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Competitività. Decreto a rischio causa crisi
Il decreto sulla competitività (il cui esame al Senato va a rilento) potrebbe essere la prima vittima della crisi del centrodestra. Decisive le scelte dell'Udc
L’espressione tesa con cui un senatore centrista, folliniano doc, lasciava oggi pomeriggio la riunione a Palazzo Madama convocata per discutere del decreto sullo sviluppo, diceva più di mille parole. Col governo appeso a un filo, una riunione convulsa dei vertici della coalizione in corso ed il segretario del partito centrista che marca la linea dura, l’ultimo pensiero del senatore sembrava il provvedimento sulla competitività (dentro il quale, ricordiamo, c’è anche la Più Dai, Meno Versi). Eppure, il decreto della risalita, quel ‘lato b’ della finanziaria che puntava a risollevare il paese dall’impasse economica e a risvegliare il paese, rischia di essere la prima vittima della crisi politica del centro destra. Manca infatti un mese alla scadenza per la conversione in legge e il provvedimento procede molto a rilento in commissione Bilancio al Senato. Non solo. I diversi scenari che i maggiorenti della coalizione di governo stanno partorendo mentre escono dai vertici rischiano di avere tutti lo stesso effetto sul decreto: quello di farlo saltare. All’approdo in Aula – oggi in commissione Bilancio non si sono ancora finiti di votare gli emendamenti all’articolo 2 – mancano altri quattordici articoli e in teoria una settimana, ma oggi nelle file della maggioranza qualcuno ha iniziato ad ipotizzare un rallentamento ulteriore, probabilmente per scongiurare un annunciatissimo voto di fiducia in piena crisi politica. Oltretutto, nel caso di un appoggio esterno dell’Udc, lo scenario sarebbe tanto più rischioso, visto che a Palazzo Madama i centristi hanno un peso determinante. Senza di essi la Cdl non raggiunge infatti la maggioranza dei senatori. D’altra parte, se il decreto passa all’assemblea alla fine della prossima settimana e prosegue il suo iter senza voto di fiducia, è a rischio comunque, a causa della ristrettezza dei tempi. Questo scenario naturalmente rischia di essere stravolto nell’ipotesi di una crisi vera e propria di governo. Allora il decreto, con ogni probabilità, salterebbe del tutto. Anche nell’altra ipotesi che circola in queste ore, di un Berlusconi-bis, o di un passaggio parlamentare per approvare un nuovo programma di governo, i senatori e i deputati sarebbero poi costretti a ingranare la quarta e procedere sul filo del rasoio, per non mancare i termini della decadenza del provvedimento.
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