Famiglia

Eugenetica? Parliamone

Parla Elena Colombetti: "Fare una discriminazione degli esseri umani sulla base della salute è già eugenetica. Io dico no".

di Benedetta Verrini

«Non riconoscere i diritti degli esseri umani in quanto tali. Non riconoscerli in quanto ?membri della famiglia umana?, come dice il primo articolo della Carta universale dei diritti dell?uomo, che su questo pone la base della libertà e della convivenza pacifica. Non riconoscerli e fare differenze di valore tra di essi sulla base della salute. Questa è l?accezione della parola eugenetica che più mi preoccupa in questo momento storico». Elena Colombetti è docente di Filosofia morale e membro del Centro di bioetica dell?università Cattolica di Milano. Dichiara di aderire all?idea dell?astensione nel referendum sulla procreazione assistita e, con pacatezza e solide argomentazioni, ha messo al tappeto alcuni ospiti (tra cui Emanuele Severino e Umberto Veronesi) in una delle ultime puntate che l?Infedele, la trasmissione di Gad Lerner, aveva dedicato al dibattito sulla legge 40. Con questa intervista prosegue il viaggio di Vita sul referendum, che questa settimana tocca la questione dei diritti del concepito e della diagnosi pre impianto.
Vita: Dottoressa, la diagnosi pre impianto su cui tanto si discute si pone in un contesto di ?eugenetica??
Elena Colombetti: Chiariamo prima di tutto che la diagnosi pre impianto si fa, nell?ambito di una generazione extra-corporea (cioè fuori dal corpo della madre, altrimenti sarebbe pre natale), per verificare se nell?embrione ci siano anomalie genetiche o anomalie morfologiche. Essa ha principalmente due obiettivi: cerca di individuare eventuali patologie per attivare precocemente delle terapie, oppure è volta all?eliminazione degli esseri umani allo stadio embrionale che presentano patologie. Una volta compreso questo, sa dove sta il problema?
Vita: Ce lo spieghi.
Colombetti: Il problema sta nella discriminazione che a questo punto viene fatta, sulla base della salute, degli esseri umani.
Vita: A questo, il professor Veronesi risponderebbe che già si effettua una selezione, attraverso gli esami che le donne incinte fanno e che, in alcuni casi, finiscono per condurle all?aborto.
Colombetti: Non credo si possa assolutizzare questo discorso. Prima di tutto, perché non è vero che tutte le diagnosi pre-natali conducono all?interruzione di gravidanza, anzi, spesso sono volte ad affrontare in modo precoce una malattia o addirittura a praticare interventi chirurgici in epoca fetale. Inoltre, è importante spiegare che la legge 40 sulla procreazione assistita e la legge 194 sull?aborto non disciplinano lo stesso argomento.
Vita: Eppure si dice che si trovano addirittura in collisione.
Colombetti: Niente affatto. La legge 40 vieta l?eliminazione dei concepiti cui siano state individuate eventuali patologie e la legge 194 stabilisce che qualora ci sia un pericolo per la salute fisica o psichica della madre è possibile interrompere la gravidanza. Non dice affatto che se il feto è malato si può eliminare. Anzi?
Vita: Anzi?
Colombetti: Forse non tutti sanno che, a norma della 194, in quei casi particolari in cui l?aborto è consentito fino al sesto mese, cioè in un?epoca in cui il feto potrebbe essere ?viabile? (ossia può sopravvivere al di fuori del grembo materno), nei casi in cui nasca vivo, il medico ha l?obbligo di tentare in tutti i modi possibili la sua sopravvivenza.
Vita: Molte associazioni di malati gravi hanno la preoccupazione che la vittoria del Sì al referendum possa aprire la strada anche all?eutanasia. Cosa ne pensa?
Colombetti: Viviamo in un Paese che ha fortemente alzato il livello di coscienza sociale nei confronti dei disabili. Abbiamo una legislazione che si muove in un?ottica di protezione, abbattimento delle barriere, sostegno scolastico, accesso al lavoro. Però tutto questo sembra dover essere cancellato, paradossalmente, nel momento in cui il disabile è più debole, cioè all?inizio della sua esistenza. Perciò, per rispondere alla sua domanda: sì, si apre un varco anche all?eutanasia. Una volta che si entra in un?ottica salutistica, la conseguenza è che là dove la salute non c?è, il soggetto non ha valore.
Vita: Ci sono anche tante persone con malattie genetiche per cui la diagnosi pre impianto è una via per combattere la malattia.
Colombetti: Per un senso di giustizia informativa, vorrei chiarire un concetto. Non è che il signor Rossi, affetto o portatore di una malattia genetica, con la diagnosi pre impianto a quest?ora sarebbe sano. Questo signore non ci sarebbe affatto. Le organizzazioni dei malati dovrebbero tenere ben presente questo aspetto: non viene sconfitta la malattia, viene eliminato il malato.
Vita: Ha senso fare questo dibattito? In fondo, basta passare una frontiera e sarà comunque possibile aggirare la legge 40.
Colombetti: Ha molto senso. Vede, è come dire che il furto c?è sempre stato ovunque ed esiste, però non si dice che è una cosa buona. Dire che basta fare 75 km per avere ciò che si vuole è uno scostare gli occhi dal problema. E personalmente credo che sancire a livello sociale la liceità di un atto riconosciuto come illecito sia un fatto gravissimo.

