Mondo

Virus di Marburg, ultimo bilancio

Rallenta il numero dei contagi in Angola: forse raggiunto il picco dell'epidemia, che resta due volte più grave di quella che ha colpito la Repubblica Democratica del Congo tra il 1998 e il 2000

di Sara De Carli

Cresce, anche se a un ritmo più lento, il bilancio delle vittime dell’epidemia di febbre emorragica, causata dal virus di Marburg. Secondo le informazioni diffuse dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) e dal ministero della Sanità di Luanda sono saliti a 266 i casi registrati, 239 dei quali mortali. L’epicentro dell’epidemia continua a essere segnalato nella provincia nord orientale di Uige, dove si sono verificati 221 decessi, anche se le autorità sanitarie sottolineano che uno dei 3 contagi individuati nelle ultime 48 ore è stato registrato nella provincia di Menanje. L?Oms, il ministero della Sanità angolano e alcune organizzazioni non governative ? tra cui ?Medici con l?Africa Cuamm? e ‘Medici senza frontiere’ ? stanno lavorando intensamente per mettere sotto controllo la malattia e bloccare la diffusione anche alle altre province. Nelle interviste rilasciate ieri alla stampa e all’agenzia Misna, alcuni medici hanno cominciato a mostrare un certo ottimismo, sottolineando come negli ultimi 3-4 giorni il numero di nuovi casi individuati sembri essere diminuito rispetto a quello delle scorse settimane. Tuttavia il coordinatore delle operazioni di contrasto al virus di marburg dell’Oms, Fatima Diallo, ha fatto sapere che non ci sono ancora elementi sufficienti per sostenere che l’epidemia abbia raggiunto il suo picco, pur confermando il rallentamento del numero di casi. Nel frattempo il governo angolano fa sapere che è ormai entrata nel vivo una massiccia campagna d’informazione studiata per raggiungere il maggior numero di persone possibili. Messaggi relativi alla malattia e alle modalità con cui prevenire il contagio vengono diffusi da tutti i mezzi di comunicazione locali, attraverso camion dotati di altoparlanti e in costante movimento, dagli insegnanti nelle scuole e dai medici tradizionali dei villaggi.


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