Cultura

Boltanski:così ci cambia la coscienza del dolore

Siamo di fronte a un fenomeno inedito nella storia.È una conoscenza globale che ci porta a una condivisione che va oltre la logica del"do ut des". (Intervista di Chiara Sirna)

di Redazione

«Ignorare l?esistenza del dono nelle relazioni umane è un po? come dipingere un corpo rinsecchito, privato dell?acqua in cui il calcolo non trova appiglio». Quell?acqua incontaminata dalla logica dell?interesse, invece, per Luc Boltanski è la linfa vitale del vivere quotidiano e il valore fondante di una riflessione sociologica morale. Nel suo ultimo libro, Stati di pace, il maestro francese, erede del movimento antiutilitarista nelle scienze sociali, riprende il concetto di agape dalla tradizione cristiana e lo rielabora in chiave laica come amore gratuito, disinteressato. Un amore che per sua stessa natura di dono annulla la pratica materialistica del «do ut des».

Vita: Professor Boltanski, cos?è la sociologia morale?
Luc Boltanski: è lo sforzo scientifico di inserire l?agire umano nelle esigenze morali. L?economia liberista ci ha insegnato a ragionare in termini di interesse, ma c?è anche chi con forte capacità critica mette in pratica il proprio senso di giustizia senza badare a un tornaconto. Se il compito della sociologia è modellare gli attori del vivere quotidiano, diventa difficile immaginarne una senza morale.
Vita: Qual è l?utilità diretta?
Boltanski: La sociologia morale serve ad acquisire le competenze necessarie a vivere. Analizzare le relazioni e i concetti che le persone hanno sul bene o il male equivale a qualificare il bene e il male e quindi responsabilizzare, affinare gli strumenti di giudizio e le capacità di modellarsi e migliorarsi.
Vita: L?agape è un valore, un ideale o un modello pratico?
Boltanski: Sicuramente un modello pratico. Si distanzia da tutto ciò che è teoria e discorso astratto. Il buon samaritano non parla, né medita: fa e basta. Sono sufficienti piccoli gesti di solidarietà gratuita e disinteressata.
Vita: Quindi la pratica dell?agape si riflette sul presente?
Boltanski: In quanto logica del dono gratuito appartiene all?immediato. Non si lascia condizionare dal passato, né tanto meno si proietta verso il futuro calcolando guadagni o perdite. è una capacità antropologica innata che si sottrae all?interesse e alla pianificazione temporale.
Vita: C?è spazio e modo per passare da un comportamento individuale fondato sul dono a una ?politica dell?agape? che dialoghi con la politica della giustizia?
Boltanski: Il problema dell?azione politica è molto complesso perché comprende diverse categorie di pensiero. L?unica possibilità è trovare nuove modalità d?organizzazione per un mondo democratico di giustizia in cui l?agape venga incapsulata. Le faccio un esempio. Le donne manager si trovano costrette a pianificare la propria maternità. Ma quando si pensa ad avere un figlio non lo si può fare in termini di ritorno e investimento, se non avvilendo le proprie aspirazioni ed esigenze personali. Inventando nuovi dispositivi impareremmo a desiderare maggiormente la vita. Soprattutto quella sfera che esula dalla pianificazione razionale. La solidarietà non può rispondere al calcolo. E soltanto eliminando queste basi si aumentano i legami sociali.
Vita: C?è il rischio che il dono si trasformi in narcisismo autoreferenziale e recida le possibilità di interazione e conoscenza reciproca?
Boltanski: Credo di no. Quel rischio appartiene alla purezza esasperata, fuori dalla realtà. In un regime di buddismo, per capirci. L?agape e gli stati di pace, invece, implicano coinvolgimento sociale, movimento, capacità di elaborare strategie politiche.
Vita: Nel saggio La suffrance à distance ha parlato della pietà come nuova forma di legittimazione della politica. Forse perché lo spirito umanitario si sta diffondendo sempre più?
Boltanski: Sicuramente sì. Oggi siamo di fronte a una conoscenza globale del dolore, quello vicino quanto quello lontano. E la politica, pressata dai movimenti umanitari, non può più permettersi il lusso di ignorarlo.
Vita: Cos?hanno in comune pietà e agape?
Boltanski: La pietà che porta all?azione benefica è diversa dalla pratica dell?agape. Un conto è aiutare i senza tetto con compassione e coinvolgimento sentimentale e un conto farlo per senso di giustizia innato, con una logica del dono gratuito e di appianamento momentaneo dei conflitti sociali. Nell?agape c?è piena consapevolezza della violazione di un diritto.

Un sociologo alla scoperta dell’agape
Luc Boltanski è un sociologo tra i più importanti del panorama internazionale. Attualmente è Directeur de thése all?École des hautes études en sciences sociales a Parigi ed è fondatore del Groupe de sociologie politique et morale. Proprio in questi giorni è stato a Milano per presentare il suo nuovo libro, edito da Vita e Pensiero, libro dal quale è tratto il brano pubblicato in queste pagine. In Italia Boltanski aveva già pubblicato un bellissmo libro per Cortina editore, Lo spettacolo del dolore. Morale umanitaria, media e politica (320 pagine, 23 euro), in cui aveva affrontato il tema della ?gestione della pietà?: come porsi davanti a un fatto sociale inedito, quello della famiglia seduta a tavola che è testimone via video delle tragedie del mondo? Invece in Stati di pace (168 pagine, 16 euro) affronta quei regimi in cui le persone rinunciano a esercitare la logica del «do ut des» alla base dell?idea di giustizia retributiva. è la logica del dono, del gratuito che l?autore riprende, se pur in chiave laica, dal concetto cristiano di agape. Ovvero quella naturale tensione tra amore e giustizia che rende possibile un mondo in cui gli esseri in pace si sottraggono all?obbligo di stabilire relazioni di equivalenza. Esempio celebre di questa esperienza di agape sono i Fioretti di San Francesco, un testo del 1300 che rilegge in chiave di rigorismo spirtualista l?esperienza umana del santo di Assisi. I Fioretti sono una raccolta di episodi che coprono un arco di 110 anni, dove assieme a Francesco, il protagonista, compaiono le storie dei suoi primi compagni, fino a Giovanni della Verna, morto nel 1322.

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