Welfare

Non profit: presentata a Roma una guida alle professioni

L'ha presentata Marco Crescenzi, presidente dell'Asvi, nel corso del congresso internazionale sulle professionalita' del settore in svolgimento a Roma

di Benedetta Verrini

Una guida internazionale alle professioni e al lavoro nel non profit, la prima del genere a dare un panorama completo sul tipo di occupazioni presenti nel settore, sara’ presto a disposizione di giovani, universita’ e formatori del personale. L’annuncio e’ stato fatto oggi da Marco Crescenzi, presidente dell’Asvi (Associazione sviluppo non profit) e curatore della pubblicazione insieme ad Elena Bonacina, nel corso del congresso internazionale sulle professionalita’ del settore in svolgimento a Roma. ”Per lavorare in questo settore non sono piu’ sufficienti cuore e passione – spiega Crescenzi – ma servono competenze professionali e tecniche. Per questo motivo abbiamo realizzato la guida, rivolta non solo alle universita’ e a chi si occupa di formazione del personale, ma anche e soprattutto ai ragazzi che vogliono intraprendere questo percorso lavorativo. Il nostro obiettivo e’ dunque quello di dare un orientamento su quali sono i corsi e le professioni piu’ richieste”. In base a quanto e’ emerso, sono circa una ventina i ruoli occupazionali del non profit, tra cui i piu’ urgenti da trovare al momento sono quello di fund raiser (cioe’ reperimento delle risorse finanziarie), responsabile della comunicazione, euro-progettista e projet manager per la gestione dei programmi di cooperazione internazionale. ”Sono inoltre indispensabili – continua Crescenzi – manager per lo sviluppo dell’ecologia nel territorio e agenti per lo sviluppo locale. Allo stato attuale l’offerta di master post-universitari per il no-profit e ancora lontana dalle reali esigenze delle organizzazioni che lavorano sul campo, cosi’ come l’offerta dei corsi universitari. Certo negli ultimi anni si e’ iniziato a lavorare in tal senso, ma tanto rimane ancora da fare”. Uno dei problemi evidenziati dalle associazioni per esempio e’ stato proprio quello di una carenza organizzativa. ”La cosa paradossale – conclude Crescenzi – e’ che molte organizzazioni, pur avendo bisogno di giovani, non sono in grado di rispondere ai loro curriculum, proprio perche’ prive di un’adeguata capacita’ organizzativa. Questo sara’ senz’altro uno dei punti su cui dovremo lavorare nei prossimi anni, per poter dare al settore quelle competenze tecniche di cui ha sempre piu’ bisogno”.


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