Sostenibilità

L’Europa dei record

Ha moltissime specie minacciate, pratica la pesca più distruttiva del mondo, però ha più zone tutelate di tutti. un panorama in cui le luci superano le ombre (di Antonio Canu)

di Redazione

L?Europa è il continente più urbanizzato e, insieme all?Asia, il più densamente popolato del mondo; questo comporta un grande impatto sulla biodiversità e sui sistemi naturali. Negli ultimi tempi la situazione si è sicuramente aggravata. La biodiversità sta diminuendo a un ritmo allarmante: circa una specie su due di mammiferi, farfalle, rettili e pesci d?acqua dolce, sono a rischio di estinzione. La Lista rossa sulle specie minacciate dell?Iucn (2003) dimostra che l?Europa ha un?alta percentuale di specie minacciate: il 42% dei mammiferi, il 15% degli uccelli, il 45% delle farfalle, 30% degli anfibi, il 45% dei rettili e il52% dei pesci d?acqua dolce. C?è bisogno di fermare e invertire il trend di perdita della biodiversità, sia per ragioni ambientali che socio-economiche. L?agricoltura occupa circa il 40% del territorio dell?Ue e assorbe più del 50% del suo budget. Il continente europeo detiene il maggior impatto sugli ecosistemi marini attraverso le sue pratiche di pesca: le forti capacità di prelievo delle moderne flotte di pescherecci hanno causato una perdita superiore all?80% delle risorse ittiche. Nonostante questo, il continente europeo mantiene importanti tasselli di un mosaico naturale ancora vivo e, in alcuni casi, straordinario. Si stima che in tutta l?area europea siano presenti circa 200mila specie, che si concentrano nel bacino del Mediterraneo e nella regione del Caucaso. Le foreste, che coprono circa la metà del continente, rappresentano un?importante risorsa naturale. L?Europa è anche punto di sosta per le specie migratrici che si riproducono o svernano in quest?area. Lo stato dei loro habitat è però critico: nell?Europa del Nord e in quella occidentale il 60% delle zone umide è andato perduto, e questo influisce sulla loro sopravvivenza ovunque. È quindi importante tutelare il patrimonio naturale sopravvissuto e fare in modo che si possano recuperare alcuni spazi perduti: per ottenere questo, un ruolo importante lo giocano i parchi e le riserve naturali. In Europa le aree protette sono più di 43mila, per una superficie totale di 750.225 kmq, pari al 14,69% di quella complessiva, il più alto numero di aree protette al mondo. Numerose sono anche le aree marine protette, più di 800, anche se queste sono di piccola estensione e in molti casi hanno uno scarso livello di protezione. L?alto numero di parchi e riserve è quindi una risposta all?esigenza di salvare gli ultimi tasselli selvaggi, un modo per porre le basi di un recupero di aree seminaturali o degradate. L?Unione europea è attiva sul fronte della riduzione del tasso di perdita della biodiversità dal 1998, con l?adozione di una comunicazione sulla strategia sulla biodiversità. Nel 2001, i capi di Stato e di governo dell?Ue presero un ulteriore impegno al Summit di Gothemburg: «Fermare la perdita di biodiversità entro il 2010». La strategia si focalizza nelle aree dove maggiore è stato l?impatto sulla biodiversità, in modo da cambiare le politiche negative e cercare lo sviluppo sostenibile. I settori d?intervento prioritari sono: la conservazione delle risorse naturali, l?agricoltura, la pesca, le politiche regionali, i programmi sul territorio, le foreste, l?energia, il trasporto, il turismo, la cooperazione economica e allo sviluppo. Non solo. Strategica è anche la cooperazione tra aree protette transfrontaliere, cioè quelle aree che estendono i loro confini in due o più territori. Se è vero che possono esistere difficoltà di gestione in quanto soggette a discrepanze tra apparati legali, risorse umane, tecniche e finanziarie, infrastrutture e politiche, rappresenta un?importante precondizione per la conservazione di una completa e complessa rete di ecosistemi. Infatti, nonostante, gli ambienti naturali non possano essere limitati da confini, troppo spesso le azioni sul campo sono ristrette a Paesi o a regioni individuali. La conservazione di questi siti naturali è necessaria in entrambe le parti di confine, e deve includere, se possibile, un sistema coordinato di conservazione. Per molti anni Europarc, l?associazione dei parchi europei, e l?Iucn hanno esercitato sforzi per promuovere le aree protette transfrontaliere e coordinare la cooperazione. Oggi nel mondo esistono 169 sistemi di aree protette che coinvolgono 666 aree in 113 Paesi. In Italia ci sono già importanti esperienze di collaborazione e gemellaggi tra parchi confinanti, primo fra tutti quello tra il Parco regionale delle Alpi Marittime e il parco francese del Mercantour (vedi a pagina 7). Uno sviluppo fisiologico di questo tipo di collaborazione non potrà che essere la creazione di ?parchi europei?, cioè di aree protette istituite a livello di Unione europea: la natura non ha e non può avere confini. Il WWF Italia si sta impegnando proprio per ottenere lo strumento normativo che renda concreta quella che già oggi è un?interessante realtà. Sono almeno una decina le situazioni potenziali e di queste già una buona parte potrebbero essere a breve una realtà. Iniziative Il libro bianco wwf Negli ultimi anni in Italia c?è stato un crescente aumento di aree protette, ma alla quantità di siti protetti non corrisponde una qualità di gestione adeguata. Da qualche tempo, inoltre, va avanti un?opera sistematica di indebolimento della politica sui parchi: l?interesse si è spostato soprattutto verso gli aspetti ?antropici?, legati alla valorizzazione, ai benefici per le attività di sviluppo, alla produttività del territorio, piuttosto che agli aspetti di conservazione. Per banalizzare, molti parchi sembrano più aziende del turismo, grandi pro loco. Inoltre, le aree protette in Italia sono sempre più ?occupate? dalla politica. Nel frattempo stanno aumentando rischi e minacce agli stessi territori protetti, spesso non sorvegliati nella maniera adeguata, nonostante l?impegno del Corpo forestale dello Stato. E, peggio, molti progetti di cosiddetta valorizzazione o altri programmi infrastrutturali nascono e vengono portati avanti proprio da alcuni enti parco. In questo scenario, il WWF Italia ha preparato e lancia proprio in questi giorni un Documento di posizionamento sulle aree protette, che rilancia il ruolo e la missione di questi strumenti di tutela, e un Libro Bianco sulle principali criticità riscontrate, sia a livello di gestione centrale o regionale, sia nei singoli parchi. Info: www.wwf.it/parchi


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