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Sostegni a distanza: AiBi replica al Forum SAD

"Non comprendo la distinzione che si vuole fare tra organizzazioni del SAD ed enti autorizzati. Noi abbiamo la sussidiarietà nel dna"

di Benedetta Verrini

“Sono sconcertato e preoccupato: il mondo dell’adozione internazionale ha la sussidiarietà nel suo dna. Non vedo i motivi per cui i portavoce del Forum del sostegno a distanza abbiano dovuto esprimersi per chiedere una distinzione tra enti del SAD ed enti autorizzati alle adozioni internazionali”. Sono parole di Marco Griffini, presidente di AiBi, l’Associazione amici dei bambini, che risponde, a poche ore di distanza, alle dichiarazioni espresse dal Forum SAD in un’audizione alla Commissione Bicamerale per l’Infanzia. ?Le associazioni che attuano strumenti di sviluppo attraverso il sostegno a distanza hanno – per la specificità degli interessi, dei soggetti e delle problematiche su cui intervengono – caratteristiche assai diverse dagli enti autorizzati  all’adozione internazionale? hanno detto ieri ai parlamentari i portavoce del Forum, Vincenzo Curatola, Corrado Oppedisano e Anna Friso, richiedendo che le istituzioni arrivino a operare una netta distinzione tra le organizzazioni e spostino le competenze sul Sostegno a distanza a un altro ente istituzionale, diverso dalla Commissione Adozioni. “E’ la prima volta che mi capita di assistere a un “distinguo” riguardo alla solidarietà”, risponde Griffini. “Vorrei solo ricordare che una delle conquiste della Convenzione dell’Aja e della legge 476 sulle adozioni internazionali è stata proprio la sussidiarietà che si sviluppa, da parte degli enti autorizzati, attraverso progetti di cooperazione e programmi di sostegno a distanza, e di cui l’adozione internazionale rappresenta lo strumento finale”. D’altra parte, prosegue Griffini, “Per noi che abbiamo adottato i nostri figli in Brasile negli anni 80 è stato subito chiaro che le necessità dei bambini che restavano in quei Paesi erano enormi e dovevano essere sostenute soprattutto attraverso progetti di cooperazione che puntassero alla ricostituzione, quando era possibile, delle famiglie originarie. Per questo abbiamo attivato il sostegno a distanza fin dal 1987 e tantissime delle nostre famiglie adottive hanno legato la loro storia e il loro impegno alle nostre attività di cooperazione locale. Una filosofia ben diversa, se proprio dobbiamo essere chiamati a fare distinzioni, rispetto ad alcune altre proposte di sostegno a distanza che mantengono bambini negli istituti…” Ma c’è soprattutto una notazione legislativa, da fare, riguardo alle competenze degli enti autorizzati alle adozioni internazionali. “I nostri sostegni a distanza vanno a finanziare progetti di cooperazione obbligatori: in mancanza, l’ente non ottiene l’autorizzazione ad operare nel Paese. La filosofia di questo obbligo è chiara: in mancanza di un’attività di cooperazione diventeremmo mere “agenzie” dell’adozione, senza alcun radicamento nei Paesi di provenienza e senza alcun impatto positivo sui territori in cui operiamo”.


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