Volontariato

Un disegno di ospitalit

Ecco chi è Matali Crasset, una creatrice contesa dai grandi marchi. Che però non lascia il suo sogno di sostenibilità

di Carlotta Jesi

«In fondo, disobbedienza a piccole dosi, fare utopia fuori dal sistema a me non interessa». Il sistema, per Matali Crasset, sono i grandi marchi del design internazionale, da Artemide a Swarovski passando per De Vecchi ed Hermès, che a soli 40 anni l?hanno fatta diventare un?icona della progettazione. Quindi siamo d?accordo: pensare che questa designer francese dal look androgino, i capelli acconciati in un caschetto da Giovanna d?Arco e opere esposte nei più famosi musei del mondo non faccia utopia solo per opportunismo, è legittimo. Legittimo ma fuorviante. Per Matali è una questione di tecniche di disobbedienza più che di sponsor: «Non credo nei cambiamenti d?urto. I prodotti che creo sono come pillole omeopatiche con cui curarsi delicatamente, ogni giorno».
Ma curarsi da cosa, disobbedire a cosa? «Un divano letto, per esempio», risponde. «Il divano letto che hai comprato con l?idea di aprire la tua casa a un ospite e che ingombra e ti blocca invece che facilitare l?interazione». Al divano letto, Matali risponde con il pezzo di design che l?ha resa famosa nel mondo: un materasso matrimoniale che si arrotola e diventa una colonna di feltro facilmente stivabile, soprannominata la torre dell?ospitalità.
Vita: Ha definito il suo lavoro ?design di comunità?: cosa significa esattamente?
Matali Crasset: Partire dai bisogni concreti delle persone. Nel caso della torre dell?ospitalità, il bisogno era mio: dove faccio dormire un ospite se non ho spazio? Ho scelto di lavorare sui riti quotidiani per provare a suggerire diversi modi di stare insieme. L?oggetto di design per me non è un lusso ma uno strumento che ti deve facilitare la vita.
Vita: Può farci qualche esempio di un oggetto che ha reso più semplice la sua vita o quella della sua famiglia?
Crasset: Una serie di pouf progettati qualche tempo fa. Quando mio figlio più piccolo era appena nato, li impilavo uno sull?altro per avere un fasciatoio alla mia altezza. Quando ha iniziato a star seduto, li ho posizionati a quadrato sul pavimento per delimitare uno spazio sicuro in cui potesse muoversi. Quando s?è messo a camminare, poi, ci ho fatto una lunga fila perché ci si potesse appoggiare. Non pretendo mai di insegnare a cosa serve un oggetto che produco, mi limito a suggerire modi di vivere alternativi.
Vita: Si preoccupa dell?impatto ambientale degli oggetti che progetta? Presenta questo aspetto ai marchi industriali con cui lavora?
Crasset: Sono nata e cresciuta in campagna. La maggior parte delle grandi aziende non è ancora pronta a lavorare bene sull?impatto ambientale, ossia considerando ogni aspetto della produzione di un oggetto. Piuttosto che vendere come ?verde? una cosa che non lo è fino in fondo, preferisco lavorare su questi temi con una rete di piccole aziende che si occupano di commercio equo. L?innovazione nasce sempre dalla marginalità.
Vita: A che tipo di prodotti etici lavora?
Crasset: Il più interessante è stata la progettazione di un grande magazzino per ragazzi giovani, in un quartiere difficile di Parigi. Ho creato uno spazio dedicato alle botteghe del commercio equo e ai giovani creativi che hanno bisogno di visibilità. Accanto si trovano i tradizionali negozi che vendono scarpe Nike o Adidas.
Vita: Quanto costano, in media, gli oggetti che progetta?
Crasset: Sto attenta ai prezzi finali dei prodotti e creo cose che possano essere alla portata di tutti come la carta da parati che ho creato l?anno scorso per Habitat: un albero fatto di rami e fiori adesivi che ognuno può decidere quanto e come far crescere.

Un master in design umanitario-L?oggetto guarda a sud
Ridurre il divario di sviluppo tra Nord e Sud del mondo col design. Una provocazione? No. È l’obiettivo con cui è nato Man and Humanity, il master in design umanitario e stile sostenibile lanciato dall?Accademia di Eindhoven, nei Paesi Bassi, per insegnare a progettare oggetti tenendo conto del loro impatto socio ambientale e, soprattutto, dei bisogni degli abitanti dei Paesi poveri. Qualche esempio? «La linea di cuscini per bambini rielaborazione delle linee di Nazca, frutto di un lavoro di settimane a fianco di una famiglia di artigiani peruviani che abbiamo aiutato a indirizzare la loro arte verso un tipo di design più contemporaneo», spiegano i curatori del master che ha un originale piano di studi. Oltre ai tradizionali corsi di progettazione, infatti, a Eindhoven si seguono materie come ?sensibilità sociale?, ?valori umani? e ?sostenibilità dello stile?.
Info:www.designacademy.nl

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