Economia

Storie/1 La comunità dei figli unici

Si chiama Mafalda e accoglie ragazzi con famiglie in difficoltà. "E' nostro dovere dar loro sempre il meglio". Dicono gli educatori, "Compreso il "diritto alla speranza" .

di Francesco Agresti

Parigi 1949. Entrato in un rinomato negozio d?illustrazioni, Marc Chagall volle regalare al nipotino l?album con le stampe più costose. La madre gli rimproverò tanta generosità: «È solo un bambino, non può neppure capirne il valore!». Tornati a casa per pranzo, l?artista, estratta da un ricco cesto di frutta la mela più rovinata, la porse al nipote. Stavolta, la donna lo accusò di tirchieria. Senza scomporsi il pittore rispose: «È solo un bambino. Certamente non vale la pena di dare a lui il cibo migliore». Passano cinquant?anni. In un paese della campagna piemontese, a pochi chilometri da Torino, c?è chi dice no, e non è Vasco Rossi. «Qui, a Borgo Revel di Verolengo, crediamo fermamente che valga la pena di dare il massimo a questi bambini. Noi vogliamo offrire la mela succosa». Parola di Maria Pia Actis Giorgetto, direttrice della casa-famiglia per minori Mafalda. Il rapporto col territorio Attiva dal 2003, la piccola comunità è l?ultimo acquisto della cooperativa Crescere Insieme, aderente alla rete Cgm. La sua storia affonda le radici nel degrado del quartiere Vallette di Torino, nei primi anni 60. Proseguire l?attività di sostegno alle famiglie e fornire comunità-alloggio per bambini internati negli istituti, questo il mandato ereditato dall?associazione Amici dei Bimbi e dall?istituto Ernesto Stillio. Creare servizi per la cura dei minori, svolgere attività di prevenzione con l?educativa di strada, creare strutture residenziali per adolescenti e neo-maggiorenni, fornire assistenza ad anziani, portatori di handicap e malati di Aids, questo il mandato come si è evoluto nel tempo. L?attività di Crescere Insieme, infatti, raggiunge oggi con successo numerosi settori del sociale. L?alta territorialità della cooperativa ha permesso, l?anno scorso, di intervenire a favore di oltre 500 persone in stato di bisogno. Mafalda ne è un esempio efficace. «Quando in zona si sparse la voce di una nuova comunità, la gente pensò a una casa per tossicodipendenti. Non ci volevano. Oggi i nostri bimbi sono, in qualche modo, i bimbi di tutto il paese», afferma la Giorgetto. Ma a parlare per la piccola comunità sono innanzitutto le cifre: in 18 mesi l?esperienza di Mafalda ha coinvolto 40 volontari per il doposcuola e la manutenzione della casa. L?esperienza dell?affido Ben 12 nuclei famigliari, sotto la supervisione degli educatori, hanno accettato di accogliere i minori nei weekend e nei periodi di festa. Alcuni hanno intrapreso l?esperienza dell?affido. Come dire, per Mafalda l?intera provincia fa il tifo, e non è difficile da credere: un appartamento di 400 metri quadri interamente ristrutturato, quattro accoglienti stanze da letto con mobili personalizzati, cinque bagni tirati a lucido, una sala da pranzo da far invidia a Nonna Papera, un ufficio per gli operatori, un salone adibito alle attività ludiche, un locale predisposto agli incontri con gli assistenti sociali, un teatrino per momenti culturali e di festa e, dulcis in fundo, un parco di ben 4mila metri quadri dove scorrazzare a piacimento. «La comunità non si pone come soluzione permanente», dice Mauro Maurino, presidente di Crescere Insieme. «Ma è fondamentale offrire a questi bambini un ambiente famigliare che li faccia sentire a casa. Non passerà un anno che ci lasceranno. Per tornare dai genitori naturali o per essere accolti da una famiglia affidataria. Eppure, nel breve periodo di permanenza, è nostro compito garantire loro il diritto alla speranza». Niente scarti, dunque, per i bimbi della comunità, solo e sempre il meglio. Questa la tensione che attraversa le attività dei sette educatori e dei volontari di Mafalda. Uno staff di tutto rispetto, se si considera che solo eccezionalmente i giovani ospiti raggiungono la decina: «Un dispiegamento di forze notevole, ma non esagerato», afferma la direttrice. «Ci sono bisogni ai quali è facile rispondere, come dar da mangiare o da vestire. Più impegnativo è tutelare il desiderio di normalità. Soddisfare l?urgenza è sacrosanto, ma guai se l?urgenza diventasse l?orizzonte del nostro intervento: saremmo finiti, come educatori e come individui». Ragion per cui, accanto alle attività di pronto intervento, si cerca parallelamente un contatto con le famiglie, gli enti giuridici e le risorse del territorio. Accogliere l?unicità Quel che si dice, un lavoro di squadra. E se non di solo pane vive l?uomo, Mafalda sa anche come garantire il resto: «La pancia piena è la premessa. Il rapporto è l?obiettivo. Vogliamo creare attorno a questi ragazzi una rete adeguata di relazioni, potremmo dire di doni», conclude la Giorgetto con la logica di un?equazione sorprendente. «L?algebra del cuore è quella che preferisco: i conti non tornano mai! Non tutti hanno bisogno del bacio della buona notte o della carezza. Ci arrivano minori sprovvisti d?ogni cosa, vittime di abusi, la cui vita potrebbe raccontarsi elencando il numero degli abbandoni subiti. Accogliere l?unicità di ogni singolo bambino, calarlo nell?esperienza di una preferenza esclusiva è impossibile. Ma necessario. Ogni figlio, qui, è figlio unico. Cerchiamo di dare tutto a tutti, e a ognuno ciò di cui ha bisogno». Info: Cooperativa sociale Crescere insieme Indirizzo: via Lulli, 8 – 10149 Torino-Tel: 011.2207819


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