Economia

La carica delle 7mila. E dei quarantenni

Il curatore parla del IV Rapporto italiano, che sarà presentato alla convention Cgm: "Crescono a Sud. Hanno capi giovani e attirano 20mila nuovi lavoratori l’anno"

di Sara De Carli

Flaviano Zandonai è un giovane ricercatore del Centro studi di Cgm. Ha curato, con il professor Carlo Borzaga, direttore di Issan – Istituto studi sviluppo imprese sociali dell?università di Trento, gli ultimi due rapporti sulla cooperazione sociale in Italia. E nel corso della convention Cgm presenterà la sua ultima fatica, il Rapporto 2004. A SocialJob regala un?anticipazione. SocialJob: Dieci anni dal primo Rapporto sulla cooperazione sociale in Italia: qual è il quadro? Flaviano Zandonai: A fine 2004 in Italia si contavano 7.100 cooperative sociali, con un fatturato di 5 miliardi di euro: 59% di tipo A e 33% di tipo B. Si contano 267mila soci, di cui 223mila remunerati e 24mila svantaggiati, più 31mila volontari. Le coop sociali sono diffuse su tutto il territorio, anche se il Nord ha una cooperazione matura, con una grande capacità di fare rete, e un tasso di crescita inferiore a qualche anno fa, al di sotto del 10%. Sono cooperative economicamente solide: sono il 50% del totale, ma producono i 2/3 del fatturato nazionale. Il Sud invece ha una cooperazione più giovane, e quindi con un tasso di crescita superiore. Sono cooperative più piccole, con qualche difficoltà a mettersi in rete. Ma è il contesto a essere più destrutturato. SocialJob: Quali eventi hanno agito sulla cooperazione sociale in questi dieci anni? Zandonai: La legge sulle cooperative sociali e quelle che sono intervenute in alcuni settori in cui le cooperative operano, in particolare la legge 328 sui servizi sociali e la 68 sul lavoro e i disabili. Hanno riconosciuto nelle cooperative dei soggetti attivi delle politiche sociali. SocialJob: Il rapporto è diviso in due: una sulle coop sociali e una sulle nuove forme di imprenditorialità sociale. Perché? Zandonai: Abbiamo cercato di guardare avanti. Probabilmente siamo alla vigilia dell?approvazione della nuova legge sull?impresa sociale, è ora di far saltare l?identificazione tra impresa sociale e cooperazione sociale. La questione di fondo mi sembra questa: al di là delle etichette, che cos?è che istituisce l?impresa sociale? Il rapporto è un primo tentativo per verificare se e in che modo ciò che le imprese sociali dicono di sé lo realizzano. Ne è risultato un quadro eterogeneo per strutture, dimensioni, governance, aree territoriali. SocialJob: Qual è la prima sfida per l?imprenditorialità sociale di oggi? Zandonai: Passare da essere, e concepirsi, fornitori qualificati di servizi e beni a co-attori che costruiscono il sistema del welfare e lo progettano. Non è un?opzione strategica, ma la strada che la legge ci indica, quella più coerente con la nostra mission. Questa scelta per Cgm è chiara, e lo sarà ancora di più dopo la convention. SocialJob: È questo che intende il rapporto con ?impresa comunitaria?? Zandonai: Sì. È l?impresa sociale che si candida a essere istituzione della comunità, su cui i cittadini possano contare per avere una possibilità in più a livello di partecipazione. SocialJob: Lei alla convention parlerà dei giovani. La cooperazione sta già vivendo il passaggio generazionale? Zandonai: No, l?età media è sotto i 40 anni. È vero però che la cooperazione sociale intercetta ogni anno 15/20mila persone nuove, tra lavoratori e volontari, e chi arriva oggi non ha le stesse idee di chi ha cominciato: per la cooperazione sociale allora si pone il problema di condividere le idee. Questo è importante per la motivazione professionale: sempre più spesso chi lavora in una cooperativa è arrivato lì un po? per caso. Non c?è niente di male, però è chiaro che la cooperativa non può essere un ambiente neutrale: questa convinzione deve diventare un patrimonio condiviso.


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