Sostenibilità

Gli ecosistemi al limite. Il futuro in gioco

I numeri allarmanti del millenium ecosystem assessment.(di Gianfranco Bologna*)

di Redazione

Il 30 marzo è stato presentato a Roma, e in contemporanea in altre nove capitali nel mondo, dalla Fao e dal WWF il Millennium Ecosystem Assessment, il più ampio e approfondito studio sullo stato degli ecosistemi di tutto il Pianeta, sugli scenari futuri e su quello che si può fare. Oltre 1.360 esperti da 95 Paesi e altri 850 studiosi hanno partecipato ai lavori di revisione e stesura del rapporto. La prima conclusione cui sono arrivati è che il 60% dei servizi forniti dagli ecosistemi, cioè i benefici che offrono agli esseri umani – l?acqua, il cibo, la pesca, la regolamentazione del clima per citarne alcuni – sono degradati o utilizzati in modo insostenibile. L?attività umana pone una tale pressione sulle funzioni naturali della terra che la capacità degli ecosistemi del Pianeta di sostenere le generazioni future non può più essere data per scontata. L?egida dell?Onu Il Millennium Ecosystem Assessment è stato avviato nel 2000, con una prima analisi definita Page (Pilot analysis of global ecosystems) e con quanto scritto dal Segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, nel documento predisposto per il Summit Onu del Millennio del settembre 2000 che ha condotto all?individuazione dei Millennium Development Goals. Il Millennium è stato realizzato tra il 2001 e il 2005 ed è stato coordinato da un segretariato internazionale, supportato dalle quattro convenzioni internazionali sulla diversità biologica, sulla desertificazione, sulle zone umide (Ramsar) e sulle specie migratrici, nonché da quattro organizzazioni tecniche del sistema delle Nazioni Unite: il Programma Ambiente (Unep), che ha svolto il ruolo di coordinamento; il Programma per lo Sviluppo (Undp); la Fao e l?Unesco. Hanno contribuito inoltre numerose organizzazioni e istituzioni scientifiche, come l?International Council for Science (Icsu). Il Millennium Ecosystem Assessment concentra l?attenzione sulla complessità delle interazioni tra i sistemi naturali e i sistemi sociali e, in particolare, sullo straordinario valore dei servizi che gli ecosistemi forniscono alle società umane e alla loro economia. Si tratta del primo Assessment planetario sullo stato degli ecosistemi del mondo, sugli scenari delle loro probabili dinamiche nei prossimi 50 anni, sulle risposte politiche ed economiche che è necessario fornire per garantire il benessere dell?umanità, connesso alla buona salute degli ecosistemi, e su analisi dettagliate di assessment specifici in diverse aree geografiche della Terra. Il Millennium Ecosystem Assessment è stato realizzato soprattutto per i seguenti scopi: identificare le priorità per l?azione; individuare un modello per assessment futuri; realizzare un framework per la pianificazione e la gestione; acquisire capacità di previsione rispetto alle conseguenze dei nostri interventi sugli ecosistemi; identificare come raggiungere obiettivi di sviluppo umano e sostenibilità; rafforzare la costruzione di capacità individuali e istituzionali per realizzare assessment integrati degli ecosistemi; guidare future ricerche. Perdita di diversità Le conclusioni alle quali giungono gli scienziati che hanno elaborato il rapporto sono molto chiare: negli ultimi 50 anni gli esseri umani hanno modificato gli ecosistemi più rapidamente e profondamente che in qualsiasi altro periodo della storia umana, soprattutto per venire incontro alla crescente domanda di cibo, acqua dolce, legno, fibre e combustibile. Ciò ha prodotto la più ampia e sostanziale perdita irreversibile di diversità della vita sulla terra. Queste modificazioni hanno contribuito all?immediato guadagno per lo sviluppo economico delle società umane, ma hanno prodotto costi crescenti in termini di degrado di servizi degli ecosistemi, un incremento del rischio di cambiamenti improvvisi e non prevedibili, e hanno peggiorato lo stato di povertà di molti esseri umani. Oggi tutti gli ecosistemi della Terra sono stati modificati dall?uomo. Circa un quarto della superficie terrestre del pianeta è stato trasformato in terra coltivata, circa il 35% delle foreste di mangrovie sono state eliminate negli ultimi due