Famiglia

Giocattoli Anche la Chicco dice no allo sfruttamento

La ditta italiana, leader mondiale nel settore dell’infanzia con il marchio Chicco, ha infatti firmato un accordo che stabilisce che non si possa più sfruttare il lavoro minorile

di Antonietta Nembri

L?Artsana ha detto basta al lavoro dei bambini e allo sfruttamento dei lavoratori dei Paesi in via di sviluppo. Una campagna di civiltà che ha ottenuto un risultato. La ditta italiana, leader mondiale nel settore dell?infanzia con il marchio Chicco, ha infatti firmato un accordo con le organizzazioni sindacali del commercio perché vengano rispettate le convenzioni internazionali del lavoro in tutte le aziende, italiane ed estere, con le quali lavora. Si tratta di una ?clausola sociale? che stabilisce che non si possa più sfruttare il lavoro minorile o quello prodotto dai prigionieri; e per le lavoratrici il diritto alle assenze per maternità e malattia. Le fabbriche inoltre devono rispondere a certi standard: garantire un ambiente sicuro, servizi igienici e assistenza medica. Non deve più capitare insomma quello che successe nel novembre di quattro anni fa, quando una fabbrica cinese che produceva giocattoli di pezza per la Chicco andò a fuoco: morirono 87 operaie e decine di altre rimasero invalide per le ustioni. La fabbrica non rispondeva alle normative: le lavoratrici, infatti erano praticamente prigioniere all?interno dello stabilimento. Con la globalizzazione del mercato, il rischio che in alcuni paesi si passi sopra i diritti dei lavoratori è reale. Tra le ipotesi prospettate anche l?applicazione sui prodotti importati del ?social label?, cioé un?etichetta che certifichi che i prodotti siano realizzati o importati da paesi che applica la clausola sociale.


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