Formazione

La globalizzazione è una pillola amara

Una multinazionale tedesca sta privatizzando le farmacie comunali, con offerte da capogiro. Il Tribunale del Malato lancia l’allarme: favoriti i farmaci più redditizi

di Gabriella Meroni

Per molti italiani la figura del farmacista ha esattamente le fattezze e i modi della morbida Stefania Sandrelli, la moglie del maresciallo Rocca televisivo, che nella fiction interpreta una rassicurante titolare di farmacia comunale. Presto però gli sceneggiatori del telefilm dovranno aggiornarsi, dato che quel tipo di professionista – ineccepibile sì, ma un po? naif e tanto amico di famiglia – rischia l?estinzione per distruzione del proprio ambiente naturale. Le farmacie comunali italiane, infatti, sono minacciate da un formidabile predatore, la multinazionale Gehe, che ha scelto il nostro Paese come terreno di caccia, e sta acquistando decine di farmacie comunali in molte città. La serie di privatizzazioni è partita nel 1999 da Bologna e si estende con incredibile velocità (vedi box); ultimamente, il 29 maggio, è toccato a Prato, i cui amministratori sono stati lieti di cedere alla Gehe 14 farmacie incassando 54 miliardi, ovvero l?80% in più della base d?asta. I generosi rilanci della Gehe sono parte di una precisa strategia di espansione del colosso tedesco che finora sembra non aver trovato ostacoli, né legislativi né commerciali. Nulla sembra scalfire la multinazionale, leader europea nella distribuzione al dettaglio di farmaci (con 1350 farmacie gestite) e di prodotti farmaceutici (settore in cui detiene il 50% del mercato in Austria, il 41% in Francia, il 37% in Gran Bretagna). Quanto ai risultati finanziari, nel 1999 il fatturato del gruppo nella distribuzione è stato di 17 mila miliardi. Abbastanza per acquisire tutte le 1600 farmacie comunali italiane, che rappresentano il 10% del totale (il 30% al Nord), seppur con un meccanismo aggira-legge. La normativa italiana infatti stabilisce che la titolarità delle farmacie, se non è pubblica, debba essere singola, in base al principio ?un farmacista, una farmacia?; per questo la Gehe acquista dai Comuni la stragrande maggioranza delle azioni controllate (di solito l?80%) per un periodo di tempo molto lungo (di solito 99 anni). E il gioco è fatto. Ma quali conseguenze avrà lo sbarco della Gehe (e di altre multinazionali, come l?inglese Alliance Unichem) sui servizi erogati dalle farmacie comunali, nate come presidio sanitario sul territorio e investite di impegnative ?funzioni sociali?? A sentire farmacisti e associazioni dei consumatori, gli effetti saranno pesanti. «Assisteremo a una deprofessionalizzazione delle farmacie comunali e a un?accentuazione degli aspetti commerciali», dice il presidente di Federfarma Giorgio Siri (voce dei farmacisti privati). «L?attività del farmacista diventerà strumentale alla realizzazione dei profitti del gruppo, con il rischio per i miei colleghi di trasformarsi in operatori (per non dire commessi) che devono obbedire alla direzione marketing e vendere, vendere, vendere». Magari spingendo alcuni prodotti a scapito di altri? «I nuovi acquisitori sono grossisti di medicinali e in alcuni Paesi anche produttori», risponde Siri. «Si crea quindi una situazione di conflitto di interessi che la legge ha regolato, per i titolari di farmacia privati, impedendo loro di fare distribuzione intermedia, informazione medico scientifica e produzione. Le imprese invece potranno impunemente produrre, distribuire e vendere i farmaci che vorranno. Ovvio che ci sarà la tendenza a favorire quelli più redditizi». Anche per questi motivi, Federfarma ha fatto ricorso al Tar per ciascuna privatizzazione, contestando la violazione di una circolare del ministero dell?Interno del 28 febbraio, che obbliga i Comuni a dare la priorità nella cessione alle cordate di farmacisti. Ma finora i ricorsi non hanno dato esito, e la Gehe continua nella campagna acquisti, che a Bologna ha determinato anche la promozione del city manager della città e fautore della privatizzazione, Sante Fermi, ad amministratore delegato Gehe… «Si stanno svendendo i gioielli di famiglia», accusa Francesco Schito, presidente dell?Associazione farmacie comunali (Assofarm). «Perché vengono cedute anche farmacie in ottima salute, con i conti in attivo. Non capiamo le finalità di questa gigantesca operazione. O meglio, temiamo che lo scopo sia solo moltiplicare i profitti, creando tanti drug-store sul modello americano, e non dare un miglior servizio. Che ne farà la Gehe delle farmacie di paese, che magari hanno incassi modesti ma sono essenziali per la gente?». Preoccupazioni condivise anche da associazioni di consumatori, come il Tribunale per i diritti del malato, mentre altre, come Adiconsum e Aduc, hanno posizioni più attendiste. Dice Stefano Inglese del Tribunale: «Perché nessuno si preoccupa per la concentrazione monopolisitica di poteri? È una globalizzazione senza regole, per la quale si moltiplicano gli allarmi ma per cui nessuno muove un dito. Credo invece che il ministero della Sanità e l?autorità per la concorrenza dovrebbero vigilare». Inglese sottolinea anche i rischi per la funzione sociale delle farmacie comunali. «Quest?anno abbiamo realizzato due campagne informative per i consumatori con le farmacie di Assofarm», spiega. «Le farmacie comunali privatizzate, invece, non hanno aderito». Le farmacie espugnate La prima fu Bologna, che nell?aprile del 1999 cedette le 22 farmacie comunali alla tedesca Gehe per 117 miliardi (47 in più del valore di mercato). Da allora sono state molte le amministrazioni comunali a cedere quote di maggioranza di farmacie controllate. Quasi tutte alla Gehe: l?inglese Alliance Unichem, infatti, detiene soltanto 14 punti vendita in Italia, 8 a Rimini e 6 a Lucca. Il colpo più grosso della tedesca è stato Milano, la prima città italiana quanto a concentrazione di farmacie comunali. Qui, nel 2000, la Gehe ha sborsato 251 miliardi per aggiudicarsi 84 farmacie comunali per 99 anni. Anche Firenze cederà a Gehe, entro l?anno, 21 farmacie in città (130 dipendenti, fatturato di 54 miliardi e utile netto di 1,5), più le 4 di Campi Bisenzio e quella di Calenzano, nonché il magazzino di Scandicci. Cremona è ?caduta? in mano Gehe lo scorso agosto per oltre 50 miliardi, cedendo 14 farmacie su 20. Grosseto, invece è rimasta ?italiana?, avendo venduto il 49% delle azioni alla Codifarma, cooperativa di farmacisti, che gestirà 6 punti vendita. Secondo la rivista di settore Tema farmacia i prossimi Comuni a privatizzare saranno Brescia, Arezzo, Pontedera, Massa Carrara, Torino, Cesena, Modena, Reggio Emilia.


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