Volontariato

Dossier Calipari: un blog è arrivato primo

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di Leonardo Tondelli

La grande notizia di ieri, primo maggio, è la pubblicazione del Rapporto USA sul caso Calipari. Siccome oggi è già il due maggio, probabilmente avete già sentito dire di come gli omissis che avrebbero dovuto occultare una parte rilevante del rapporto siano stati ‘svelati’: e questo non grazie all’abilità di qualche hacker, ma a causa di un’incredibile ingenuità dell’amministrazione USA. Qualcuno, laggiù, deve aver pensato che un testo in formato pdf ‘nerettato’ sia illeggibile per tutti: non è affatto così, e gli utenti italiani non ci hanno messo molto a scoprirlo.

Questo non significa che sia impossibile divulgare un articolo ‘secretato’ o censurato su Internet, anzi; occorre però prendere precauzioni che in questo caso non sono state prese: con una negligenza che in molti già trovano sospetta. Ora sappiamo cose che le autorità americane non intendevano comunicarci, almeno ufficialmente. Conosciamo il nome dei militari che fecero fuoco anche se non saranno processati. Sappiamo anche il nome dell’agente italiano che guidava l’auto con a bordo Calipari e la Sgrena (e che da questo momento è ‘bruciato’). E scopriamo anche che la via percorsa da quell’auto è stata interessata, nei quattro mesi tra primo novembre 2004 e 12 marzo 2005, da qualcosa da 135 conflitti a fuoco. Insomma, ora sappiamo qualcosa di più, anche se non ci basta e probabilmente non ci basterà mai.

Al di là dell’effettiva importanza di queste rivelazioni, e dell’incredibile gaffe americana, il primo maggio 2005 resterà una data storica soprattutto nel piccolo mondo dei blog italiani. È stata forse la prima volta che si sono misurati con i media tradizionali sul terreno sdrucciolevole dello scoop. Il caso del dossier sembrava fatto apposta per loro: nel momento stesso in cui esso è stato pubblicato on line, tutti gli utenti di internet erano virtualmente in grado di violarlo. Quel che serviva era soltanto una conoscenza (nemmeno troppo approfondita) del programma Acrobat Reader, oltre a un po’ di fantasia e riflessi rapidi. Non sapremo mai chi è stato il primo: quel che è sicuro è che le testate giornalistiche ufficiali sono arrivate diverse ore dopo. Perfettamente comprensibile: meglio andarci coi piedi di piombo? e poi, era pur sempre il primo maggio.

Del resto non basta arrivare primi ‘sulla notizia’: occorre anche essere in grado di fare cassa di risonanza, e di sapersi accreditare come fonte. Ecco perché possiamo tranquillamente dire che la gara è stata vinta da Gianluca Neri, autore di Macchianera: forse non è stato il primo a dare la notizia, ma ha saputo darla in modo comprensibile, offrendo riscontri leggibili (un fac-simile del rapporto da scaricare) su un blog molto frequentato il suo a un’ora in cui le redazioni ancora sonnecchiavano.
Viceversa, il messaggio pubblicato qualche ora dopo sul newswire di Indymedia è un piccolo esempio di come non dare uno scoop: esso contiene semplicemente la versione integrale del rapporto in inglese, un lungo lenzuolo di testo destinato a passare inosservato. Solo dai commenti in fondo (molto in fondo) si riesce a capire che gli omissis sono saltati.

Su Macchianera, intanto, il dibattito si spostava dal caso Calipari a quello dello scoop: perché molte testate giornalistiche hanno ripreso Neri senza citarlo? Non manca naturalmente chi lo accusa a sua volta di plagiare qualcun altro. In un paio di commenti si è anche materializzato il misterioso ‘studente greco’ che sarebbe stato, secondo l’Ansa, il primo a dare l’allarme. Per fortuna sia Neri che “el greco” concordano: non importa chi è arrivato prima, importa che ora il dossier si possa leggere. Perché alla fine rimane il dubbio: senza i blog del primo maggio, forse il dossier non sarebbe sulle prime pagine dei quotidiani del due maggio. Senza omissis.

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