Che cosa dice il quesito che troveremo sulla scheda
Scheda colore grigio

Si tratta del terzo quesito che troviamo nella cabina, che chiede di abrogare la parte della legge 40 che equipara i diritti del concepito a quelli dei genitori.

Il quesito
Volete voi che sia abrogata la legge 19 febbraio 2004, n. 40, avente ad oggetto «Norme in materia di procreazione medicalmente assistita», limitatamente alle seguenti parti: Articolo 1, comma 1: «Al fine di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità umana è consentito il ricorso alla procreazione medicalmente assistita, alle condizioni e secondo le modalità previste dalla presente legge, che assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito.»; Articolo 1, comma 2: «Il ricorso alla procreazione medicalmente assistita è consentito qualora non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per rimuovere le cause di sterilità o infertilità.»; Articolo 4, comma 1: «Il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita è consentito solo quando sia accertata l?impossibilità di rimuovere altrimenti le cause impeditive della procreazione ed è comunque circoscritto ai casi di sterilità o di infertilità inspiegate documentate da atto medico nonché ai casi di sterilità o di infertilità da causa accertata e certificata da atto medico.»; Articolo 4, comma 2, lettera a), limitatamente alle parole: «Gradualità, al fine di evitare il ricorso ad interventi aventi un grado di invasività tecnico e psicologico più gravoso per i destinatari, ispirandosi al principio della»; Articolo 5, comma 1, limitatamente alle parole: «Fermo restando quanto stabilito dall?articolo 4, comma 1».; Articolo 6, comma 3, limitatamente alle parole: «Fino al momento della fecondazione dell?ovulo»; Articolo 13, comma 3, lettera b), limitatamente alle parole: «e terapeutiche, di cui al comma 2 del presente articolo»; Articolo 14, comma 2, limitatamente alle parole: «ad un unico e contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre»; Articolo 14, comma 3 limitatamente alle parole: «per grave e documentata causa di forza maggiore relativa allo stato di salute della donna non prevedibile al momento della fecondazione»; nonché alle parole: «fino alla data del trasferimento, da realizzare non appena possibile».

Cosa prevede la legge 40
L?articolo 1 della legge spiega che il provvedimento è mirato a «favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità umana». E indica che il ricorso alla procreazione medicalmente assistita è consentito quando non vi siano altri mezzi per rimuovere tali problemi (articolo 4). La legge prevede che le coppie vengano dettagliatamente informate e, dopo essersi formati una volontà consapevole, i due partner devono esprimere un consenso informato scritto, che può essere revocato «fino al momento della fecondazione dell?ovulo», cioè fino al formarsi dell?embrione. Allo scopo di tutelare gli embrioni prodotti, essa prevede che ne venga prodotto un numero utile a un unico e contemporaneo impianto e comunque non più di tre.

Cosa sostiene chi vota sì
Il quesito mira ad abolire il vincolo che per accedere alla procreazione assistita le coppie debbano avere problemi di sterilità accertata. Esso permetterà di cancellare ogni principio di gradualità nel ricorso alle tecniche di fecondazione artificiale. Attraverso di esso, viene inoltre abolito ogni limite alla produzione di embrioni e si dà la possibilità di rifiutare qualunque impianto anche dopo la formazione degli embrioni.

Cosa sostiene chi vota no o si astiene
Il quesito che mira ad abolire i limiti nell?accesso alle tecniche di fecondazione artificiale e a facilitarne l?utilizzo ha il chiaro scopo di volere solo soddisfare i desideri degli adulti. Che per risolvere un problema di salute si faccia riferimento a un percorso graduale di diagnosi e terapia dovrebbe essere ovvio in campo medico. Cancellando il requisito della sterilità, inoltre, si punta a trasformare la fecondazione artificiale da strumento per superare la sterilità a mezzo per dare un figlio a qualunque coppia. In particolare permettendo la selezione eugenetica dei figli sani in caso di coppie portatrici di malattie genetiche.
Inoltre, abolire ogni limite al numero di embrioni da produrre e ogni termine al ?ripensamento? da parte delle coppie al loro utilizzo porta a favorire la produzione di embrioni destinati a non essere utilizzati: l?obiettivo è infatti solo dare un figlio in braccio, trascurando tutti quelli che nella procedura verranno sacrificati.

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