Non profit

Dieci euro donati, e poi il black out

Indagini. 126 organizzazioni messe sotto la lente.

di Francesco Maggio

Donare al non profit italiano con il direct mail? Pochi soldi, diciamolo subito, mica una cifra pazzesca: solo 10 euro. Eppure fosse facile?. E non tanto perché non ci siano i donatori (che, comunque, nel complesso, scarseggiano). Quanto, piuttosto, perché le organizzazioni senza fine di lucro non sono né sufficientemente attrezzate a ricevere i loro soldi, né a costruire insieme un rapporto continuativo. Sembra paradossale. E invece è così. Per esempio: volete donare telefonicamente? Nel 41% dei casi non vi sarà possibile a causa dell?assenza di un servizio di raccolta fondi telefonico attraverso carta di credito o per l?assenza di un operatore. Oppure, vi riesce più congeniale la donazione via internet? Non aspettatevi ringraziamenti: nel 50% dei casi, infatti, gli enti non includono nemmeno una pagina online, appunto, di ringraziamento; il 70% delle organizzazioni non profit non utilizza l?email per continuare un rapporto iniziato con una donazione via internet; il 20% utilizza l?email in modo saltuario e solo in momenti speciali dell?anno (di solito, durante il periodo natalizio) mentre appena il 10% invia costantemente informazioni. E ancora: avete effettuato una donazione con il bollettino postale? Nel 49% dei casi non riceverete una sola lettera di ringraziamento e quando, invece, ciò accadrà, non meravigliatevi se essa dovesse riferirsi a una donazione mai effettuata per quella causa specifica: abituatevi, potrà succedere non di rado. A scoprire le grandi difficoltà che oggi in Italia incontra il direct mail, lo strumento più noto e usato di raccolta fondi, ci ha pensato il Philantropy centro studi di Forlì che ha messo sotto la lente ben 126 organizzazioni non profit di diverse dimensioni, con grande visibilità, appartenenti a settori di operatività eterogenei. Per realizzare l?indagine, a ciascuna organizzazione sono stati donati 10 euro nel modo seguente: telefonando e manifestando la volontà di donare telefonicamente con carta di credito (68 organizzazioni); collegandosi al sito internet e donando via web con carta di credito (20 organizzazioni); utilizzando un bollettino di conto corrente postale (38 organizzazioni). In questo modo si è voluto verificare quanto ?caldo? fosse il rapporto tra ente non profit e donatore; come viene trattato un donatore; se l?approccio nei suoi confronti è personalizzato; se gli vengono richieste tutte quelle informazioni utili a rendere duraturo il rapporto. Ebbene, i risultati emersi sembrerebbero non lasciare adito a dubbi: il direct mail è una pratica di raccolta fondi decisamente improvvisata. «Sono sorpreso da questi risultati», confessa Rossano Bartoli, direttore generale della Lega del filo d?oro, «perché le grandi organizzazioni, almeno quelle che vivono prevalentemente di raccolta fondi, sono di solito molto attente ai rapporti con i donatori. Io credo che certi dati, soprattutto se aggregati, vadano interpretati con cautela perché non sempre riflettono fedelmente la realtà». Poco ?meravigliata? si dichiara, invece, Cristina Delicato, responsabile marketing di Telethon: «Non bisogna stupirsi delle difficoltà che si possono incontrare donando al telefono perché per farlo sono necessari determinati investimenti tecnologici che non tutte le organizzazioni possono permettersi. Qualche perplessità, al contrario, mi nasce a proposito del mancato ringraziamento. Il donatore è, infatti il soggetto più prezioso per un ente. Detto, ciò», aggiunge la Delicato, «non bisogna tuttavia dimenticare che questi è un interlocutore con il quale si instaura un equilibrio molto sottile e complesso, a volte è lui stesso che non vuol essere disturbato dopo la donazione e giudica male l?invio di materiale informativo».


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