Sostenibilità

Il mare è inquinato? La colpa è dei fiumi

I dati sono della campagna Fiumeinforma di Legambiente. I corsi d'acqua più inquinati d'Italia sono Aniene e Pescara, il più pulito l'Ombrone

di Gabriella Meroni

La causa dell?inquinamento del mare è da ricercarsi nei fiumi. Circa 8 campioni su 10 prelevati alle foci risulta infatti fuorilegge. Maglia nera per inquinamento sono l’Aniene e il Pescara. La fotografia dei fiumi italiani ?in cattive acque? l’ha scattata Legambiente con ?Fiumeinforma?, la campagna di analisi sullo stato di salute di 18 fiumi nazionali. ”I fiumi – dice Ermete Realacci, presidente di Legambiente – si dimostrano nemici giurati del mare: il 78,5% dei campioni prelevati alle foci risulta inquinata, un dato allarmante da cui si conferma che i corsi d’acqua sono tra i principali responsabili dell’inquinamento marino”. Proprio le foci dei fiumi rientrano infatti tra quei 1.069 chilometri di costa non controllati dal Ministero della Sanità in quanto permanentemente vietati alla balneazione. Ma le acque sporche non si trovano soltanto alla foce. Aniene e Pescara lungo tutto il letto hanno fatto registrare il 100% dei campioni inquinati, seguono nella classifica negativa il Basento con il 78,6% dei campioni fuorilegge, la Dora Baltea con il 67% e l’Arno, primo grande fiume italiano campione di sporco, con il 66,6% dei campioni inquinati. In cattiva salute anche altri grandi fiumi italiani: il Po con il 58% dei campioni non in regola e il Tevere con il 40%. Il fiume più pulito d’Italia è l’Ombrone con solo il 6,7% di inquinamento registrato, seguito dal Nera con il 13,3% di campioni fuorilegge e dal Piave con il 14%. Il problema fiumi, come sottolinea Legambiente, non si ferma però soltanto all’inquinamento delle acque, non più fresche e chiare: ci sono infatti discariche illecite (686 le infrazioni denunciate dal Noe nel 2000), estrazioni indiscriminate di sabbia (259 infrazioni), scarichi fognari illegali (371 infrazioni), cementificazione selvaggia degli argini, sbarramenti artificiali, prelievi idrici. ”Si tratta – ha osservato Realacci – di facce non meno oscure del degrado che sono causa anche del diffuso dissesto idogeologico che ha determinato, dal dopoguerra ad oggi, 6.356 tra alluvioni e frane interessando circa la metà del territorio italiano”. I fiumi, monitorati da due squadre che ne hanno passato al setaccio 2.229 chilometri nel corso di 2 mesi, sono Simeto, Neto, Arno, Bisagno, Argentina, Dora Baltea, Po, Piave, Ticino, Basento, Volturno, Pescara, Chienti, Adda, Ombrone, Tevere, Aniene, Nera. La campagna di Legambiente ?Fiumeinforma? è stata realizzata anche con il contributo di Infostrada.


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