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Sudan: in partenza con l’Onu 200 militari italiani

Si tratta dell'Operazione Nilo, che porterà a fine aprile un nostro contingente a inquadrarsi tra i caschi blu dell'Unmis (United nations mission in Sudan), la forza Onu di circa 10.000 uomini

di Gabriella Meroni

Con un’informativa alle Commissioni Difesa e Esteri della Camera il Governo ha ufficializzato l’avvio dell’Operazione Nilo, la missione militare italiana in Sudan che partirà all’inizio di maggio. Si tratta di 220 militari, ha detto il sottosegretario alla Difesa Giuseppe Drago, che faranno parte del contingente di caschi blu dell’Unmis (United nations mission in Sudan), la forza Onu di circa 10.000 uomini – deliberata con la Risoluzione 1590 del 24 marzo – che avrà il compito di sostenere l’attuazione degli accordi di pace siglati a Nairobi il 9 gennaio, dopo 20 anni di conflitto interno. Il contingente italiano sarà inquadrato nella Shirbrig, la brigata multinazionale (con sede a Copenaghen) che costituisce lo strumento di pronto impiego di cui l’Onu si è dotata dal ’97 per far fronte alle operazioni di mantenimento della pace. La Shirbrig è stata chiamata a intervenire a Khartoum per i primi 6 mesi e proprio questo sarà il periodo della missione italiana. Al termine subentrerà un contingente ruandese, che affiancherà gli italiani già dalla fine di luglio. I tempi dell’avvio dell’operazione Nilo sono molto ridotti. ”Al momento – ha detto Drago – si prevede che il contingente nazionale inizi lo schieramento in teatro operativo nell’ultima decade di aprile per completarlo nella prima decade di maggio”. All’inizio del mese prossimo, dunque, la task force italiana dovrebbe essere al completo. Si tratta di un battaglione di 220 militari (che saliranno a 270 nella fase iniziale dello schieramento) il cui nocciolo duro dovrebbe essere costituito da paracadutisti del 183/o reggimento della Folgore. Ci sarà anche un distaccamento di forze speciali, un nucleo di artificieri, una unità di supporto logistico e un nucleo sanitario. Nel contingente saranno inseriti anche 9 norvegesi, con compiti di assistenza medica, e un ‘plotone servizì danese di 35 persone. ”La composizione del contingente nazionale – ha affermato il sottosegretario – è stata definita in modo da garantire il più alto livello possibile di sicurezza al personale italiano, predisponendo anche un piano di evacuazione in caso di emergenza”. I compiti affidati ai militari italiani sono essenzialmente tre: 1) assicurare la difesa delle infrastrutture del quartier generale della forza Onu a Khartoum, di un sito per le telecomunicazioni a 20 chilometri della città e di alcune aree all’interno dell’aeroporto; 2) costituire una forza di reazione rapida per fronteggiare specifiche situazioni o minacce nell’aera di Khartoum; 3) condurre saltuarie ricognizioni ed assicurare la protezione ravvicinata al personale ‘chiave’ delle Nazioni Unite designato dal comandante della forza”, che sarà un generale del Bangladesh. ”Le regole d’ingaggio, basate su quelle predisposte dall’Onu – ha affermato Drago – saranno opportunamente adattate per renderle conformi all’ordinamento giuridico nazionale”. In ogni caso, aveva sottolineato ieri il capo di Stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, ”non ci sarà alcuna regola d’ingaggio aggressiva, ma solo l’autodifesa, perché la missione si svolge sotto il capitolo 6 della Carta dell’Onu”. I costi dell’operazione, infine, ”non saranno diretti in quanto sostenuti dalle Nazioni Unite con propri fondi”. L’esponente del Governo ha sottolineato l’importanza dell’accordo di pace (l’Italia farà anche parte della specifica commissione di Valutazione e monitoraggio, organo politico con sede a Khartoum) perché esso rappresenta ”un equilibrato tentativo di assicurare definitivamente l’unità e l’integrità territoriale del Sudan nel rispetto delle diversità della sua popolazione”. Da qui ”l’obbligo politico e morale” dell’Esecutivo, sancito con una deliberazione del 7 aprile, ”di partecipare con un impegno diretto al sostegno degli organismi internazionali per la pacificazione del Paese”. Gli interventi dei parlamentari presenti alla riunione delle Commissioni sono stati generalmente favorevoli alla partecipazione dei militari italiani alla missione Onu. In particolare, Valdo Spini ha espresso ”l’assenso della federazione Uniti nell’Ulivo” all’invio del contingente ”per stabilizzare la pace acquisita dopo un difficile negoziato”. Spini ha tuttavia chiesto ”un voto formale in Parlamento”.


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