Mondo

Darfur: una mostra sulla cooperazione italiana

Il conflitto del Darfur "all'onore" nella Fiera internazionale del Libro di Torino

di Joshua Massarenti

Il conflitto nel Darfur -circa 70.000 morti e oltre due milioni di sfollati o rifugiati- e i progetti della Cooperazione allo Sviluppo saranno al centro di un incontro che si terra’ domani al Lingotto di Torino. Nel corso della Fiera internazionale del Libro, il ministro Giuseppe Deodato, direttore generale della Cooperazione allo Sviluppo, e Barbara Contini, inviata del ministero degli Esteri nella regione sudanese, presenteranno “Darfur, un dramma dimenticato”, reportage fotografico di Giovanni Santi. “Tra gli scopi di questo volume”, ha detto il ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, “vi e’ anche quello di stimolare un risveglio delle coscienze sull’urgenza di recare aiuto a una regione chiave del Corno d’Africa, simbolo di un continente per il quale la comunita’ internazionale puo’ e deve fare di piu'”. Nell’introduzione al volume, Deodato spiega: “In Darfur la Cooperazione italiana allo Sviluppo ha avviato una serie di attivita’ per riportare la popolazione locale a condizioni di vivibilita’ e di pace ed e’ attivamente impegnata in programmi per l’emergenza e la ricostruzione”. L’opera umanitaria, svolta dalle organizzazioni non governative e coordinata da Barbara Contini, e’ raccontata in bianco e nero dalle fotografie di Santi, che, per qualche momento, lasciano sullo sfondo il sangue e il dolore del conflitto per mettere in primo piano gli aiuti umanitari, i progetti, la vita nei campi profughi, la speranza. Sfogliando le pagine del volume edito dalla Cooperazione allo Sviluppo, si incontrano, tra l’altro, immagini della raccolta della legna, il momento della preghiera, i disegni dei bambini nei quali la guerra riappare, come una metafora forse, ma con un tratto che ricorda una presenza quotidiana, costante. “Questo libro e’ soprattutto la storia di un incontro: di chi chiede aiuto, con gesti misurati e dignitosi e di chi cerca di rendere possibile che la speranza continui a sbocciare anche negli angoli piu’ remoti e abbandonati”, sottolinea Deodato.


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