Mondo

Togo: le violenze proseguono

Goethe institute in fiamme e casa del leader oppositore circondata

di Joshua Massarenti

Il Goethe Institute in fiamme. Questo l’ultimo episodio di violenza registrata a Lomè ieri notte dopo un giorno di relativa calma. Alcuni guardiani dell’istituto culturale tedesco hanno affermato al corrispondente dell’Afp di ver visto “uomini armati aprire il fuoco con il Goethe Insitute e penetrarvi per metterlo in fiamme”.

Da alcuni giorni, i simboli tedeschi sono messi a dura prova dai partigiani del neopresidente FAure Gnassingbé, pronti ad accusare la Germania (prima potenza coloniale del Togo) di appoggiare l’opposizione. Da alcuni giorni, l’ambasciata tedesca è oggetto di pressioni da parte del regime, in particolare il ministro dell’interno, il quale non ha esitato a speculare sul fatto che sil suo predecessore, Esso Boko, protagonista alla vigiglia dell’elezione presidenziale di accuse durissime al processo elettorale, si sia rifugiato presso l’ambasciata tedesca.

Sempre in piena notte un contingente militare ha circondato la casa di Jean Pierre Fabre, segretario generale del maggior partito dell’opposizione, l’Unione delle Forze per il Cambiamento. Ieri, l’opposizione aveva chiesto alla Commissione nazionale elettorale di annullare il voto del 24 aprile per le presidenziali, denunciando massicci brogli.

Altre violenze sono state segnalate nella capitale, minori rispetto ai giorni precedenti. Nonostante Lomé sia costantemente pattugliata dalle forze dell’ordine per garantire la sicurezza, la situazione rimane molto tesa, in special modo nella parte meridionale della città.

Ufficialmente, si sono registrati 22 morti e centinaia di feriti. Inoltre, circa 3mila togolesi si sono rifugiati nel vicino Benin per fuggire dalle violenze esplose poco dopo l’annuncio della vittoria di Faure Gnassingbé,figlio del’ex dittatore Eyadéma e candidato “naturale” del regime.

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