Welfare

Carcere. Suicidi: Padova come Sulmona

A lanciare l'allarme e' l'Organizzazione sindacale autonoma di Polizia penitenziaria (Osapp)

di Redazione

Nel carcere di Padova l’incidenza dei suicidi e’ uguale, se non maggiore, a quella tra i detenuti di Sulmona: negli ultimi dieci mesi nella casa di reclusione veneta si sono tolti la vita quattro detenuti, di cui tre dall’inizio di quest’anno; nel supercarcere abruzzese, invece, i suicidi sono stati sei in diciotto mesi (sette se si calcola anche quello della direttrice, Armida Miserere). A lanciare l’allarme e’ l’Organizzazione sindacale autonoma di Polizia penitenziaria (Osapp), che stila un elenco dei ”suicidi ignoti” in cella, a Padova. Nel luglio del 2004 si e’ tolto la vita Anacleto Lo Cane, 30 anni, ex collaboratore di giustizia, che si e’ suicidato infilando la testa in un sacchetto di plastica inalando il gas della bomboletta usata dai detenuti per cucinare; la stessa tecnica e’ stata utilizzata da Bayrem Mestiri, un tunisino di 21 anni, lo scorso 8 gennaio; l’8 febbraio Sergio Vaccaro, 29 anni, fine pena nel 2013, si e’ impiccato; infine lo scorso 2 aprile Redi Massariol, 21 anni, si e’ ucciso in cella sempre facendo ricorso alla ‘tecnica’ della bomboletta del gas.

”Di Padova si e’ parlato poco e nulla – afferma Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp – qui non ci sono infatti personaggi ‘illustri’, come il sindaco di Roccaraso, Camillo Valentini, che si tolse la vita a Sulmona lo scorso agosto”. Ma per l’Osapp questo carcere veneto, con i suoi circa 700 detenuti e i 380 agenti di polizia penitenziaria, rappresenta la situazione ”grave” comune a molte carceri italiane, dove i reclusi sono per lo piu’ detenuti comuni e non in regime di alta sicurezza, come a Sulmona. ”A Padova, oltre alla carenza di personale penitenziario – denuncia il segretario generale dell’Osapp – c’e’ una penuria di educatori e di psicologici che rasenta il paradossale per un istituto di quelle dimensioni. In servizio c’e’ un solo educatore, dal momento che gli altri due sono stati distaccati in altre sedi, mentre altri due educatori sono a tempo determinato. Infine – fa notare Beneduci – 700 detenuti possono contare solamente su tre psicologi e uno psichiatra convenzionati”. Tra le proposte avanzate dall’Osapp, oltre all’aumento degli educatori e psicologi, c’e’ anche quella di istituire un gruppo specializzato di agenti penitenziari in grado di intervenire in casi di emergenza o di detenuti ‘a rischio suicidio’. ”Il problema principale – conclude il segretario dell’Osapp – non e’ il carcere in se’ ma l’amministrazione penitenziaria che gestisce male le risorse che ha a disposizione. Senza contare poi che sono veramente pochi i direttori impegnati ad ascoltare i detenuti e i loro problemi. Di tutto questo non si puo’ far carico unicamente la Polizia penitenziaria”.

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