Welfare

Anche la Mivar va in crisi

Era l'azienda di televisori simbolo del "no brand", si vantava di non aver mai speso una lira in pubblicità, ma adesso anche lei soccombe alla concorrenza orientale

di Redazione

Mivar era stata per anni una sorta di azienda simbolo, assomigliava un po? a Davide contro Golia: mentre i grandi produttori di televisori investivano somme ingenti per pubblicizzare i loro prodotti, Mivar si vantava di non aver mai speso una lira in pubblicità ma, nonostante ciò, gli affari andavano a gonfie vele. La qualità, in altre parole, vinceva su tutto, a cominciare dal marketing. Oggi non è più così. La crisi della Mivar, annunciata oggi con la cig a zero ore per la totalità dei dipendenti rientra nel più ampio scenario della perdita di competitività del Made in Italy. Aumenta infatti la vendita di televisioni a tubo catodico in Italia ma diminuisce il valore del mercato, restringendo di conseguenza i margini di guadagno dei produttori italiani. Secondo un?indagine realizzata dall?associazione italiana telecomunicazioni informatica ed elettronica facente capo all?Anie il numero di televisori a tubo catodico venduti è salito dai 3.100.000 del 2003 ai 3.450.000 del 2004. Tuttavia a questo aumento delle vendite calcolabile attorno al 10% corrisponde una diminuzione del 15% del mercato in valore. L?incremento delle vendite è dovuto principalmente all?aumento delle vendite dei televisori ”unbranded”, quelli senza marchio provenienti dai mercati orientali. Quest?effetto sommato alla diminuzione delle vendite dei grandi formati e dei modelli 16:9 fa si che in valore si stimi una perdita tra il 15 e il 20%.


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