Welfare

Qui Lombardia. La sussidiarietà messa in opera

Le soluzioni della Lombardia per attuare la legge 328.

di Redazione

A due anni dall?entrata in vigore della legge regionale 1/2003 è possibile tracciare un primo bilancio sul riordino delle Ipab, che in Lombardia costituiscono una realtà molto diffusa e un fondamentale snodo della rete di offerta del welfare regionale. Alla data di approvazione della legge, in Lombardia sono presenti 757 Ipab, di cui 187 nel campo educativo e 570 assistenziale (114 gestiscono scuole materne, 221 residenze sanitarie assistenziali, 176 svolgono attività socio-assistenziali, 59 azioni di beneficenza). La Lombardia, prima Regione ad aver realizzato – in applicazione della legge 328 – la riforma in materia (febbraio 2003), è l?unica ad aver concluso questo processo. Statalismo contro integrazione Gli approcci che contraddistinguono le norme adottate e in via di approvazione da parte delle Regioni sono due. Nel primo prevale l?atteggiamento statalista, con richiamo al mantenimento di personalità giuridica pubblica, il secondo è maggiormente basato sul principio di sussidiarietà. La legge lombarda è stata ispirata ai criteri di autodeterminazione (o di ?libera scelta?) e sussidiarietà; consentendo alle singole Ipab di scegliere liberamente la propria forma organizzativa e statutaria, potendo optare per il mantenimento della forma giuridica pubblica, assumendo la veste di Asp – Aziende di servizi alla persona, o per la depubblicizzazione, trasformandosi in enti di diritto privato quali fondazioni e associazioni, con capacità di accedere a contributi pubblici. Il processo di trasformazione avviatosi a tutti gli effetti con l?approvazione, nel giugno 2003, del regolamento di attuazione della legge regionale di riordino, si è concluso nel primo semestre 2004 con la trasformazione di 400 enti pubblici in enti privati e la creazione di 21 Asp. Numeri significativi: oltre 25mila posti letti di residenze sanitarie assistenziali per anziani (uno dei settori principali di attività delle ex Ipab) sono passati da una gestione pubblica a una privata. Ciò non significa ?privatizzazione? ma, piuttosto, passaggio al non profit; lo testimonia il sostegno della Regione agli enti depubblicizzati che optino per la qualificazione di onlus. La cornice entro cui si è sviluppata la riforma è il Piano socio-sanitario regionale 2002 – 2004, secondo il quale la rete delle Ipab nel 2001 era composta di circa 800 enti di cui 501 nel settore socio-sanitario e socio-assistenziale. Principio ispiratore della riforma lombarda era quello di riaffidare a queste istituzioni, nate dalle libera iniziativa privata (per effetto di donazioni, testamenti ecc.), il loro ruolo, di farli ritornare alle radici rimettendo in circuito le energie della società lombarda per dare uno sviluppo ulteriore al terzo settore. Un nuovo welfare in vista La riforma si incardina in Regione Lombardia in un più ampio processo di cambiamento che ha interessato il sistema di welfare e dei servizi socio-sanitari gestiti da questi enti, e che si è determinato attraverso una serie di significative novità: la riforma delle residenze sanitarie assistenziali per anziani, l?istituzione degli hospice per malati terminali, la riforma delle Rsa per disabili, dell?area dipendenze, dei centri diurni integrati, l?attivazione del voucher socio sanitario per l?erogazione dell?assistenza domiciliare, l?istituzione dei centri diurni per disabili e delle comunità socio-sanitarie per disabili. Da segnalare la messa in campo da parte della Regione di un progetto di sperimentazione centrato sulla valutazione degli impatti della riforma delle Ipab (Viri): tale progetto, conclusosi nel dicembre 2004, è stato realizzato con la partecipazione di 5 ex Ipab della provincia di Pavia con diversa natura giuridica ma accomunate dalla gestione di strutture per anziani. Ne è scaturita la definizione di strumenti di valutazione e di controllo di gestione finalizzati a sostenere la diffusione di buone prassi , e sviluppare la capacità di questi enti riformati di rispondere in modo efficace ai bisogni dei cittadini. Emanuele Gollini Cons. reg. Federsolidarietà Lombardia Di che cosa si parla Libera scelta, con preferenza per il privato sociale La Lombardia ha realizzato la riforma delle Ipab con la legge 2/2003. Essa consente alle Ipab di scegliere la propria forma organizzativa e statutaria, potendo optare per il mantenimento della forma giuridica pubblica (come Aziende di servizi alla persona) o per la trasformazione in enti di diritto privato (fondazioni e associazioni), con capacità di accedere a contributi pubblici. A oggi, 400 ex Ipab hanno scelto il privato e 21 il pubblico.


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