Famiglia

Dio ha bisogno di uomini cos

Testimoni Don Spriano, braccio destro di Monsignor Di Liegro, ci spiega la sua lezione

di Redazione

Chiamo il San Raffaele di Roma e da una di quelle stanze mi risponde don Luigi. Gli dico: «So che ti portano a Milano per la coronarografia, volevo farti tanti auguri». «Grazie, don Sandro, comunque va tutto abbastanza bene». Mi risponde. Oltre al resto condividevamo alcuni guai al cuore, per questo gli dico: «Anch?io, sai, parto martedì per Tolosa, per lo stesso controllo coronarico. Sono già pratico… non è difficile». Don Luigi è pronto come al solito: «Allora auguri a vicenda, in bocca al lupo per tutti e due. Preghiamo insieme il Signore». «Grazie, don Luigi, ci sentiamo presto, al ritorno. Un grande abbraccio». Io sono tornato l?altro ieri con una coronaria aggiustata, lui no. Stavo per chiamarlo, quando è arrivata l?impossibile telefonata di Claudio, il vicedirettore della Caritas romana: «Il don ci ha lasciato questa notte!». Perché Signore? È l?ennesima volta che Ti grido questo perché! Mi danno fastidio le solite ovvietà non cristiane… ?se ne vanno sempre i migliori?: ma don Luigi, per me, era un ?migliore?. Il nostro non è stato un amore a prima vista. Stili diversi, scelte operative non sempre condivise, un tantino di diffidenza reciproca e… quell?ultimo battibecco, durante Direzione Caritas, perché non sopportavo la sua congenita mancanza di puntualità. Abbiamo cominciato a conoscerci e a frequentarci quando il Vescovo mi chiese di interessarmi dei carcerati. All?inizio del 1989 ci troviamo subito uniti nel lottare per aprire una ?casa? dove i più emarginati tra gli emarginati, costretti in carcere, avessero potuto ritrovare il sapore della libertà e della famiglia: più di 800 persone sono state ospitate in questi anni, strappate a fatica da gabbie disumane. Mi piacque subito il suo essere uomo prima di tutto e la sua passione per l?uomo. Invidiai la sua incrollabile fede nell?Incarnazione. Dio si era fatto uomo nella pienezza dei tempi, stabilendo una volta per sempre che la religione vera non stava nelle idee, nei libri, nelle celebrazioni… Non solo ma, ma per continuare a essere Dio padre, a Dio occorrevano uomini che fossero tramite per l?Incarnazione, uomini capaci di farsi ultimi, reietti, sfigurati, emarginati sino alla crocifissione! Don Luigi ha vissuto in questa fede e ci ha proclamato, in maniera quasi ossessiva, questa verità, gridandola ai quattro venti, senza paura e servilismi. Mi è stato maestro in questo cammino di fede e immagino che tutta la Chiesa di Roma abbia quotidianamente sentito il suo pungolo. Tra gli ultimi, nelle carceri di Roma, ho imparato a lodare e ringraziare il Signore per il dono del sacerdozio e con me, in questi anni, più di cento volontari laici, preti, monache e seminaristi hanno imparato da don Luigi l?amore e stanno imprestando la vita al Cristo Risorto perché chi è detenuto non perda la sua dignità di Figlio di Dio! Nel Convegno del 1995 don Luigi, con tutti noi, ha gridato alla città di Roma che il carcere è la sconfitta dell?uomo! Grazie don, anche a nome delle sorelle e dei fratelli che stanno espiando una pena nell?indifferenza dei più, anche dei cristiani. Chi è stato buttato fuori dalla città perché povero sapeva che tu c?eri e sa che ci sei ancora. Il chicco di grano, se non muore, non può portare frutto. Il Padre misericordioso ti ha già regalato tante consolazioni in vita! Ora attendiamo la messe abbondante che nascerà e crescerà dal tuo corpo posto a marcire nella terra. Saranno fiori e frutti bellissimi che potranno riconoscere e raccogliere soltanto i poveri secondo lo spirito. Ciao, continueremo a pregare insieme, come da promessa. *direttore Caritas-area carcere


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