Famiglia

Se sei disabile, non fai pip

In Inghilterra,il 90% dei bagni dei pub sono off limits per le carrozzelle.Il 20% dei palazzi pubblici di Roma e il 70% dei cinema di Parigi."Manca la volontà politica ".

di Carlotta Jesi

L?Europa è vietata ai disabili. A denunciarlo è il Time dell?11 aprile, con due pagine di dati che dipingono la vita di 50 milioni di cittadini del Vecchio continente come una quotidiana lotta contro le barriere architettoniche. A Londra, dove chi viaggia in carrozzella può prendere il metrò solo in 43 stazioni su 253 e nel 90% dei pub non riesce a fare pipì, ma anche a Parigi e Roma che, rispettivamente, dovrebbero appendere un cartello di accesso vietato ai disabili sul 70% dei cinema e sul 20% dei palazzi pubblici. Possibile, si chiede il prestigioso settimanale americano, che un continente famoso nel mondo per il suo sistema di welfare e per l?efficienza dei suoi servizi sociali, violi quotidianamente i diritti dei disabili? Possibile che in tema di accessibilità l?Europa sia il fanalino di coda di tutti i Paesi industrializzati?

Nove taxi in tutta Bruxelles
«Possibilissimo», risponde David Morris, 46enne consulente speciale sulla disabilità del sindaco di Londra. «Per capire le ragioni del ritardo europeo, basta fare un giro a Bruxelles: se viaggi in carrozzella, come me, al Parlamento arrivi solo se riesci a prenotare uno dei 9 taxi cittadini attrezzati per i disabili. E anche per entrare e girare nel palazzo, incontri serie difficoltà. Che in Europa manchi la volontà politica di rispettare i nostri diritti, lo capisci dalla reception delle sue istituzioni. E poi dal fatto che manca una direttiva comune sull?adeguamento delle barriere architettoniche, ogni città fa quel che vuole». Per Morris, che ha un biglietto da visita scritto anche in braille e un?agenda di viaggi fitta più di una rockstar, si riscontrano problemi anche a livello di governi nazionali: «Nella stragrande maggioranza dei casi, ci sono troppi pochi disabili negli alti livelli della politica. Qui alla Great London Authority, dove il sindaco si è dato come obiettivo di avere il 10% dello staff portatore di qualche disabilità, siamo un?eccezione. Non a caso, la Gran Bretagna è uno dei pochi Paesi europei ad avere un Disability Act, la legge che ha cambiato la vita a milioni di disabili americani».

Verso il design di inclusione
Sulle stazioni di Londra, Morris è d?accordo col Time: «Sono strutture vittoriane difficili da modificare. La vera sfida, per me, è insegnare ai giovani a fare inclusive design: una progettazione che consideri le esigenze dei disabili come un utile stimolo di cui può beneficiare l?intera cittadinanza». Anzi, di più: «Un?opportunità invece che un vincolo di progetto di cui ci si preoccupa solo a fine lavori», gli fa eco da Milano Sophie Corbetta, trentaseienne architetta, da 19 anni in sedia a rotelle, che di lavoro fa la consulente sull?accessibilità. «L?esistenza di una professione come la mia dimostra che la mobilità dei disabili non fa ancora parte della cultura di ogni architetto. Non è con adeguamenti tardivi, con rampe, scivoli e montacarichi che l?Europa riuscirà a rispettare i diritti dei disabili. Dobbiamo imparare a considerare l?accessibilità come un requisito di progetto e lavorare tenendo in mente un?utenza il più ampia possibile».
Per Sophie, questa è una sfida che si può vincere solo modificando il nostro approccio culturale: «Fino ad oggi si è costruito pensando all?uomo ideale di Leonardo e di Vitruvio, un uomo medio, di altezza, peso e mobilità definita, che non esiste più. Che non tiene conto del nostro essere uomini, donne, bambini e, soprattutto, anziani con esigenze molto simili a quelle dei portatori di handicap».
Da questo punto di vista, per la progettista dello studio Hbgroup, anche l?omino stilizzato in carrozzella che usiamo per indicare la disabilità è inadeguato: «Bisognerebbe trovare un simbolo che non parli di categorie astratte ma di bisogni reali come la difficoltà a vedere o a sentire. Difficoltà che, nel mio caso, spesso coincidono con quelle di un ciclista o di una mamma con passeggino».

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