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Usa: a Detroit arriva la tassa sul fast food

Detroit e' stata etichettata dal magazine 'Men's Health' come la citta' piu' grassa d'America. E ora il sindaco corre ai ripari

di Gabriella Meroni

L’effetto, nelle intenzioni del sindaco di Detroit, dovrebbe essere duplice: far dimagrire i propri concittadini sovrappeso e far ingrassare le casse anoressiche del comune. Ma la tassa sul fast food che la metropoli americana si appresta a imporre su hamburger e patatine fritte ha gia’ scatenato una raffica di polemiche. Kwame Kilpatrick, un giovane sindaco afroamericano che gira con vistosi orecchini e assomiglia piu’ a un rapper che a un politico, e’ convinto che tassare i McDonald’s e le altre catene di ristorazione sia una delle modalita’ migliori per far fronte a 300 milioni di dollari di deficit nel bilancio cittadino. Un incremento del 2% sulle vendite dei fast food, permetterebbe a Detroit di incassare 17 milioni di dollari extra all’anno. Ma i critici lo accusano di voler imporre una ‘tassa sul grasso’ e di prendere i mira, alla fine, soprattutto i poveri, che sono i clienti principali dei fast food. Le organizzazioni per la ristorazione locali, inoltre, sono sul piede di guerra perche’ si ritengono ingiustamente penalizzate da un’ulteriore tassa, che andrebbe ad aggiungersi a quella del 6% che gia’ viene imposta sui pasti. L’iniziativa viene anche indicata come un tentativo di Kilpatrick di risollevare le proprie sorti politiche, dopo che il settimanale Time lo ha inserito nella top ten dei ‘sindaci peggiori d’America’. Il primo cittadino di Detroit, pero’, risponde pacato alle accuse. ”Non e’ vero che i fast food sono solo per i poveri – ha spiegato alla Cnn – perche’ grazie alle campagne di marketing delle societa’ che li gestiscono, vendono bene sia nei quartieri piu’ disagiati, sia in quelli benestanti. Inoltre, stiamo parlando di una tassa del 2%. Questo significa che se compro un ‘Happy Meal’ di McDonald’s, invece di pagarlo 1,99 dollari, mi costera’ 2,03 dollari. Mi sembra un incremento che chiunque puo’ permettersi”. Kilpatrick conta anche di dare una mano ai propri concittadini a perdere un po’ di peso, dopo che nel 2004 Detroit e’ stata etichettata dal magazine ‘Men’s Health’ come la citta’ piu’ grassa d’America. ”La nostra speranza – ha affermato il portavoce del sindaco, James Canning – e’ sempre quella di poter aiutare i cittadini di Detroit a diventare un po’ piu’ sani, in un modo o in un altro. Ma questa e’ e resta in primo luogo un’ iniziativa per raccogliere fondi per le casse pubbliche”. In un’America che combatte ormai da anni con l’obesita’, l’ iniziativa di Detroit sembra destinata peraltro a non restare un caso isolato. Alcune proposte di legge presentate nei parlamenti di vari stati prevedono l’istituzione di tasse dell’1-2% sul ‘junk food’ – le merendine di ogni genere – e sugli spot televisivi che lo propongono, con il ricavato da destinare a campagne per sensibilizzare i giovani sull’alimentazione.


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