decenni, più della metà delle foreste tropicali è stata eliminata e spesso rimpiazzata da terre coltivate, il 60% delle foreste temperate originarie sono state riconvertite. Solo la tundra e le foreste boreali mostrano livelli più bassi di conversione, ma cominciano a essere danneggiate dai mutamenti climatici. Un quarto delle barriere coralline sono state distrutte o gravemente danneggiate negli ultimi decenni. L?avvento della pesca industriale ha portato a ridurre il pescato fino a un decimo della disponibilità originaria. Una Terra affollata La costruzione di dighe lungo i fiumi ha modificato per il 60% il flusso dei corsi d?acqua del mondo. Il prelievo di acqua da parte dell?uomo ha ridotto il corso di numerosi grandi fiumi, tra cui il Nilo, il fiume Giallo e il Colorado, fino a compromettere il loro naturale riversamento nel mare. Il numero delle specie presenti sul pianeta è in declino. L?intervento umano ha causato un incremento del tasso di estinzione delle specie da 50 a 1.000 volte superiore al naturale tasso di estinzione. Dal 1960 al 2000 la domanda per i servizi degli ecosistemi si è accresciuta significativamente perché la popolazione umana è passata dai 3 ai 6 miliardi e l?economia globale è incrementata di sei volte. Il numero di città con una popolazione superiore al milione di persone è notevolmente aumentato: erano 17 nel 1900, 388 nel 2000. Si prevede che entro il 2007 la metà della popolazione mondiale vivrà in aree urbane. L?uomo ha modificato anche i processi fondamentali garantiti dal buon funzionamento degli ecosistemi. Alcuni esempi? Il ciclo dell?acqua: la riduzione dei bacini idrici per l?irrigazione, per l?uso urbano e industriale è raddoppiata tra il 1969 e il 2000. L?intervento umano sta sottraendo acque alle riserve idriche in maniera superiore alla loro capacità di rigenerazione. Il ciclo del carbonio: la concentrazione di CO2, biossido di carbonio, nella composizione chimica dell?atmosfera ha raggiunto il livello più elevato negli ultimi 450mila anni. Dal 1750, avvio della Rivoluzione industriale a oggi, è aumentata di circa il 32% passando da 280 a 376 parti per milione di volume. Il ciclo del fosforo: tra il 1960 e il 1990 è triplicata la concentrazione di fosforo nei suoli del mondo, a causa dell?uso dei fertilizzanti chimici di sintesi. Il fosforo si mantiene per decenni nel suolo coltivato. L?impollinazione: ci sono prove del fatto che in tutti i continenti l?impollinazione è diminuita, a causa delle attività umane che hanno reso vulnerabili gli ecosistemi e causato la rarefazione delle specie impollinatrici. Se gli ecosistemi vengono modificati, tutti gli elementi che ne fanno parte subiscono cambiamenti. La distribuzione delle specie sulla Terra sta diventando più omogenea. L?estinzione di specie endemiche (caratteristiche e uniche in un dato territorio) rende meno accentuate le differenze tra le specie di ambienti diversi. L?invasione e l?introduzione di specie ?nuove? in un ambiente, dovuto al nostro intervento, continua ad aumentare, portando a una sorta di ?omogeneizzazione? delle presenze di vita. Il Mar Baltico, per esempio, contiene ormai almeno 100 specie non ?native?. Dal 10 al 15% delle specie del mondo sono minacciate di estinzione. L?estinzione è un fenomeno naturale nella storia della Terra: le specie presenti oggi sul pianeta rappresentano il 2-4% di tutte le specie che un tempo abitavano il pianeta. Ma l?estinzione oggi non è più dovuta soltanto a cause naturali e, per la prima volta nella storia della vita sulla Terra, una singola specie, la nostra, ha un ruolo significativo in questo fenomeno. Ecco alcuni tra i servizi che gli ecosistemi rendono all?umanità. Cibo: l?insieme dei prodotti commestibili derivanti da piante e animali. Fibre: materiali come legno, juta, cotone, canapa e seta. Combustibili: legname e altri materiali biologici che vengono usati come fonti di energia. L?impatto sulle economie Risorse genetiche: includono la varietà genetica utilizzata per la coltivazione di piante, per l?allevamento di animali e per la biotecnologia. Prodotti farmaceutici, medicine naturali: il 50% dei medicinali usati presentano anche componenti di origine naturali. Acqua: la vita sulla terra dipende da questa risorsa. Gli ecosistemi