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Etiopia, voto. L’opposizione: abbiamo 209 seggi su 547

Prime elezioni democratiche nel paese. L'opposizione denuncia brogli, mentre il premier uscente dovrebbe essere riconfermato

di Redazione

L’opposizione etiopica ha dichiarato oggi ad Addis Abeba di essere certa di aver finora conquistato almeno 209 dei 547 seggi in palio, e di avviarsi ad ottenere una maggioranza parlamentare che le garantira’ di formare il nuovo governo. Nel precedente parlamento aveva una quindicina di deputati. Ieri dichiarava quota 203. Fin da lunedi’ sera – le elezioni si sono svolte domenica – le forze governative avevano dal canto loro affermato di essere certe della maggioranza, valutando peraltro in virtu’ di informazioni non ufficiali di essersi garantita, soprattutto con il voto plebiscitario delle campagne, almeno 300 deputati. L’opposizione ha oggi anche sottolineato di essere, rispetto all’accettazione del risultato elettorale, dinanzi a tre differenti opzioni. La prima riguarda i luoghi in cui ha potuto assistere agli scrutini, che quindi non contesta. La seconda quelli in cui ne e’ stata completamente esclusa, di cui quindi chiede la ripetizione del voto (almeno 27 casi). La terza, quelli dove valuta ci sia stata scarsa trasparenza nello spoglio delle schede, di cui chiede la ripetizione con maggiori garanzie di controllo. Insiste, inoltre, nella richiesta che sia dato spazio alle sue informazioni alla radio ed alla tv di stato: finora sono state ignorate, mentre viene diffusa la notizia della vittoria governativa. Vuole poi che venga abolito il decreto che proibisce ogni manifestazione ad Addis Abeba, dove l’opposizione ha fatto il pieno, 23 seggi su 23, con alcuni ministri uscenti sconfitti; grande successo, ed analoga sconfitta per alcuni grossi calibri dell’attuale potere, anche in quasi tutte le aree urbane, ed in ampie parti del nord del Paese. I primi dati ufficiali – per ora sono tutti ufficiosi, anche se in larga misura ormai affidabili – saranno diffusi, salvo colpi di scena, sabato 21; la proclamazione dei risultati e’ attesa per l’otto giugno. L’impressione, anche in base alle dichiarazioni degli osservatori internazionali, resta quella di un’elezione non priva di sbavature anche gravi (minacce ed anche qualche omicidio), ma sostanzialmente corretta, dove informazione e liberta’ di propaganda sono state garantite, ed il popolo ha potuto esprimere la sua volonta’, anche di cambiamento. Del resto erano le prime vere della storia etiopica. Appena 14 anni fa era stata abbattuta, dal gruppo attualmente al potere, la sanguinosa dittatura comunista di Menghistu che a sua volta, 17 anni prima, aveva rovesciato il regime feudale del Negus. In quella stagione, di vere elezioni non si parlava neanche. Poi, col nuovo corso, un primo voto piu’ formale che sostanziale, c’e’ stato nel ’95: l’opposizione, peraltro inesistente, neanche si presento’; quindi uno non molto diverso nel 2000, infine quello vero di domenica scorsa. Quasi certamente il premier e uomo forte Meles Zenawi, di fatto dal ’91 alla testa dell’Etiopia, verra’ confermato per un terzo mandato. Ma con alle spalle una consultazione elettorale democratica – e largamente, almeno rispetto alla stragrande maggioranza dei parametri africani – da cui infine, ed era forse il suo calcolo iniziale, gli derivera’ maggiore spazio di manovra (gia’ ampio, grazie a forti alleanze con Usa, che lo considera una barriera regionale contro il terrorismo internazionale, ed Unione europea . E cio’ proprio grazie alla ampia crescita dell’ opposizione che non farebbe che dargli credibilita’.


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