Sostenibilità

Ambiente, l’Unep lancia l’allarme Artico

L'industrializzazione minaccia l'Artide con le sue popolazioni e le sue specie animali.

di Giampaolo Cerri

Se l?industrializzazione andrà avanti con i ritmi attuali, entro il 2050 l?80% della regione artica sarà danneggiata dall?estrazione di minerali, di petrolio e gas, nonché dalla costruzione di porti, strade e altre opere. Lo sostiene l?UNEP – United Nations Environment Programme, programme Onu per l?ambiente. A farne le spese saranno soprattutto gli uccelli e i grandi mammiferi come il caribù, gli orsi polari, i lupi e gli orsi bruni. Attualmente “solo” il 15% della regione artica è pesantemente danneggiata dalle infrastrutture e dalle attività umane. Ma se la ricerca di petrolio, gas e minerali, la realizzazione di opere come i progetti di dighe e l?estrazione di legname andranno avanti con i ritmi attuali, più della metà della regione subirà pesanti danni in meno di 50 anni. Ciò porterà alla scomparsa di interi ecosistemi e degli stili di vita degli indigeni, in un?area vitale per regolare il clima terrestre. Nell?ultimo scorcio del XX secolo, ricorda l?Unep, l?Artico è stato esposto in maniera crescente all?esploratione e allo sfruttamento industriale, oltre che alla crescita del turismo. L?aumento dell?estrazione di petrolio, gas e minerali, le reti di trasporto e gli insediamenti umani non indigeni stanno sempre più danneggiando il benessere delle popolazioni indigene e delle specie selvatiche. Sono in corso diversi progetti per estendere le infrastrutture e accrescere lo “sviluppo” in regioni incontaminate come la penisola russa Yamal, nel Rifugio Artico dell?Alaska (dal quale Bush vuole estrarre il petrolio), e nella regione del Mar di Barents.


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