Welfare
Amnistia. Qui ci rivuole un papa
"Costringerò tutti a dire un sì o un no smettendo di tergiversare".Dice il presidente della Commissione giustizia. "Certo che se arrivasse un appello da Benedetto XVI".
«Chiederò alla commissione che presiedo un atto formale di indirizzo, un pronunciamento netto e inequivoco di tutti i gruppi a favore di un sì o di un no a un provvedimento di amnistia». Il presidente della commissione Giustizia della Camera dei deputati, l?avvocato Gaetano Pecorella, è stanco delle manfrine che insabbiano un provvedimento secondo lui urgente e assolutamente necessario. Pecorella non ha alcuna intenzione di limitarsi a battere la grancassa. Ma ha l?intenzione di ?riprendere celermente?, una volta chiusa la pagina della crisi di governo – che, tra i tanti suoi demeriti ha avuto anche quello di ?congelare? il lavoro delle commissioni – la discussione. L?avvocato Pecorella ha accettato di parlare schiettamente con Vita di questa ennesima partita sull?amnistia aperta nell?ultimo scorcio di legislatura. Sempre che la legislatura duri davvero un altro anno (tempo di per sé scarso) e non s?interrompa prima come sembra trapelare dalle sue considerazioni sulla recente crisi: «Non so se questo Berlusconi bis arriverà a scadenza naturale. Ottobre potrebbe riservare molte sorprese…», dice.
Vita: Presidente, tra i tanti temi in agenda che devono affrontare governo e Parlamento, quello dei amnistia e indulto sembra davvero finito nel cassetto dell?oblio. è davvero così?
Gaetano Pecorella: Subito dopo l?appello di Papa Giovanni Paolo II a un atto di clemenza, quando venne in visita in Parlamento, la politica cercò di dimostrarsi all?altezza e in commissione Giustizia ci mettemmo a lavorare subito. Purtroppo l?assenza di una maggioranza qualificata dei due terzi, necessaria per varare un provvedimento del genere, rappresentò uno scoglio insuperabile. Fu dunque scelta la strada dell?indultino, un provvedimento che ha goduto di cattiva stampa ma che ha già consentito a 4.500 detenuti di riacquistare la libertà sulla base della valutazione, da parte del magistrato, del loro comportamento. La morte del Pontefice e la grande emozione che ha suscitato la sua figura hanno restituito nuovo impulso alla discussione ma chi si è mosso in modo ?radicalmente? conseguente è stato solo Marco Pannella, con il suo sciopero della fame e della sete.
Vita: Poi è arrivata la crisi. E adesso?
Pecorella: Adesso riprenderemo subito a discuterne con una mia decisione, quella di superare le lungaggini delle dichiarazioni dei vari gruppi politici in merito, grazie a un ?voto d?indirizzo? che impegnerà l?intera commissione a esprimersi nettamente con un sì o un no. Prima cercherò di ottenere questo voto, poi vedremo in concreto il profilo del provvedimento. Certo è che un nuovo appello di Benedetto XVI in questa direzione darebbe forza a chi lavora per varare l?amnistia-indulto. In realtà, implicitamente c?è già perché parlare di ?riconciliazione e unità? – come ha fatto – vuol dire parlare anche di clemenza ma un richiamo più esplicito sarebbe l?ottimo.
Vita: Entrando nello specifico di questo, però, quali gli scogli maggiori opposti da alcuni partiti?
Pecorella: La discussione gira sempre intorno a due punti. Uno riguarda il tetto rispetto agli anni dei reati da includere nel provvedimento: 4 o 5 anni il tetto massimo da fissare, a mio parere, visto che sotto si tratterebbe di reati puniti con pene insignificanti e sopra di reati gravi. L?altro è la tipologia di reati da escludere: su alcuni l?accordo c?è già (quelli di mafia), su altri no. Infine c?è il problema se e come prevedere formule di risarcimento del danno del reato che si va ad estinguere. In ogni caso, sul piano generale la Lega ha già detto più volte di no ad ogni compromesso con i suoi ministri, a partire da quello alla Giustizia, Castelli mentre altri partiti pongono così tanti distinguo che è come se dicessero dei no. Mi riferisco ad An ma anche ai Ds. Per quanto riguarda il governo, il presidente del Consiglio si è sempre detto favorevole e così pure il ministro dell?Interno, Pisanu. Ma molti altri, non solo leghisti, sono contrari. E l?avvicinarsi delle elezioni, dove si tornerà a insistere sul tasto sicurezza, non aiuta. Inoltre, c?è chi è a favore dell?indulto ma non dell?amnistia. Un vero ginepraio.
