Volontariato

Caritas Milano sul dormitorio di via Maggianico

"Non bisogna aggravare le condizioni di vita di tante persone fragili" ha detto don Roberto Davanzo, direttore della Caritas Ambrosiana

di Antonietta Nembri

Gli attuali ospiti del dormitorio comunale di via Maggianico si sono detti molto preoccupati per la ventilata imminente chiusura della struttura, al termine del piano per la ?Emergenza freddo? realizzato dal Comune di Milano. Caritas Ambrosiana aveva avviato e gestito questo dormitorio sino allo scorso autunno, garantendone l?apertura durante tutti i mesi dell?anno. Il Comune ha poi assegnato la gestione dello stesso dormitorio ad altri soggetti. “Non abbiamo alcun titolo a intervenire nella questione” precisa il direttore di Caritas Ambrosiana, don Roberto Davanzo. “Abbiamo però prontamente informato le autorità comunali della sollecitazione che ci è giunta dai circa 150 ospiti del dormitorio. Riteniamo che il problema vada valutato con prudenza e umanità, per non rischiare di aggravare le difficili situazioni di vita in cui si trovano le persone che hanno trascorso le loro notti d?inverno a via Maggianico. Tra loro vi sono persone senza dimora italiane e straniere, anziani, disabili: soggetti che in molti casi non avrebbero risorse, economiche e di relazione, per trovare sistemazioni soddisfacenti. Questi individui vanno sostenuti e accompagnati con continuità dai soggetti istituzionali e dal territorio”. “La Casa della carità, realtà di accoglienza che fa capo alla diocesi, non può in questo momento dare ospitalità a persone provenienti da via Maggianico: tutti i posti di cui dispone per la prima accoglienza sono occupati. Caritas Ambrosiana”, continua don Davanzo “continuerà a seguire la vicenda con attenzione, pronta a valutare eventuali richieste che dovessero giungere da chi ha la responsabilità della struttura, nella convinzione che si debba fare di tutto per evitare il peggioramento delle condizioni di vita di tante persone fragili. Il caso di via Maggianico rappresenta comunque uno stimolo e un monito a migliorare le capacità e le politiche di accoglienza che la città di Milano deve saper esprimere”.


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