Famiglia

Lilliput: “Festa fondata sul lavoro e non sulla guerra”

Lettera aperta a Carlo Azeglio Ciampi, Presidente della Repubblica italiana, in occasione del 2 giugno, Festa della Repubblica

di Giulio Leben

Egregio Presidente Ciampi, da qualche anno, come per Suo volere, è stata ripristinata la festa della Repubblica. Da qualche anno in tale ricorrenza, siamo tutti a casa dal lavoro e assistiamo, passivi, alla sua celebrazione: parate militari e rappresentanza politica. Difficile l’identificazione, per noi, cittadini… normali! Allora ci chiediamo. Se, come recita l’Art 1 della Costituzione, l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, perché le ‘celebrazioni’ previste e finora realizzate mirano a mettere in evidenza così pochi ‘mestieri’ e per di più professionalità (politica e militare) che la gente sempre più sente distante dalla propria realtà quotidiana? Se la Repubblica siamo NOI perchè non offrire ai cittadini la possibilità di essere ‘protagonisti’ della loro festa onorando i loro mestieri, le loro professionalità e limitandosi a metterne in evidenza solo alcune? Signor Presidente, far coincidere la festa della Repubblica con una parata militare è per noi, cittadini e cittadine che lavorano in associazioni impegnate sui terreni della pace, della nonviolenza, dell’economia di giustizia, limitante se non… offensivo. Pensiamo che non sia giusto celebrare una parte per il tutto, perchè il tutto (la Repubblica) è molto più vasta, più variegata, più viva e, ci scusi Presidente, non ci sentiamo minimamente rappresentati nel modo con cui viene celebrata la ricorrenza e questo sentire è esteso alla maggioranza della cittadinanza (lo sappiamo perchè ogni giorno lavoriamo con la gente e con essa parliamo). Se poi, signor Presidente, si dovesse proprio decidere di ‘festeggiare una parte per il tutto’, perchè non scegliere un’altra parte della nostra Repubblica? L’Italia è una terra generosa, gli italiani sono un popolo volenteroso e munifico, lo testimoniano per esempio le oltre 26.400 organizzazioni di volontariato, con circa le circa 950.000 persone, d’ogni età ed estrazione, che prestano opera come volontari/e, in modo assiduo, fornendo il proprio apporto con continuità (senza contare le diverse ONG). Perché, nella festa della Repubblica, del popolo italiano, non scegliamo di celebrare questo aspetto, perchè non far coincidere la repubblica con i cittadini, e in ogni caso anche con quella parte di essi impegnata in senso solidale e mutualistico: con quella parte generosa, che offre e si dona. Ci sentiremmo molto meglio rappresentati e non andrebbe neppure trascurato, il ‘potere educativo’ di una simile azione rispetto alle nuove generazioni, così disperatamente alla ricerca di ‘significato’ della vita e di ‘modelli validi’ di cui tanto paventiamo la mancanza e che finiscono per essere vergognosamente sostituiti da quelli televisivi, gli unici proposti continuamente. Signor Presidente, lei ha la possibilità di spezzare questa perversa catena. Ci dia, simbolicamente, la possibilità di essere presenti, di essere attori e non passivi spettatori, celebrando i nostri lavori, tutti i lavori e metta in luce la parte migliore della Repubblica che presiede: l’impegno solidale dei suoi cittadini. Attendiamo con fiducia questo segnale di civiltà e porgiamo a Lei e alla Sua famiglia i migliori auguri.


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