Welfare
Quattro ore con la mia amata, ma siamo in Danimarca
Essere trattati con civiltà e rispetto ci aiuta a essere migliori.
L?angoscia di vedersi reprimere per tutto il tempo della detenzione i gesti di affetto, la tenerezza, il sesso non è ovunque una caratteristica della vita in carcere. Qualche volta vale la pena ?viaggiare? per le galere d?Europa, magari attraverso testimonianze come quella che riportiamo qui, che arriva dal giornale Sosta Forzata del carcere di Piacenza e racconta un?esperienza di carcerazione in Danimarca, per capire che la privazione della libertà per una persona che ha sbagliato, nei Paesi civili è una punizione più che sufficiente. Da noi invece, leggere il racconto che un detenuto fa delle quattro ore di colloquio intimo con la sua compagna in condizioni semplicemente umane farebbe gridare allo scandalo, e tuonare contro chi vuole concedere ai delinquenti modalità di vita da hotel di lusso.
Ornella Favero (ornif@iol.it)
Ho chiesto quattro ore di incontro con la mia compagna che amo tantissimo. Vivo quei giorni che mi separano dal colloquio con grande ansia e finalmente arriva il momento, mi accompagnano in una sezione adibita solo ai colloqui dove al posto del solito grande stanzone in cui tutti i detenuti sono insieme a fare i colloqui trovo tante piccole stanzette e ognuna ha un divano grande e una poltroncina con tavolino, perché ci si può portare da mangiare, dei thermos con il caffè e e il the, inoltre c?è pure un lavandino con acqua calda e fredda. L?agente mi indica la stanzetta e subito dopo se ne va, e non lo rivedrò più per tutto il tempo del colloquio. Apro la porta che mi ha indicato e lì trovo la mia compagna, ovviamente l?abbraccio è di grande intensità, avevo atteso questo momento, lei mi mancava. Passato lo stupore iniziale, mi guardo intorno, non vedo più nessuno in giro. E allora chiudo la porta e noto che sulla stessa vi è un chiavistello con cui ci si può chiudere all?interno. Rimaniamo da soli, non ci pare vero di avere questa intimità che tanto desideriamo, e sappiamo che davanti a noi abbiamo quattro ore per rimanere insieme. Iniziamo a raccontarci le nostre cose, e poi commentiamo il fatto che ci hanno lasciato soli in questa stanzetta e che nessuno ci disturbi o venga a vedere quello che facciamo, notiamo poi che su un tavolino c?è un contenitore con dentro parecchie confezioni di preservativi. Ci mettiamo a ridere, anche perché noi due non ne abbiamo mai fatto uso, e subito i nostri sguardi d?amore servono a sciogliere la tensione e l?imbarazzo iniziale, è incredibile poterla accarezzare, abbracciare, darle dei baci senza essere scrutato da centinaia di occhi diffidenti. Ci mettiamo a nostro agio e possiamo esprimere il nostro amore, le ore volano, non ci sembra di essere in carcere, se non fosse che la finestra è dotata di grate, ma con tendine colorate che danno la privacy, e la stanzetta è dipinta, accessoriata, dotata anche di impianto per ascoltare musica, per rendere più agevole la permanenza per tutte le quattro ore. Nessun agente viene a controllare, siamo liberi di gestire il tempo a nostra disposizione. Essere trattati con civiltà e rispetto ci aiuta a essere migliori.
Antonio Mistri – Casa circondariale di Piacenza
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