgomberare dal campo un pregiudizio scontato: si può parlare di finanza etica anche con l’uomo che più di ogni altro incarna la New economy in Italia e in Europa, che con la sua Fastweb sta cablando a ritmi forsennati, da Milano ad Amburgo. EF: Micheli, si ha l’impressione che ad una forte domanda investimento finanziario etico, non corrisponda una offerta adeguata. Non sono un grande esperto del settore, però mi sembra che questa domanda non sia veramente sviluppata. Per questo motivo, forse, oltre i fondi del Sanpaolo, non ci sono sul mercato grandi occasioni di investimento. Certo ci sono nuovi comportamenti etici che si fanno largo, come la decisione di Unicredit di rinunciare alle transazioni relative al commercio di armi. EF: Qualcuno nel mondo finanziario le considera semplicemente operazioni di immagine… In non mi porrei il problema: l’essenziale è che lo facciano… EF: All’estero, le cose sembrano andare meglio, forse perché c’è una maggior offerta di strumenti d’investimento… Mi sembra che la cosa riguardi alcuni grandi investitori istituzionali. Per il resto mi sembra che, complessivamente, prevalga l’antico criterio del pecunia non olet. Ma il problema di fondo è un altro… EF: E cioè? La differenza fra fondi etici da una parte e approccio etico negli investimenti dall’altra. Credo che sia molto più diffuso, specialmente fra le generazioni più giovani quest’ultimo. Senza presunzione, credo di fare il possibile per essere, da anni, in questa schiera. E così le nostre società. EF: Sentite anche voi una maggiore responsabilità sociale? Naturalmente. Ma il punto è chi decide che cosa è etico e cosa no. Le armi, il tabacco.. certo ma poi c’è la coscienza d’ognuno, per dirla con Kant. Forse in modo indichiarato, c’è molto più spazio alla coscienza, mentre un po’ di tempo fa prevaleva il Far West. Per usare un’altra antica massima latina: homo hominis lupis. e.Biscom, nell’ambito del suo management e dei partner ha un approccio del genere al mercato. Direi che è un sentimento diffuso, un bisogno condiviso. Per altro non siamo investitori, e non abbiamo necessità di rivolgerci a fondi etici. Stiamo alle scelte, cerchiamo di evitare i peccati di omissione. Cerchiamo, nel dubbio, di scegliere una parte giusta. EF: Insomma una certa sensibilità sociale sta diffondendosi… Sì, è un fenomeno in crescita. A tutti livelli. Credo sia il risvolto positivo, di fenomeni come Seattle: sarebbe sbagliato ridurre quelle istanze, quelle domande, agli aspetti un po’ volgari come gli incidenti e non considerare questo aspetto. Insomma non ci si può limitarsi alle vetrine sfasciate. Faccio un esempio che mi riguarda: la banda larga, “allarga” le opportunità ma la qualità e il modo di come ciò che avviene non un fatto irrilevante. Così la globalizzazione. Oggi ci sono fatti, avvenimenti che paiono una reazione della natura alle offese che subisce, e portano la gente a pensare. Nel dubbio, si pensa che che convenga fare certe cose piuttosto che altre. Siamo ad una specie di “fase 2”, non si può non rilevarlo…. EF: Sul popolo di Seattle, un giudizio inaspettato. Di solito prevale la demonizzazione… E’inevitabile che questo fenomeno faccia rumore e che questo colpisca l’osservatore. Però sono convinto che si tratti di uno dei grandi fenomeni aggreganti in una fase della tensione e della attenzione politica. Dal tempo in cui Marx disse “Lavoratori di tutto il mondo, unitevi” – che è stata una grande intuizione a prescindere dagli esiti: è stato il primo enunciato di globalizzazione reale – è da allora che non si è visto rinascere qualcosa di nuovo, in cui alcuni aspetti positivi sono del tutto evidenti. (…) L’intervista completa in EF allegato al numero di Vita in edicola oggi

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