Cultura

Il cimitero dei camper

Terremoto I casi delle roulotte inservibili. Siamo andati a vedere

di Gabriella Meroni

Venti roulotte abbandonate e saccheggiate a Valfabbrica, in provincia di Perugia, proprio nella zona colpita dal terremoto. Cinquanta container semidistrutti dall?incuria e da occupanti abusivi a Foligno, uno dei comuni più toccati dal sisma. Alloggi di fortuna che avrebbero potuto dare riparo a centinaia di sfollati, e che invece si trovano dispersi nelle campagne umbre, all?insaputa di tutti. Noi le abbiamo scoperte per caso, mentre già infuriava la polemica per un?analoga denuncia della troupe di Striscia la notizia. E abbiamo provato a risalire alle cause di queste vicende di colpevole incuria, emerse proprio quando la necessità imporrebbe la massima efficienza da parte di tutti. Scoprendo che molti problemi si sarebbero potuti evitare semplicemente applicando una legge dello stato. A spiegare quanto sta accadendo sono i volontari delle Misericordie, tra i primi ad accorrere nelle zone disastrate e tuttora impegnati per quella che definiscono ?un?emergenza senza fine?. «La colpa delle pessime condizioni di alcuni mezzi di soccorso non è della Protezione civile, ma del ministero dell?Interno» dice Andrea Cavaciocchi, dell?Ufficio emergenze delle Misericordie. «È al Viminale, infatti, che spetta la manutenzione dei mezzi di emergenza: non solo roulotte e unità abitative, ma anche automobili, gruppi elettrogeni, tutto ciò che serve nelle calamità». In tempi normali, infatti, i mezzi di soccorso vengono ricoverati in appositi centri gestiti dal ministero dell?Interno, in cui dovrebbero ricevere gli interventi di manutenzione indispensabili al loro funzionamento in caso di necessità. Interventi che, in realtà, non vengono effettuati. Perché? «Non lo sappiamo, noi siamo l?ultimo anello della catena», riprende Cavaciocchi, «Perché quando i mezzi arrivano a noi vuol dire che purtroppo è accaduto qualcosa di grave. Siamo vittime anche noi, perché ci costringono a ritirare tutte le roulotte, anche quelle rotte, e ad aggiustarle ?in corsa?. Ma è mai possibile fare manutenzione in emergenza?» È capitato anche in questi giorni? «Altroché. La settimana scorsa sono arrivate 200 roulotte in una notte, molte delle quali inutilizzabili. Per recuperarne qualcuna abbiamo staccato dei pezzi da quelle conciate peggio e riattaccarli alle altre. Noi lo chiamiamo ?cannibalismo abitativo?. E ridiamo per non piangere». Ma non basta. La cosa più grave è che tutto questo si sarebbe potuto evitare applicando la legge tramite l?emanazione di un regolamento attuativo. Nel 1995, l?attuale sottosegretario alla Protezione Civile, Franco Barberi, aveva proposto un decreto, trasformato in legge nel gennaio ?96 e quindi in vigore, che prevede l?affidamento in commodato gratuito dei mezzi di soccorso alle associazioni iscritte al registro della Protezione Civile. In pratica, la legge stabilisce che roulotte e container, quando non impegnati per calamità, siano custoditi dalle associazioni, che li possono utilizzare (ad esempio per esercitazioni di Protezione Civile…), pronte ovviamente a restituirli al Dipartimento in caso di bisogno. In questo modo si risolverebbe anche il problema della manutenzione, affidandola alle associazioni stesse. «E si risparmierebbe sulle spese di trasporto, a cui provvederebbero i volontari», conclude Cavaciocchi. Quei volontari che, come afferma il presidente delle Misericordie, Francesco Giannelli, hanno dimostrato di saperci fare. È grazie a loro che oggi la vita di chi è costretto a stare su una terra che trema riesce ad andare avanti. «Sono impegnato da 40 anni nel volontariato d?emergenza, ma mai come adesso ho potuto verificare la professionalità e il ruolo insostituibile dei volontari. Senza di loro a questa tragedia mancherebbe una parola di speranza. Oltre che migliaia di pasti caldi, tende, campi di accoglienza. Senza falsa modestia, abbiamo insegnato qualcosa a più d?uno…» Tanto che gli ospiti del campo di Taverne hanno voluto esprimere nei giorni scorsi la loro gratitudine con una colletta per ripagare il ?disturbo? dei volontari. «Abbiamo rifiutato, ovviamente» conclude Giannelli. «Il riconoscimento che ci spetta lo attendiamo dal governo. Vabbé che siamo gli angeli del terremoto, ma se si tratta di far valere i nostri diritti abbiamo i piedi ben piantati in terra».


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