Volontariato

Quel ragazzo di poche parole

Confindustria giovani cambia stile. Arriva il figlio del numero uno della Piaggio. Christian Benna

di Redazione

Cinquantatrè chilometri e 800 metri. È una distanza quasi a tiro di schioppo quella che separa Guastalla, il paesino emiliano di Anna Maria Artoni, presidente uscente dei Giovani imprenditori di Confindustria, e Mantova, la roccaforte di Matteo Colaninno, il nuovo numero uno degli under 40 di viale dell?Astronomia. Nel segno della continuità, lo scettro dell?associazione rimane nei paraggi, tra le economie dei distretti e delle pmi, spina dorsale delle tessuto produttivo italiano. Ma le analogie tra i due staffettisti finiscono qui. Anche se entrambi sono figli del capitalismo familiare del Belpaese, i profili di Anna Maria Artoni e di Matteo Colaninno non potrebbero essere più diversi. Lei, 37 anni, single, vice presidente del gruppo Artoni trasporti (un fatturato da 148 milioni), definita dai più come una ?pasionaria? con il cuore che batte a sinistra, attenta alle tematiche sociali, forse per questo poco nelle corde dell?ex presidente Antonio D?Amato, non disdegna i riflettori e forte del suo appeal mediatico è contesa dalla politica. Magari – come in molti sono pronti a scommettere – alla corte dell?Ulivo. Controcorrente si è elevata a paladina della responsabilità sociale d?impresa, tanto da dichiarare in più occasioni che «fare impresa in modo etico conviene e rappresenta un investimento per migliorare la competitività». Lui, 34 anni, fresco di nozze con Giovanna Ballabeni, addetta stampa della Provincia di Mantova, è schivo e riservato – le sue esternazioni si misurano con il contagocce – e preferisce rimanere lontano dalla luci della ribalta. Per quanto gli sia possibile, certo. Perché figlio del celebre scalatore di Telecom, il ragionier Roberto Colaninno, che dall?alto della sua Immsi (fatturato sopra il miliardo di euro) controlla il gruppo Piaggio, gli yacht e navi ad alta tecnologia di Rodriguez Cantieri Navali, nonché un buon numero di immobili. Lo slogan di Colaninno jr è «insieme finanza e impresa», concetti sulle orme del padre, che da finanziere puro si è – momentaneamente – convertito a capitano d?industria. La ?gavetta? Nel 1996 il debutto. In grande stile, si capisce. Poco più che ventenne Matteo Colaninno entra in Sogefi, l?azienda di componentistica auto che il ragioniere più noto d?Italia risana e ne tira a lucido i bilanci, fino allo sbarco in Borsa. Risultati che destano l?attenzione del patron Carlo de Benedetti, il quale affida a Colaninno senior la ristrutturazione di Olivetti. Il giovane manager segue il genitore ad Ivrea e assiste al rilancio della storica azienda fino alla spregiudicata, e di successo, offerta pubblica d?acquisto sulla Telecom. Un apprendistato sulla bocca del vulcano, dove le trame della finanza che conta si fanno e si disfano con l?appoggio di politici, banchieri e industriali. Dopo qualche tempo in Telecom, per Colaninno jr arrivano incarichi sempre più in alto, affastellati in un bel novero di vice presidenze. Matteo diventa numero due di Banca Popolare Mantovana, Assoindustria Mantova, di Piaggio, dell?associazione dei Giovani industriali (a fianco dell?Artoni seppur con qualche ruggine), di Yes for Europe e di Omniaholding, la cassaforte di famiglia di cui è anche amministratore delegato. Il tutto costellato da due partecipazioni – il 10% in Omniaholding e il 30% in Immobiliare Regis – e di poltrone da consigliere nei salotti buoni della finanza. Tra le tante spiccano quelle in Rcn Finanziaria, nella holding della Rodriquez Cantieri Navali, in Bipielle Ducato e in Risparmio e Previdenza. In questa ridda di posizioni Colaninno jr ha lasciato il segno in Piaggio, la società leader nella produzione di scooter e motorini, dove si è distinto per una certa apertura sulle tematiche del lavoro. «Un ragazzo vispo e intelligente. Affabile e disponibile al confronto», racconta Marcello Casati, segretario provinciale di Pisa della Uilm, il sindacato metalmeccanici della Uil. «Nelle rare occasioni in cui ci siamo visti ho avuto riscontri molto positivi, di rispetto per le organizzazioni sindacali. Insomma, tutto il contrario del padre Roberto Colaninno, presidente Piaggio, e dell?amministratore delegato Rocco Sabelli, con cui le cose non vanno troppo bene. Se è lui il futuro, ben venga». Una conquista alla bulgara Il 21 aprile è il giorno del grande salto. Dopo tante vice presidenze finalmente un ruolo da leader a tutto tondo. Un balzo più che annunciato, perché il consiglio nazionale degli under 40 di Confindustria ha avuto tra le mani, per la prima volta nella sua storia, una sola e unica candidatura. Appunto quella di Colaninno jr. «Nei prossimi anni», ha dichiarato il manager mantovano, «ci dobbiamo preparare ad essere gli imprenditori della crescita. Dovremo essere protagonisti nella vita delle aziende, spingerle a superare i perimetri domestici, a innovare le funzioni aziendali, a ricercare la produttività, il valore aggiunto e la qualità». Matteo Colaninno si è presentato ai suoi elettori con un programma all?insegna della continuità. Nei temi e nelle nomine dei vice presidenti dell?associazione. Innovazione, internazionalizzazione e finanza, conditi con un sano confronto con il mondo istituzionale e le parti sociali, sono la ricetta del neo leader per pilotare la giovane impresa fuori dalle secche della crisi economica. Quanto alle scelte dei ?numeri due?, tanto per non cambiare, portano cognomi piuttosto noti. Si tratta dell?emiliana Federica Guidi, con delega all?economia e alla finanza d?impresa, del piemontese Vincenzo Nasi, internazionalizzazione e competitività, del marchigiano Cleto Sacripanti, rapporti esterni e l?education, il siciliano Giovanni Sofi, rapporti interni. Tuttavia, se la responsabilità sociale d?impresa sembra rimanere fuori dal programma del prossimo triennio, sarà difficile che Matteo Colaninno non colga le direttive di viale dell?Astronomia ormai sempre più improntate nel motto «più etica d?impresa». Tanto che nel recente convegno confindustriale di Cremona è intervenuto lo stesso Colaninno senior individuando l?etica d?impresa come il vero motore dello sviluppo. Se è vero il motto «talis pater, talis filius», c?è da sperare in un?inversione di rotta. Le cifre dell’associazione La squadra junior di confindustria I Giovani imprenditori sono un movimento che nasce nell?ambito del sistema associativo di Confindustria al quale possono iscriversi persone di età compresa tra i 18 e i 40 anni, che abbiano responsabilità di gestione in aziende iscritte alle associazioni territoriali aderenti a Confindustria. Il movimento comprende oggi oltre 10mila associati, organizzati in 105 gruppi territoriali e 20 comitati regionali. I gruppi territoriali, coordinati dal consiglio nazionale e dal consiglio centrale, sono riconosciuti a livello nazionale solo se regolarmente costituiti presso le associazioni territoriali. Scopo principale dell?azione dei Giovani imprenditori è promuovere la diffusione dei valori e della cultura d?impresa nella società civile. Il mandato del presidente, fino al 2002, aveva durata quadriennale. Con la presidenza Artoni è stato ridotto a tre.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA