Cultura
Vaticano: troppi preti del Terzo mondo impegnati in Occidente
Venuti per motivi di studio si fermano nelle diocesi che garantiscono lavoro e migliori condizioni di vita dei paesi d'origine. Una dura nota.
di Redazione
Sono ormai troppi i preti dei paesi di missione che giunti in occidente per
motivi di studio e formazione si fanno adottare nelle nuove diocesi che offrono migliori condizioni di vita creando cosi’ seri problemi di personale ai paesi di origine.
Una pratica andata tanto avanti che il Dicastero vaticano per le missioni ha creduto di dover intervenire per regolare questo fenomeno che coinvolge le giovani e le antiche chiese.
E’ nata cosi’ una vera e propria ”istruzione” ”sull’invio e la permanenza all’estero dei sacerdoti del clero diocesano dei territori di missione” che chiama in causa i vescovi perche’ si decidano a regolare questa prassi
che sta seriamente danneggiando e indebolendo il clero dei paesi di missione. Nelle giovani chiese ci sono molte vocazioni e negli
ultimi 20 anni il loro numero e’ triplicato. Al momento sono 30 mila i seminaristi maggiori e 50 mila quelli minori. la loro formazione avviene di regola nei paesi di origine ”per non sradicarli dalla propria diocesi e cultura”. Ma alcuni tra essi, diventati sacerdoti, sono inviati a completare gli studi superiori in altri continenti. ”Molti di questi – osserva il cardinale Jozef Tomko che ha firmato l’istruzione poco prima di lasciare la guida di propaganda Fide – scelgono di venire in occidente e vi restano per lunghi
periodi o definitivamente, guidati da motivi non propriamente missionari, per esempio dalle migliori condizioni di vita, dalla buona sistemazione economica”.
Le Chiese occidentali – nota sempre il cardinale Tomko – soffrono attualmente una certa crisi di vocazioni e ricorrono volentieri alla facile
soluzione di coprire con sacerdoti africani, asiatici o latinoamericani, le proprie parrocchie, senza pensare al possibile danno che si puo’ produrre alla missione ad gentes e alle fragili giovani comunita’.
In tal modo le chiese di antica fondazione da un lato non offrono piu’ l’aiuto di un tempo dei missinari e d’altro canto, sottraggono ai territori di missione i sacerdoti locali che dovrebbero portare avanti l’opera di
evangelizzazione. E Tomko presenta anche qualche esempio eloquente: i sacerdoti in India dove non vengono concessi piu’ visti missionari dovrebbero servire i 16 milioni di cattolici ma anche evangelizzare un miliardo di non cristiani. Intanto pero’ una sola diocesi europea ha
inserito qualche anno fa nella propria pastorale, ben 39 di questi sacerdoti. E in Italia il numero dei sacerdoti stranieri viene
calcolato in 1.800 di cui ben 800 inseriti a tempo pieno nella pastorale diretta. ”Con un tal numero – osserva Tomko – si possono creare
parecchie nuove diocesi in terra di missione. Si tratta insomma di creare una ”equita”’ ecclesiale nella distribuzione del clero nel mondo.
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