riforniscono di acqua le popolazioni umane, e dunque consentono la loro sopravvivenza. L?andamento dei raccolti e del pescato, così come il prelievo di legname e prodotti forestali è determinante per l?economia di molti Paesi. Qualsiasi cambiamento nell?uso di questi servizi può portare a un incremento della povertà. Approssimativamente il 60% dei servizi forniti dagli ecosistemi sono stati degradati o vengono utilizzati in maniera insostenibile a causa dell?intervento umano. Negli ultimi 50 anni abbiamo indebolito le capacità rigenerative delle specie ricavate dalla pesca, le capacità di rinnovamento del ciclo idrico, i processi naturali di trattamento dei rifiuti e di detossificazione, quelli di purificazione dell?acqua, la protezione naturale dai rischi, la regolazione della qualità dell?aria, la regolazione dei climi regionali e locali, la regolazione dell?erosione, il benessere spirituale ed estetico derivante dai sistemi naturali in buona salute. Nelle regioni in cui l?uomo ha impoverito gli ecosistemi, che dunque ora ?rendono? meno, gli impatti sulle economie locali sono devastanti L?aumento della produttività porta teoricamente a un aumento del cibo disponibile, e quindi a una diminuzione dei prezzi considerata positiva per i bilanci familiari. Ma l?aumento della produttività non si è verificato ovunque, e soprattutto non porta benefici in quelle regioni dove ancora più forte è l?aumento demografico e porta con sé anche effetti negativi sugli ecosistemi. Esistono numerose evidenze scientifiche che i cambiamenti che hanno luogo negli ecosistemi seguono dinamiche non lineari (a piccole modificazioni iniziali si possono innescare conseguenze amplificate) e una volta sorpassata una ?soglia? il sistema può modificarsi trovandosi in uno stato differente dal precedente. La pesca insostenibile (Overfishing) minaccia la sicurezza alimentare di molte popolazioni. Il pesce è un cibo ricco di proteine e accessibile in gran parte del Terzo mondo. Se la disponibilità di pesce diminuisce, si aggrava lo spettro della fame in molti Paesi. Al contrario, i Paesi ricchi, che beneficiano dell?aumento di produttività e consumano più risorse, sono esposti a rischi di altro tipo: 1/3 delle malattie diffuse nei Paesi industrializzati è causato da troppo cibo e da una vita sedentaria. Nei Paesi ricchi 1 miliardo di persone sono in sovrappeso, e circa 300 milioni sono considerati obesi. Tra i Paesi più poveri, un quarto delle malattie è causato da malnutrizione. Altro servizio a rischio è la disponibilità di acqua. Per mantenersi in buona salute ogni persona ha bisogno, ogni giorno, dai 20 ai 50 litri di acqua pulita e non contaminata, da bere e per l?igiene personale. Eppure 1,1 miliardi di persone oggi non hanno accesso all?acqua potabile e 2,4 miliardi non beneficiano di un sistema sanitario. In queste condizioni il degrado dei servizi offerti dagli ecosistemi costituisce una barriera al raggiungimento degli Obiettivi del Millennio. Quattro diversi scenari Il Millennium Ecosystem Assessment ha elaborato quattro scenari diversi per i prossimi 50 anni: lo scenario ?Global Orchestration? dipinge una società interconnessa nella quale le riforme politiche sul commercio globale e la liberalizzazione economica vengono utilizzate per riformulare le economie e la governance, enfatizzando la creazione di mercati che consentono uguale accesso di partecipazione e uguale accesso di utilizzo di beni e servizi; lo scenario ?Order from Strenght? rappresenta un mondo regionalizzato e frammentato, preoccupato per la propria sicurezza e protezione, che enfatizza i mercati regionali e destina poca attenzione ai ?beni comuni?; lo scenario ?Adapting Mosaic? riguarda un mondo con la crescita delle strategie locali di gestione degli ecosistemi e il rafforzamento delle istituzioni locali, lo scenario ?Techno Garden? dipinge un mondo interconnesso, fortemente tecnologizzato e altamente gestito con una sorta di ingegnerizzazione degli ecosistemi per l?ottenimento dei servizi dagli stessi. I risultati dei quattro scenari forniscono comunque una previsione di significativa crescita nel consumo dei servizi forniti dagli ecosistemi, nonché una continuata perdita della biodiversità e un ulteriore degrado di diversi servizi. Durante