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Africa Biotech: ogm, brevetti sulla vita e biodiversit

Nigrizia, il mensile dell'Africa e del mondo nero, presenta un dossier sulla biotecnologia. O "biopirateria"?

di Redazione

«L’Africa racchiude il 25% della biodiversità mondiale, ma 10 imprese controllano l’88% del mercato agrochimico e tutto il mercato delle sementi transgeniche» dichiara Antonio Onorati, presidente della ong Crocevia e portavoce della biodiversità e dell’agricoltura contadina alla conferenza di Rio de Janeiro del 1992. L’intervento di Onorati è contenuto nel dossier “Africa Biotech”, curato dal mensile Nigrizia, nel quale viene analizzato il problema dell’introduzione di sementi transgeniche e di biotecnologie nei Paesi africani. Ne viene fuori un panorama denso di sigle che sembrano nascondere la solita questione, già affrontata a Pretoria: interessi delle multinazionali contrapposti a quelli dei paesi africani. «Difendere la biodiversità dei paesi africani -spiega Onorati- significa difendere la loro sovranità alimentare contro i piani di aggiustamento strutturale della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale e le liberalizzazioni imposte dall’Organizzazione mondiale del commercio». Inoltre, secondo Onorati, «si rischia la biocontaminazione, cioè il processo che trasferisce una caratteristica transgenica ad una pianta che non lo è». La questione reale sollevata dal dossier non sembra riguardare però i rischi alla salute, ma gli interessi in gioco: gli accordi internazionali sui brevetti, i Trips (Diritti di proprietà intellettuale inerenti al commercio) sono collegati all’Omc. In base a tali accordi i paesi ricchi possono pretendere i diritti brevettuali dai paesi che non dispongono di fondi sufficienti per ricerca e tecnologia. E la logica dei brevetti ha permesso alle aziende agrochimiche e farmaceutiche di ottenere il riconoscimento del diritto di brevettare organismi viventi e ogni loro parte. «In tal modo i paesi più ricchi possono impadronirsi del patrimonio genetico di tutti gli organismi del pianeta» denuncia Gianni Tamino, biologo dell’Università di Padova e consulente del governo su biosicurezza e biotecnologie. Ed aggiunge: «Le multinazionali biotecnologiche brevettano geni di piante utilizzate nell’agricoltura tradizionale, senza coinvolgere i popoli che per secoli le hanno coltivate: siamo di fronte ad una vera azione di “biopirateria» dei geni». Dello stesso parere Tewolde Berhan Gebre Egziabher, scienziato etiopico di fama internazionale, che ha anche contribuito alla legislazione sull’ambiente del suo paese: «I paesi africani rischiano di diventare colonie a distanza, governate da un potere lontano ed indiretto, quello delle multinazionali». www.nigrizia.it


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