Mondo

Uzbekistan: una scheda

Tensioni ed estremisti islamici nella leggendaria terra di Samarcanda

di Gabriella Meroni

L’Uzbekistan, ex repubblica sovietica dell’Asia centrale, ha una superficie di circa 450 mila kmq (una volta e mezzo l’Italia) e una popolazione stimata in circa 25 milioni di abitanti. La capitale e’ Tashkent (circa 3 milioni di abitanti), altre citta’ importanti per la storia e i monumenti sono Samarcanda e Bukhara. Popolazione: uzbeki (75%), Russi (7%) e altre minoranze. Religione: soprattutto musulmani sunniti.

Il Paese e’ indipendente da Mosca dal 31 agosto 1991. Il presidente della repubblica sin da allora e’ Islam Karimov (66 anni), signore incontrastato del Paese fin dagli ultimi anni dell’Urss, quando era segretario del partito comunista prima di convertirsi a posizioni moderatamente nazionaliste. Nel 2000 e’ stato rieletto con oltre il 95% dei voti. Karimov, uscito illeso da un attentato nel 1999 attribuito a estremisti islamici, e’ diventato alleato degli Usa nella ”guerra al terrorismo”. Nel 1998 e’ stato fondato il Movimento islamico dell’Uzbekistan (Miu) da parte di Tahir Yoldashev e Joma Namangani con l’obiettivo di rovesciare il regime di Karimov e con legami con la rete terroristica di al Qaida. Il Miu, alleato altresi’ con i Talebani afgani, dopo la sconfitta di quest’ultimo, secondo alcune fonti, si sarebbe fuso con altri gruppi radicali dell’Asia centrale per formare il Movimento islamico dell’Asia centrale (Miac) con lo scopo di instaurare un califfato in sostituzione dei regimi al potere nell’area.

Un’altra minaccia al potere nel Paese e’ rappresentata dal movimento Hizb ul-Takhrir al-Islami (Partito della liberazione islamica), presente dal 1996, che fa proseliti soprattutto fra i giovani uzbeki. Verbalmente molto aggressivo il movimento, sovranazionale, incita alla ”riconversione” dei musulmani moderati ed e’ altresi’ impegnato al ristabilimento di un califfato. Il 30 luglio del 2004 tre attentati suicidi quasi simultanei a Tashkent avevano colpito l’ambasciata americana, quella israeliana e la sede della procura, con un bilancio di tre morti. Le azioni erano state rivendicate dall’Imu. In ottobre le autorita’ hanno condannato a lunghe pene detentive 23 persone, portando cosi’ a 80 il numero degli imprigionati con l’accusa di aver preso parte all’ondata di attentati compiuti nel corso dello stesso anno.

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