i prossimi 50 anni la domanda di cibo si prevede crescerà del 70-80% e quella di acqua dal 30 all?85%. La sicurezza alimentare non sarà raggiunta entro il 2050 e la malnutrizione infantile avrà serie difficoltà ad essere eradicata. Si prevede un deterioramento dei servizi prodotti dagli ecosistemi di acqua dolce. La sfida di convertire il degrado degli ecosistemi per soddisfare la domanda dei loro servizi può essere affrontata solo attraverso cambiamenti politici e istituzionali attualmente non praticati né pianificati. Più trasparenza Esistono numerose opzioni per rafforzare i servizi degli ecosistemi, per ridurre i trend negativi e avviare positive sinergie. Il trend di degrado degli ecosistemi è difficilmente reversibile senza azioni che mirino a intervenire su alcuni elementi che lo provocano: i cambiamenti di popolazione (crescita e migrazioni), i cambiamenti nell?attività economica (crescita economica, disparità nella ricchezza e modelli di commercio), i fattori sociopolitici (inclusi i fattori relativi ai conflitti alla partecipazione pubblica nel prendere le decisioni), i fattori culturali e i cambiamenti tecnologici. Nell?insieme questi fattori influenzano i livelli di produzione e consumo dei servizi degli ecosistemi e la sostenibilità della loro produzione. ll Millennium Ecosystem Assessment propone cambiamenti nelle modalità di governo istituzionale delle problematiche ambientali, soprattutto nella gestione effettiva degli ecosistemi. È necessaria un?integrazione tra gli obiettivi di gestione degli ecosistemi e tutti gli altri obiettivi di sviluppo. È necessaria una trasparenza e una rendicontazione dei governi e delle performance del settore privato sulle decisioni che interessano gli ecosistemi. Gli interventi economici e finanziari costituiscono strumenti per regolare l?utilizzo dei beni e dei servizi degli ecosistemi. Questi interventi includono: l?eliminazione dei sussidi che promuovono l?utilizzo eccessivo dei servizi degli ecosistemi, l?applicazione di strumenti economici quali tasse per le attività che presentano costi ?esterni?, l?applicazione di mercati con sistemi di indicazione dei tetti e di commercio (Cap-and-trade Systems), come sta avvenendo per il mercato del carbonio, l?applicazione di pagamenti per i servizi degli ecosistemi (come ha fatto il Costa Rica, che dal 1996 ha un sistema nazionale di pagamenti per indurre i proprietari terrieri a provvedere alla tutela dei servizi degli ecosistemi), l?applicazione di meccanismi per orientare i consumatori a un consumo più sostenibile. Valori non di mercato Le risposte sociali e dei comportamenti – incluse le politiche demografiche, l?educazione pubblica, le azioni della società civile, il rafforzamento delle comunità – possono essere utili per rispondere ai problemi derivanti dal degrado degli ecosistemi. Interventi importanti riguardano i cambiamenti nelle abitudini di consumo, tutte le iniziative di comunicazione ed educazione, il ?rafforzamento? dei gruppi particolarmente dipendenti dai servizi degli ecosistemi o affetti dal loro degrado. Lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie per incrementare l?efficienza dell?utilizzo delle risorse o a ridurre l?impatto su di esse sono essenziali. Da questo punto di vista è importante la promozione di tecnologie capaci di incrementare le rese dei raccolti senza aggravare gli impatti di pesticidi, acqua e fertilizzanti artificiali, nonché le attività di ripristino degli ecosistemi (Ecosystems Restoration). L?efficace gestione degli ecosistemi è resa difficile sia dalla mancanza di conoscenza che dall?incapacità di utilizzare adeguatamente le informazioni esistenti in supporto alle decisioni prese. È necessario incorporare i valori non di mercato degli ecosistemi nelle decisioni della gestione delle risorse, incorporare tutte le forme di conoscenza e informazione negli assessment e nel decision-making, comprese quelle derivanti dalla conoscenza tradizionale e dalla conoscenza di chi pratica la gestione sul campo; è necessario, inoltre, rafforzare le capacità istituzionali per comprendere le conseguenze dei mutamenti negli ecosistemi legati al benessere umano. *direttore scientifico WWF Italia


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