Cultura

Ha più burocrati Milano che Bruxelles

Intervista a Filippo Andreatta, studioso “eurottimista” : "Chi delegittima gli organi di controllo lo fa solo per ragioni di bottega. E fa un regalo al liberismo spinto".

di Paolo Manzo

Tra i più brillanti esperti italiani di politica internazionale, europeista convinto, professore di Scienze politiche e Relazioni internazionali all?università di Parma: ad appena 37 anni, Filippo Andreatta non è solo un ?figlio d?arte? (il papà, Nino, è stato più volte ministro), ma anche la personalità giusta per discutere di Unione europea, dopo il referendum francese del 29 maggio scorso. Vita: Dopo il No transalpino c?è chi parla di vittoria del liberismo, lei che interpretazione dà? Filippo Andreatta: Che è vero il contrario. In realtà il No francese è una sconfitta per il liberalismo ma una vittoria per il liberismo. Un successo del mercato senza regole, che non è più un mercato ma una giungla. Vita: Scusi, perché dallo stop francese il liberalismo ne uscirebbe con le ossa rotte? Andreatta: Perché liberalismo vuol dire un mercato vero, con delle regole, e che richiede strumenti europei in grado di farlo funzionare. Bene, questi strumenti rischiano di essere meno efficaci dopo la vittoria del No. Vita: Non pensa che abbia inciso la troppa burocratizzazione di questa Europa e, di riflesso, anche del suo Trattato costituzionale? Andreatta: Assolutamente no. Guardi che l?Unione europea ha una burocrazia equivalente a quella del comune di Milano per numero di dipendenti. Quindi si tratta di uno strumento di burocratizzazione leggero ma, soprattutto, che ha una sua dimensione nella realtà dei problemi. Perché, vede, c?è un mercato che spinge verso l?Europa, un mercato da governare e che ha un assoluto bisogno di strumenti europei di governo, come la Bce e l?antitrust. Vita: Alla luce del risultato francese, possiamo ancora considerare un successo l?allargamento a Est? Andreatta: Sì, ricordando che gli obiettivi fondanti dell?Unione, ovvero la pace e la democrazia sul Continente, sono stati esaltati proprio dall?allargamento. Vita: Ma allora cos?ha pesato sul voto negativo dei francesi? Andreatta: Vicende che nulla avevano a che vedere né con l?Europa, né con la Costituzione: dallo scontento verso il governo, a un certo smarrimento d?identità da parte della sinistra sui temi dell?europeismo, alle lotte interne alla leadership delle principali coalizioni. Vita: Allora gli europeisti non hanno avute colpe? Andreatta: Certo che ci sono stati errori da parte europeista. E vale la pena analizzarli bene per non ripeterli in futuro. Vita: Analizziamoli? Andreatta: L?errore principale è stato sottoporsi a una prova popolare come il referendum senza avere un disegno chiaro. Perché il Trattato costituzionale, nonostante l?altisonanza dei nomi che si usano per definirlo, non è un progetto inequivocabile d?Europa ma il frutto di un compromesso. A metà strada tra un disegno federale di Europa e uno sottoposto ai negoziati tra i Governi. Non è un caso che questa contraddizione sia racchiusa nel nome stesso di ?Trattato costituzionale?. Vita: In che senso, scusi? Andreatta: Nel senso che il termine Trattato sta per il ?risultato di un negoziato tra Stati?, mentre la Costituzione è ?un patto con i cittadini?. Insomma, si è scelta una battaglia ambiziosa su una questione sbagliata, mal posta e troppo complicata da comunicare ai cuori e alle menti dei francesi. Vita: Che fare ora? Andreatta: Autocritica e risolvere alcuni nodi, invece di lasciarli sospesi in una giungla di norme. Vita: Quali i nodi da sciogliere? Andreatta: Dipende da quello che succederà. Perché, oltre alla Francia, anche in altri Paesi potrebbe esserci una tentazione di strumentalizzare il risultato del referendum per ?fini di bottega?. Vita:Faccia dei nomi… Andreatta: Vedo alcuni governi in difficoltà, tra cui quello italiano, che potrebbero cogliere la palla al balzo, attribuendo all?Europa dei problemi che hanno a che vedere con le loro mancanze nella politica nazionale. Vita: Se domani si votasse in Italia, come ha prospettato la Lega, a suo avviso quale sarebbe l?esito? Andreatta: Incerto. Anche per l?uso strumentale di chi chiede il referendum ora, dopo avere suonato la grancassa per averne ospitato a Roma la firma. Vita: Oggi come oggi, lei a cosa punta per la Ue del futuro? Andreatta: Sarei già soddisfatto che il treno dell?integrazione andasse avanti, senza fermarsi completamente. Vita: La storia della Ue è stata costellata di alti e bassi? Andreatta: Certo. Ma tenga presente che la Ue di oggi è un po? come una bicicletta che, se si ferma troppo a lungo, tende a cascare. Bene: io spero che non caschi. Vita: Per non farla cascare come dovrebbe essere la nuova Costituzione Ue? Andreatta: Dovrebbe essere decisamente più snella e, come la maggior parte delle vere costituzioni e non dei Trattati costituzionali, comprensibile per ogni cittadino.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA