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Il diario della settimana

Luigi di negro ci ha lasciati. In questi anni é stato il punto di riferimento per chi crede nella solidarietà

di Vinicio Albanesi

Ca conoscenza di don Luigi Di Liegro risale agli inizi degli anni ?70, quando egli si occupava dell?Ufficio pastorale del Vicariato e apparteneva a un gruppo di sacerdoti romani, tutti parroci e vice parroci, molto sensibili agli insegnamenti del Concilio appena terminato. Ci si radunava in determinati sedi ed orari per riflettere insieme, invitando, di volta in volta, insegnanti degli atenei romani: noi giovani sacerdoti seguivamo quei fratelli maggiori che consideravamo ?maestri?. Ho ritrovato don Luigi Di Liegro già direttore della Caritas romana. L?ha praticamente fondata, con uno stile molto vicino alla Caritas nazionale, allora guidata da mons. Nervo. L?emergenza della grande città ha spinto don Luigi ad attivare servizi di risposta: in controtendenza con altre Caritas diocesane che facevano azione di sensibilizzazione perché fossero altri a dare servizi e risposte. L?emergenza è stata da sempre accompagnata, nell?opera di don Luigi, dalla profonda consapevolezza che solo acquisendo diritti, le persone marginali, avrebbero potuto affrancarsi dallo stato di nascondimento e di abbandono. Conosceva profondamente Roma e i suoi palazzi ed era conosciuto: non ha mai seguito la strada della richiesta del buon cuore. Ha preferito seguire la via più tortuosa della richiesta di cambiamento di cuore e quindi di leggi e di diritti. Da qui a volte la sorda avversione, se non vera e propria opposizione da mondi di ogni segno e colore e anche da ambienti cattolici. Per questo è stato un prete coraggioso, perché attento ai bisogni delle persone. Ha vissuto la ?carità? come esigenza di giustizia e di verità, prima che di generosità. Aveva cercato di far capire ad esempio che il problema degli immigrati è un problema strutturale e non di sola emergenza. Le ricerche ?scientifiche? della Caritas romana sull?immigrazione sono lì a dimostrare l?intelligenza di comprendere i problemi nella loro rilevanza affettiva. Per questa sua azione ha incontrato entusiasmo tra i più giovani, generosi e disinteressati. La Chiesa italiana gli è debitrice di questo comportamento coraggioso e intelligente che inquieta le coscienze, per renderle più consapevoli ed evangeliche. Don Luigi ha fatto parte di quella corrente del cristianesimo sociale, da sempre presente nel cattolicesimo italiano, che si sforza di coniugare Vangelo e giustizia, coscienza e diritti. Probabilmente per questo suo modo di essere e di agire, da vivo, non ha suscitato grandi entusiasmi. ?


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