L?Africa riuscirà a dotarsi di un Piano Marshall simile a quello che ha salvato l?Europa all?indomani della seconda guerra mondiale? La pubblicazione dell?ultimo rapporto della Commissione per l?Africa messa in piedi dal premier britannico Tony Blair è stata accolta come un vento di speranza. Privo del respiro politico del Piano europeo, tanto evocato dal cantante rock Bob Geldof, vero promotore di una Commissione istituita nel 2002, il programma Blair ha il merito di non ?surfare? sulle responsabilità degli uni e degli altri. Di fronte ai limiti delle politiche di aiuto allo sviluppo, la Commissione non ha esitato a gettare una pietra nel mare di promesse mai mantenute smuovendone le acque più torbide. Nei fatti, intende scaricare il continente dal peso del debito, senza eludere la questione delle politiche di malgoverno e di corruzione dei regimi africani che frenano ogni speranza di decollo economico. Non esita a denunciare l?ipocrisia degli Stati protezionisti del Nord che falsano le regole del mercato con sovvenzioni a tutto spiano ai loro produttori agricoli.
A ben vedere, il samaritano Blair non vuole limitarsi a curare le piaghe di un continente così disilluso qual è l?Africa. Intende guarirlo dal virus del sottosviluppo e della miseria che lo hanno intrappolato. Sul piano teorico, la sua ambizione è alquanto nobile. Tuttavia, un dubbio rimane : fino a che punto il premier inglese riuscirà a convincere il G8 che si riunirà nel luglio prossimo a finanziare la sua cura ? I più maligni lo hanno poi accusato di aver fatto pubblicare il rapporto proprio alla vigilia delle elezioni britanniche in cui si gioca la sopravvivenza politica. Per quanto mi riguarda, sarebbe un peccato se questo ambizioso programma si riducesse alla classica lettera di intenzioni.
Koffi Ametepe, giornalista professionista, fa parte della redazione del Journal du Jeudi (Ouagadougou, Burkina Faso)
email: ametepekoffi@yahoo.fr
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