Volontariato

Fidél messo a crudo

Un personaggio raccontato nella sua anima “scissa” tra lato pubblico e risvolti privati. Nonostante la retorica Comandante è un ottimo film

di Redazione

Tutto Kennedy, Nixon, Jim Morrison, Alessandro Magno, Arafat. Oliver Stone è sempre stato affascinato dai grandi uomini della storia e la sua vocazione di biografo, sulla scia di Alexander (in Italia un successo, negli Usa un fiasco solenne) si arricchisce ora di un nuovo capitolo : un film documentario sul lider maximo Fidel Castro, frutto di una lunga intervista commissionata da una emittente televisiva americana, che non l?ha mai mandata in onda perché giudicata troppo compiacente con il regime cubano. Ottimo esempio di giornalismo aggressivo e incalzante, Comandante può suscitare dei dubbi come prodotto estetico e non sempre riesce nell?operazione di trasformare la storia in mito. Il tentativo di Stone è quello di realizzare un?opera che obbedisca alle leggi spettacolari e drammatiche utilizzando elementi esclusivamente reali e storici. Scandito da un montaggio nervoso, che procede per analogie (i passi di Fidel, i passi dei soldati nelle immagini di repertorio), il film ci parla nel consueto stile del regista americano: generoso, eclatante, sovraccarico, magniloquente e allucinogeno, un po? retorico. In questa reinvenzione visiva di una vita, dove è massiccia la presenza della musica come sottolineatura emotiva, alla lunga nasce il sospetto di una scissione tra il Castro reale delle notizie di cronaca e dei documenti anche scomodi e quello della celebrazione. Al centro del film non sta né la politica né la grande storia, ma la figura di un uomo, il suo rapporto con il popolo, con i figli e le donne, il rapporto di un grande con il mito che rappresenta. Fidel Castro invecchiato e fragile ma ancora animato da una volontà tenace è il potente, l?uomo che può dare la morte e può ottenere tutto, ma allo stesso tempo un individuo chiuso in una cella come un prigioniero; quello che per alcuni è un dittatore e per altri il salvatore di un?ideale, misura i passi consegnato a una dimensione claustrofobica, e appare in difficoltà quando è interrogato sulla sua vita privata: la politica è la sua unica missione. «Se non avesse vinto se ne starebbe seduto su una panchina a parlare della rivoluzione?», domanda l?intervistatore. «No? sarei morto», risponde Castro. Comandante è soprattutto una riflessione sul potere e sulla solitudine che esso comporta, sulla gloria, l?eternità, il tempo e la fine. Castro sa perfettamente che tutto il suo potere sarà annullato dalla spietata legge della storia e che nulla è destinato a sopravvivergli. Andrea Leone


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