Cultura

Responsabilità? Non c’è trucco non c’è inganno

Quattro esperti del settore decidono di confrontarsi a viso aperto.

di Francesco Maggio

Banche e responsabilità sociale d?impresa è un binomio che funziona? Dopo gli scandali finanziari degli ultimi anni, come quelli di Cirio e Parmalat – tanto per citare i più noti – la fiducia dei cittadini nei confronti del sistema bancario è scesa, come si sa, sotto zero. E quindi la risposta a una simile domanda sembrerebbe inevitabilmente negativa. Ma le banche sono anche i soggetti economici che oggi hanno più bisogno di trasparenza e di essere socialmente responsabili per accreditarsi presso la clientela, sono di gran lunga i maggiori ?sfornatori? di bilanci sociali, sono tra i principali inserzionisti pubblicitari su tutti i tipi di media dove si affannano a veicolare il messaggio che sono bravi e buoni. Come stanno, quindi, le cose? Ha senso fare di tutta l?erba un fascio? Evidentemente no. Anche se va subito aggiunto che certi istituti ce la mettono tutta per tenere viva nella memoria collettiva l?immagine della foresta pietrificata e inefficiente con cui per decenni è stato raffigurato il sistema creditizio. Per saperne di più abbiamo quindi messo attorno allo stesso tavolo quattro protagonisti, a vario titolo, del suddetto binomio: Gianna Zappi, responsabile Ufficio csr dell?Abi; Riccardo Della Valle, responsabile Ufficio csr di Unicredit; Riccardo Serrentino, responsabile Programmi csr di Banca Intesa; Augusto Dell?Erba, presidente della Bcc di Castellana Grotte e di Iccrea banca. E abbiamo posto loro alcune semplici ma ineludibili domande. Vita: Cosa significa per la sua banca responsabilità sociale d?impresa? Come viene declinata in concreto? Riccardo Della Valle: Nel tentativo costante di realizzare il successo dell?azienda facendo bene il proprio mestiere. La csr deve poggiare sull?integrità professionale delle persone che lavorano in banca, che si basa innanzitutto sul rispetto degli altri. Augusto Dell?Erba: Per una banca del Sud la questione è molto importante e mi riferisco, in particolare, alla capacità di avere risorse per andare incontro alle esigenze del territorio. La nostra banca deve tenere aperte le porte alle micro-imprese che hanno bisogno di interlocutori percepiti come ?compagni di viaggio?. Gianna Zappi: L?Abi interpreta la responsabilità sociale d?impresa come una gestione strategica orientata in senso multistakeholder, attenta cioè a generare valore per tutti i soggetti con cui entra in relazione. è questo un approccio che condividiamo dal 2001 con un gruppo di lavoro interbancario di cui fanno parte banche che rappresentano l?82% degli sportelli sul territorio nazionale e oltre l?80% dell?attivo di sistema. Walter Serrentino: Banca Intesa coniuga l?idea di csr con quella di sviluppo sostenibile ma anche con l?ascolto degli stakeholder. Ciò si sta traducendo in linee guida dibattute e condivise sui principali aspetti della csr e in progetti che diventeranno impegni precisi nel piano d?impresa che lanceremo a breve. Vita: Perché la csr è diventata irrinunciabile per fare bene banca? Della Valle: Perché se vogliamo ottenere fiducia dobbiamo darla e se desideriamo essere coerenti con la nostra missione dobbiamo interpretare che cosa vuole il mercato e farlo con responsabilità. Zappi: La csr è una modalità di gestione del proprio business capace di intercettare e rispondere alle attese del mercato e della società. Sia il mercato finanziario, con lo sviluppo dei fondi socialmente responsabili, sia la società, nelle sue diverse componenti, esprimono sempre più verso le imprese la richiesta di soddisfare ulteriori caratteristiche oltre il binomio qualità-prezzo dei servizi e prodotti offerti. Dell?Erba: Noi ci pensiamo da sempre e crediamo di valorizzare da sempre questo aspetto. Altri, invece, la cui immagine oggi non è molto fulgida, cercano attraverso la csr di recuperare la reputazione perduta. Serrentino: Non credo che la csr sia irrinunciabile, molte banche fanno bene il loro mestiere anche senza richiamarsi esplicitamente ai contenuti della responsabilità sociale. Credo che la diffusione di buone pratiche e l?allargamento degli spazi di confronto siano il miglior veicolo per diffondere questa cultura senza ingessarla, ma anzi salvaguardando e valorizzando diversità e differenti approcci. Vita: Attraverso quali strumenti preferite veicolare il messaggio della csr? Serrentino: In attesa del Piano di impresa, finora le nostre attività a forte impatto sociale sono state comunicate nei modi tradizionali. Con l?anno in corso avremo sia il rendiconto delle attività a valore sociale degli ultimi tempi, sia il nostro primo bilancio sociale. Dell?Erba: Senza dubbio il bilancio sociale. Ma nella ?mia? banca il messaggio di responsabilità sociale viene veicolato quotidianamente attraverso il dialogo con i clienti. Zappi: L?industria bancaria italiana è il settore più attivo per quanto riguarda la rendicontazione sociale: nel 2003, banche che rappresentano oltre il 54% del totale attivo e il 57,4% degli sportelli hanno redatto un bilancio sociale. Ma il solo dato non dice di per sé che i processi avviati con la rendicontazione sociale sono oggi veramente apprezzabili e mettono in evidenza l?approccio delle banche alla tematica, sottolineando come il bilancio, così come altri strumenti, siano eventi ad hoc. Comunicazione, pubblicità, specifiche iniziative sul territorio, sono un corollario a processi avviati da parte delle singole aziende. Alcune imprese bancarie hanno avviato processi molto strutturati di responsabilità sociale ma stanno valutando se e come comunicarlo. Della Valle: Li utilizziamo tutti. Ma non dimentichiamo che il primo a veicolare il messaggio di csr è il prodotto offerto. Vita: Dopo i noti scandali finanziari, come state recuperando la fiducia del cliente? Della Valle: Innanzitutto ascoltando sempre di più i clienti. Ogni anno facciamo 240mila interviste di cui 70mila a clienti di banche nostre concorrenti.


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