Mondo

Clementina Cantoni: individuato il rapitore

Ne dà notizia Repubblica di stamane

di Gabriella Meroni

Il rapitore e’ un criminale comune che chiede uno scambio con la madre detenuta. Il timore e’ che il sequestratore, sotto pressione, possa cedere la ragazza a un gruppo politico. Si legge sulle pagine di REPUBBLICA: “A rapire Clementina Cantoni e’ stato veramente Timor Shah, un criminale comune. Non un gruppo politico. Lo ha confermato ieri il presidente afgano Hamid Karzai a Gianfranco Fini, nel corso di una telefonata. Colloquio che e’ servito anche a stabilire una linea di condotta comune, e a garantire che ogni intervento per liberare la cooperante dovra’ essere autorizzato dagli italiani. Per il momento, comunque, di interventi con la forza non si parla. La linea e’ quella del negoziato, affidato da ieri a un gruppo di religiosi. Il problema e’ che col passare delle ore la trattativa sembra complicarsi. Shah adesso ha paura. Si sente braccato. Non si fida di nessuno, forse nemmeno dei suoi stessi famigliari, che ieri sera sono andati in tv e hanno lanciato un appello per la liberazione ‘prima possibile’ di Clementina, minacciando di ripudiarlo. 38 anni, vecchia conoscenza della polizia criminale di Kabul, Shah non sa piu’ come uscirne. Si era messo nei guai tre mesi fa con il rapimento del figlio di un noto uomo d´affari afgano. Era finita malissimo: il ragazzo era morto dopo avere sbattuto la tempia contro il muro della prigione improvvisata. L”incidente’ gli era costato un ordine di cattura in tutto il paese e soprattutto il carcere per la madre. Questa volta Shah ha voluto giocare una carta impossibile, convinto di chiudere la faccenda nel giro di poche ore. Non per soldi. Lo ha fatto per chiedere uno scambio. Donna contro donna. Sua madre, ancora chiusa nel carcere di Baghram, per Clementina Cantoni. Una richiesta che, a quanto riferiva ieri sera un portavoce del ministero degli Interni afgano, le autorita’ sarebbero disposte a soddisfare. All’inizio gli investigatori stentavano a crederci. Pensavano ad un sequestro politico, ai Talebani, si riaffaccivaa lo spettro di al Qaeda. Niente di tutto questo. È solo un balordo, magari pericoloso, ma pur sempre un piccolo criminale. Li’ per li’ loro non si fidano. Vogliono sapere se si tratta del vero sequestratore. Gli chiedono una prova dell’esistenza in vita della ragazza. E lui li accontenta subito. ‘Ecco, ve la passo’. Clementina Catoni afferra il cellulare. Parla veloce, ancora sotto shock. Dice di stare abbastanza bene, ha solo una ferita alla testa. Durante il rapimento Timor Sah e’ stato un po’ manesco. L’ha strattonata e lei ha sbattuto contro la portiera. La ragazza italiana conferma di essere tenuta prigioniera da un gruppo di sconosciuti. ‘Vi prego’, aggiunge, ‘aiutatemi, fate in fretta, non so che intenzioni hanno’. La polizia si rende conto che puo’ risolvere in poche ore il caso. E sa soprattutto che la banda non ha lasciato Kabul. Dopo appena 15 minuti, ci confermano gli uomini del team che indaga, tutte le vie di uscita erano bloccate. È stata la stessa gente che ha assistito al rapimento a lanciare l’allarme. Molti avevano visto la scena da casa e hanno chiamato subito la polizia. Il resto lo fa la tecnologia. È bastato seguire le cellule del sistema Gsm per individuare la zona dalla quale proveniva la telefonata. La sera del rapimento non c’e’ stato il tempo sufficiente. Il contatto e’ durato meno di dieci minuti. Ma nelle dieci successive chiamate, nell´arco di tre giorni, e’ stato messo a punto il sistema di intercettazione. Forse si e’ scoperto anche il luogo da dove chiamava il rapitore, il quartiere di Kartenaw, a sud est della capitale (anche se ieri la circostanza e’ stata smentita dalla polizia) e si e’ avuta soprattutto la conferma che l’ostaggio era ancora dentro Kabul. L’Isaf, gli americani e gli uomini del Sismi dell’ambasciata italiana si sono subito messi a disposizione. Si e’ creato un team misto di specialisti che lavora al terzo piano del ministero degli Interni. Gli Usa hanno premuto per un blitz, gli italiani hanno chiesto cautela. La polizia afgana ha preteso di condurre in proprio le trattative. ‘Conosciamo il tipo’, hanno detto, ‘fateci fare a modo nostro’. Shah richiama piu’ volte, le trattative vanno avanti. Ma il balordo inizia ad agitarsi, avverte la tensione, teme una trappola. Vede sfilare in citta’ migliaia di vedove che reclamano la liberazione di Clementina. Cerca allora consenso, punta sulla religione. Chiama radio e tv, avanza nuove richieste. Condanna la nuova Tolo tv, troppo moderna e audace, e ne chiede la chiusura. Rivendica indennizzi per i coltivatori di papavero colpiti dalle distruzioni ordinate da Karzai, insiste per nuovi finanziamenti alle madrase, le scuole coraniche. Spegne il cellulare e lo riattiva solo dopo dodici ore, gettando nell´angoscia la polizia. Rilancia le sue richieste, chi tratta perde la pazienza. Le posizioni sono piu’ rigide. Si fa terra bruciata attorno al quartiere dove probabilmente si trova. Ma sempre nella massima cautela. Si combatte contro il tempo. ‘Il rischio’, dicono gli investigatori, ‘e’ il gruppo politico. Se l’ostaggio viene venduto tutto diventa piu’ complicato e difficile”.


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