Volontariato

Don Martino firma la pace: si è scusato, prego per lui

Il sottosegretario aveva minacciato di chiudergli l’istituto, poi gli ha dato ragione. E così lui ha vinto la guerra sulla scala Richter

di Paolo Giovannelli

«Quando morì, all?ora nona, ci fu un terremoto violentissimo. Sicuramente dall?VIII grado della Mercalli in su». Don Martino Siciliani, 59 anni, direttore dell?osservatorio sismologico ?Andrea Bina? di Perugia misura anche il sisma che ?squarciò il velo del Tempio in due?. Se questo prete benedettino ha le idee chiare su un terremoto di quasi 2000 anni fa, figurarsi se si è potuto sbagliare sull?intensità delle scosse che hanno fatto impazzire i suoi sismografi e ballare il suo convento. Futile, quindi, la minaccia di far chiudere l??Andrea Bina?, causa sovrastima degli eventi sismici , lanciatagli dal sottosegretario alla Protezione civile. Ma con Barberi è ormai pace fatta. In fin dei conti, la disquisizione era della classica lana caprina: per il religioso la scossa alle 18,13 del giorno di San Francesco era di VI-VII grado, per il sottosegretario solo di VI. «Sì, sì», scherza don Martino, «pur se mi ha accusato di aver creato panico, la mia benedizione gliela ho data subito. Barberi, riconosciuto l?errore, si è poi scusato con me in una lunga cortese lettera personale». E il prof. Boschi, presidente dell?Istituto di geofisica, gli ha pure chiesto di pregare forte-forte per il sottosegretario ?in estremo bisogno di intercessione col Cielo…?. Piccolo, guizzante ed energico, sacerdote dal 1965, don Martino Siciliani (è nato a Muro Lucano, Irpinia) è laureato in filosofia e economia e commercio. In corsa per la terza laurea, manco a dirlo, in geofisica, ha un robusto curriculum di studi (corsi all?Istituto nazionale di geofisica, Berkeley e Strasburgo, pubblicazioni sulla ?Seismogical associated of America?), da 25 anni dirige l?osservatorio perugino e dal 1989 lavora per la Rete sismica locale umbra (Resil), creata con la Regione dell?Umbria. Mentre passeggiamo in mezzo ai vari simografi, computer e allarmi, il telefono squilla in continuazione. Siamo giunti alla domanda fatidica: quando verrà il prossimo terremoto? «Ci vorranno decenni. Se poi, come io penso, quest?ultimo terremoto è stato la copia di quello del 1751, state tranquilli: ci sarà solo fra due secoli e i nostri posteri sapranno già prevederlo. Proprio come si fa oggi con il sole e la pioggia».


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