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Soldi al volontariato
Anteprima dal numero di VITA in edicola. I centri di servizio peril Volontariato all'attacco, il governo si difende. Interviste a Patriarca e Sestini sul settimanale in edicola
Questa volta hanno fatto le cose per bene: battage mediatico delle grandi occasioni (una pagina di Repubblica per due giorni di fila, editoriali sull?Unità, attenzione di Avvenire), mobilitazioni prima a Milano e poi a Roma, conferenza stampa con tutti i protagonisti della protesta presenti e schierati, email di protesta da inviare a Ciampi. E, nei giorni della fiera Civitas, che si svolge a Padova, bilancio e rilancio.
Sono stare davvero molte le forme di protesta dispiegate dalla Consulta nazionale del volontariato presso il Forum del terzo settore. Obiettivo, lo stralcio di un articolo del decreto legge del governo sulla competitività che metterebbe a rischio l?autonomia e le risorse finanziarie del volontariato, e in particolare il futuro di una rete di 77 centri di servizio su tutto il territorio gestiti da oltre 5 mila associazioni. «Siamo sconcertati», spiega il portavoce del Forum, Edoardo Patriarca, «perché si sta mettendo a rischio l?esistenza stessa del volontariato dopo aver costruito una rete di centri di servizio unica in Europa». Il motivo di tanta amarezza? «L?articolo 17 del decreto legge», spiega Patriarca, «per il quale è previsto anche il voto di fiducia e in cui sarà inserita la riforma dei centri di servizio (articolo 15 della legge 266/91), stabilisce che i fondi a favore del volontariato vengano per il 50% sottratti ai Csv, che assicurano la formazione e il sostegno ai volontari, e vengano gestiti dai comitati di gestione delle fondazioni bancarie: noi chiediamo che l?art. 17 sia stralciato, per discuterne a un tavolo a cui però non ci convocano da un anno e mezzo».
Inoltre, la gestione del 50% dei fondi dei Csv che vengono accantonati per legge dalle fondazioni di origine bancaria passerebbero ai comitati di gestione delle fondazioni (comitati dove il mondo del volontariato «è rappresentato sì ma in maniera minoritaria», per Forum e associazioni) per sostenere l?attività stessa dei comitati e attuare progetti di servizio civile. Una decisione da contestare nel metodo – quello del decreto legge, che si sottrae al confronto parlamentare – e nel merito. Peraltro, i fondi destinati dalle fondazioni (per legge un quindicesimo dei loro proventi) ai Csv erano già stati ridotti del 50% nel 2001 dall?allora ministro delle Finanze, Visco. Con il nuovo taglio previsto nel ddl, la sopravvivenza stessa dei Csv sarebbe in discussione.
Ma a cosa servono i centri di servizio? «I Csv», spiega il coordinatore della Consulta nazionale per il volontariato, Luigi Bulleri, «sostengono il volontariato italiano, che senza di loro sarebbe povero di capacità di intervento. La loro riforma deve rimanere all?interno della riforma della legge, allo stralcio ci opporremo con tutte le forze». Ma perché il governo vuole modificare la legge 266 blindandola per decreto e contraddicendo le assicurazioni a lungo fornite su un iter parlamentare (e non governativo) della riforma della legge quadro sul volontariato, approvata con un ddl varato il 18 marzo 2005 su impulso del sottosegretario al Welfare, Sestini seguendo un iter che era stato annunciato ?aperto?? «Per un problema di risorse che non hanno», spiegano i suoi critici, «considerando che il ministro Giovanardi ha 100mila richieste di giovani per il servizio civile e fondi per soli per 40mila?».
«Quella del servizio civile è una polpetta avvelenata che hanno inserito nel ddl e male ha fatto il ministro Giovanardi ad accettarla», ribatte il presidente dell?Anpas, Fausto Casini, aggiungendo che «anche il dialogo che c?è sempre stato con il ministro rischia di chiudersi».
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