Vita:Non è un quadro incoraggiante. Intanto il malessere, nelle carceri, cresce e l?indultino non l?allevia.
Pecorella: Certo, l?indultino era applicabile solo a chi era in carcere al momento della sua approvazione mentre sarebbe stato preferibile applicarlo anche guardando più avanti nel tempo o alla data di commissione del reato e una reale influenza sulla enorme mole di processi pendenti nei tribunali (ben cinque milioni) che oggi vedono i giudici applicare la giustizia in modo assurdamente distorto, con una specie di estrazione a sorte, l?avrebbe solo una vera amnistia dei loro reati. Per non dire dell?enorme numero di detenuti potenziali che oggi sono sulla soglia del carcere e che non vi entrano in quanto ottengono l?affidamento in prova ai servizi sociali, se colpevoli di reati punibili fino a tre anni, migliaia di persone in attesa dell?esecuzione della pena su cui serve un vero indulto.
Vita: Mentre le carceri scoppiano, la stessa riforma della giustizia è bloccata, in Parlamento?
Pecorella: La situazione nelle carceri italiane è diventata invivibile, è vero. Altro che rieducare il condannato: a causa del sovraffollamento in carcere oggi è di fatto negato il diritto allo studio, al lavoro, alla salute. Istituti previsti per contenere 40mila persone non ne possono fisicamente contenere 57mila! Per quanto riguarda la riforma della giustizia, non riesco davvero a spiegarmi il suo affossamento, dopo che una riforma dell?ordinamento giudiziario è stata giudicata indispensabile da tutti. C?erano i rilievi del presidente della Repubblica da accogliere, ma il principio della separazione delle carriere e della promozione dei giudici per merito è operazione prioritaria nel migliorare la giustizia italiana. Altra cosa sono leggi come la Cirielli: da un lato tratta con eccessivo rigore i recidivi e dall?altro accelera in modo ingiustificato i tempi della prescrizione dei reati, che pure sono un problema, rischiando di configurarsi come un?amnistia mascherata solo per alcuni. L?amnistia vera è ben altro.
Parlano volontari e detenuti-“Non ci crediamo, ma ci speriamo”
L?espressione che meglio riflette lo stato d?animo che in queste settimane si sta vivendo nelle carceri italiane la pronuncia Stefano Anastasia, presidente dell?associazione Antigone: «Con questa storia dell?amnistia bisogna andarci coi piedi di piombo». I detenuti, insomma «non dovrebbero fare affidamento su un provvedimento troppe volte annunciato, ma mai realizzato». Fino ad ora, infatti, il cerino è rimasto nelle mani dei carcerati. Ma in futuro qualcosa potrebbe cambiare? «La speranza non è mai morta», ammette Anastasia, «speriamo, anzi, che questa uscita di Pecorella contribuisca a tenere il tema nell?agenda dei politici e magari entri anche in campagna elettorale».
I detenuti dal canto loro non hanno mai smesso di crederci. Vittorio Antonini, numero uno dell?associazione Papillon Rebibbia, non nasconde «una profonda delusione determinata dalla retromarcia di An», ma osserva « i numeri per il quorum ci sarebbero anche senza la Lega e il partito di Fini». In ogni caso «prima o poi, volenti o nolenti, all?amnistia bisognerà arrivare per dare respiro a un sistema penitenziario che fa acqua da tutte le parti e a un sistema giudiziario asfissiato da milioni di fascicoli nei cassetti dei giudici».
Livio Ferrari, presidente della Conferenza nazionale volontariato e giustizia, è meno fiducioso. «Pecorella è sicuramente una persona degna di credito. Ma il suo slancio non ha futuro. La realtà è che al tempo dell?appello di Giovanni Paolo II c?erano tutti i presupposti, oggi sull?amnistia non scommetterei neanche un centesimo». «Purtroppo ci tocca l?ingrato compito dei pompieri», chiosa Ornella Favero, coordinatrice di Ristretti, rivista edita nel carcere di Padova, «i detenuti non capiscono perché noi volontari siamo i primi a non credere nell?amnistia. Ma non possiamo illuderli ancora. Qui ci vorrebbe il primo miracolo di Papa Wojtyla». (S.A.)
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