Volontariato

Un nuovo farmaco da sperimentare? Sì se serve l’uomo

Può capitare di essere invitati a partecipare alla sperimentazione clinica di un nuovo farmaco. La decisione spetta all’ammalato informato..di Gian Maria Comolli

di Redazione

Potrebbe succedere ad alcuni pazienti, come al nostro lettore, di essere invitati dal proprio medico a partecipare a uno studio di sperimentazione clinica per verificare e controllare le caratteristiche e i benefici di un nuovo metodo diagnostico o di un farmaco ipotizzato migliore, come pure per esaminare le conseguenze dirette o indirette, immediate o a lunga scadenza. Sta all?ammalato la decisione di accettare o di rifiutare l?arruolamento dopo un?idonea spiegazione e la firma del consenso informato, come pure la possibilità di abbandonare la sperimentazione in ogni momento. Ritengo che il sottoporsi a una sperimentazione clinica è un atto di generosità e altruismo. È opportuno rammentare che se oggi utilizziamo con successo molteplici farmaci e l?iter diagnostico è sempre più perfetto, lo dobbiamo a tanti sconosciuti che hanno partecipato a sperimentazioni terapeutiche, scientifiche e cliniche. Per tutelare i diritti, la sicurezza e l?intangibilità del paziente e di conseguenza il suo interesse, ogni sperimentazione deve rispettare severe linee-guida (Good Clinical Practice) ed essere approvata nella sua validità scientifica e nella proporzione tra benefici sperati e rischi previsti, oltre che controllata nel suo percorso dal Comitato etico ospedaliero. Ogni farmaco in commercio è stato sottoposto a quattro fasi di sperimentazione sull?uomo, precedute da quelle in laboratorio e sugli animali, fornendo la certezza tecnica che la ricerca sull?uomo fosse esente da rischi prevedibili. La prima fase su una nuova sostanza (principio attivo) è condotta in persone sane che volontariamente si sottopongono al trattamento per saggiarne la tollerabilità e la sua metabolizzazione nell?organismo umano. La seconda è su ammalati che si rendono disponibili al trattamento per valutare la sicurezza del farmaco, studiare l?entità e la durata dell?effetto. La terza fase, di solito proposta ai pazienti negli ospedali, è indispensabile per attestare se il farmaco è più efficace di altri già in commercio, gravato da minori effetti collaterali, con un costo inferiore. Per far ciò i pazienti sono suddivisi, a caso, in due gruppi; al primo si somministra il farmaco sperimentale, al secondo un placebo. La quarta fase, che avviene quando le prime tre sono risultate positive e il farmaco è già utilizzato, serve a perfezionarne l?efficacia terapeutica. La sperimentazione è indispensabile: condotta correttamente, applicando precise regole deontologiche ed etiche non soltanto è da accettare, ma costituisce un grande servizio all?umanità. Gian Maria Comolli


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