Leggi

266, una legge diviso due

L’articolo che riguarda i finanziamenti ai centri di servizio è nella competitività. Il resto invece viaggia su un altro binario. Scontenando un po’ tutti.

di Benedetta Verrini

Dopo sette anni di attesa, di bozze riviste e corrette, di versioni condivise e non, la riforma della legge 266 è entrata nel vorticoso flusso di fine legislatura. E ci è finita spaccata in due: una parte ?di peso?, quella sull?articolo 15, relativa ai fondi del volontariato e al rapporto tra Csv e Comitati di gestione, è nel ddl sulla competitività. L?altro pezzo, quello d?insieme, è stato presentato dal sottosegretario Grazia Sestini e ha avuto via libera il 18 marzo al Consiglio dei ministri. Tutto a posto, dunque? Per niente. Per chi aspettava da tempo la riforma, è stata una doccia fredda. «Siamo preoccupati sia sul metodo che sul merito», spiega Luigi Bulleri, coordinatore della Consulta nazionale del volontariato del Forum del terzo settore. «Lo ?stralcio? non ci pare il modo migliore di mettere mano a una riforma che riguarda una parte così importante della società civile italiana, e che avrebbe richiesto un cammino partecipato e condiviso che coinvolgesse il mondo del volontariato e tutte le forze parlamentari». Il rischio è che solo il testo inglobato nella competitività riesca a diventare legge (perché, come ha preannunciato il ministro Giovanardi, il disegno di legge sulla competitività avrà lo stesso ?sprint? del decreto, e sarà approvato contestualmente come maxiemendamento). La grande parte mancante, il disegno di legge Sestini, rischia invece di navigare a vista e di non riuscire a giungere all?approvazione entro la fine della legislatura. Ma è il discorso ?sul merito? a creare i maggiori motivi d?allarme. «Il disegno di legge sull?articolo 15 sottrae il 50% dei fondi ai Csv, i Centri di servizio gestiti dal volontariato, e lo affida ai Comitati di gestione, dove il volontariato è in netta minoranza, per finanziare anche progetti di servizio civile», spiega un comunicato del Forum del terzo settore, che esprime un?assoluta contrarietà alla ?deviazione? delle risorse. «Sia chiaro, noi siamo stati in prima linea per sostenere la nascita del servizio civile volontario», sottolinea Bulleri. «è uno strumento concreto di cittadinanza attiva e una risorsa indispensabile per la realizzazione di uno Stato sociale rispondente ai bisogni. Ma proprio perché è una priorità nazionale, esso deve essere finanziato da enti pubblici, non sottraendo le risorse al mondo del volontariato. Ci dispiace, tra l?altro, che questa versione dell?articolo 15 arrivi proprio in un momento in cui la Consulta del volontariato presso il Forum del terzo settore stava ricercando un rapporto positivo con le fondazioni per concordare criteri e collaborazioni». Ad esprimere preoccupazione, sul fronte delle fondazioni, è anche Carlo Vimercati, presidente della Consulta nazionale dei comitati di gestione dei fondi speciali per il volontariato: «Non ho ancora visto il testo del ddl competitività, ma mi auguro davvero che non preveda forme di ?prelievo? forzato alle risorse accantonate dalle fondazioni per destinarle, centralmente, a scopi diversi da quelli stabiliti dalla legge Ciampi. Di certo non faremo mancare la nostra presenza nel dibattito parlamentare». Riforma legislativa – Le cose da sapere Cosa si vuole riformare La legge 266 del 1991, definita «legge quadro sul volontariato». Da quanto tempo se ne discute Da circa 7 anni. La prima ?base di discussione? risale al 2002, quando dalla Conferenza nazionale del volontariato di Arezzo è uscita la prima proposta di riforma elaborata dalle organizzazioni. La riforma ?spezzata? Alla fine, nel marzo 2005, la riforma della 266 è stata suddivisa in due tronconi. Nel disegno di legge sulla competitività è stato inserito il cambiamento dell?articolo 15, relativo ai Centri di servizio e Comitati di gestione, e alla finalizzazione dei fondi accantonati dalle fondazioni bancarie. Nel disegno di legge Sestini, approvato a una settimana di distanza dal pacchetto competitività, c?è la riforma vera e propria della 266, che però risulta svuotata di un passaggio cruciale, quello sui finanziamenti al volontariato. Il nodo del dibattito Nell?art.15 si è stabilito, in modo del tutto imprevisto, che la metà dei fondi accantonati dalle fondazioni bancarie e attribuiti ai Comitati di gestione andranno a sostenere anche progetti di servizio civile volontario. Una scelta respinta dal mondo delle organizzazioni, secondo cui il servizio civile deve avere risorse proprie e provenienti dallo Stato, e perché quelle risorse erano state finalizzate esclusivamente al volontariato. Le prospettive Mentre l?art.15 potrebbe essere approvato in tempi brevi (il ddl sulla competitività potrebbe essere inserito nel decreto legge sulla competitività come maxiemendamento, avere la copertura della fiducia del governo e quindi il via libera entro due mesi); il ddl Sestini potrebbe avere tempi più lunghi di approvazione. Di fatto, il risultato sarà una riforma incompleta e non condivisa dal mondo del volontariato.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA