Formazione
Soci, serve coraggio contro la crisi di capitali
Parla Felice Scalvini:"la spagnola Mondragon é la più importante esperienza europea di cooperazione del lavoro"
Quando il capitale è al servizio dell?economia reale, le sue ragioni vanno ascoltate con attenzione. E questo vale anche per le imprese sociali». Felice Scalvini è da pochi mesi alla guida della Compagnia finanziaria industriale, società partecipata dal ministero delle Attività produttive e dalle tre centrali cooperative Agci, Confcooperative e Legacoop, per promuovere lo sviluppo e il consolidamento delle cooperative attraverso partecipazioni al capitale sociale e prestiti a tassi agevolati. Intervenendo al convegno su Cooperazione sociale e sistema della finanza organizzato a Roma da Federsolidarietà, il neo presidente di Cfi ha lanciato quattro proposte a imprenditori sociali e istituzioni finanziarie etiche: favorire l?apporto di capitale da parte dei soci, riconoscere pari dignità alle ragioni del capitale, acquisire la consapevolezza che collaborare è meglio che competere e creare strumenti finanziari che promuovano il principio della responsabilità collettiva tra imprese sociali.
Socialjob: Partiamo da quello che è un male endemico delle cooperative: la sottocapitalizzazione .
Felice Scalvini: Per capitalizzazione non intendo le riserve che, non appartenendo a nessuno, rischiano di essere contese tra i diversi portatori di interessi. Io parlo del capitale sociale apportato dai soci. Le coop di Federsolidarietà hanno 72 milioni di euro di capitale sociale e 132mila soci; se ognuno avesse una quota sociale di almeno mille euro potremo senza eccessive difficoltà raddoppiare il capitale sociale. Nella più importante esperienza europea di cooperazione lavoro, il gruppo spagnolo Mondragon, i lavoratori, per statuto, devono dare una quota sociale pari alla retribuzione di un anno. Se mutuassimo questo principio, il capitale sociale delle imprese sociali salirebbe di svariati miliardi di euro. Cosa fanno le organizzazioni finanziarie per favorire la capitalizzazione da parte dei soci? Mi pare che oltre al prestito di Cosis rimanga poco altro. Credo sia necessario che anche i soggetti finanziari si pongano il problema di come favorire la capitalizzazione, perché in questo modo si rafforza strutturalmente la cooperazione sociale.
Socialjob: Perché nel non profit non è raro trovare atteggiamenti diffidenti nei confronti delle ragioni del capitale?
Scalvini: Nel terzo settore è piuttosto diffusa una certa ideologia che ritiene per natura perverse le ragioni del capitale. Penso, al contrario, che quando il capitale è al servizio dell?economia reale abbia ragioni che contengono una loro saggezza che può essere molto utile per lo sviluppo dell?impresa. Non sempre e non soltanto le ragioni del lavoro, o quelle del volontariato, sono le migliori per garantire continuità di sviluppo all?impresa sociale. La finanza etica in questi anni ha fatto proprie le ragioni del lavoro e del volontariato, mentre c?è una certa reticenza da parte delle imprese sociali a integrare le ragioni di chi apporta il capitale.
Socialjob: Che conseguenze ha questo atteggiamento sullo sviluppo delle imprese?
Scalvini: Non vi è dubbio che nel lungo periodo l?impresa trae beneficio sul piano della governance dall?essere un?equilibrata struttura multistakeholder. Una visione complessiva di sviluppo dell?impresa sociale e del terzo settore deve prevedere la capacità di integrare le ragioni del lavoro, quelle del volontariato e quelle del capitale. Questa sinergia dà equilibrio e conferisce saggezza; la prevalenza delle ragioni di uno solo di questi soggetti può essere distorsiva. Questo è un tema cruciale.
Socialjob: Collaborare è meglio di competere, anche tra istituzioni di finanza etica?
Scalvini: Sì, il modo migliore per fare finanza di sistema è collaborare, mettendo in comune le buone operazioni, ma credo che questo principio non si sia ancora affermato tra i finanziatori etici. Preoccuparsi invece di scaricare il rischio di credito su altri quando le cose non vanno per il verso giusto non è di alcuna utilità.
Socialjob: Quanto è importante promuovere la responsabilità solidale tra imprese sociali?
Scalvini: Importantissimo. Se riuscissimo a lavorare su strumenti finanziari che costringono le cooperative sociali ad avere fiducia tra di loro fino al punto di essere garanti reciprocamente e solidalmente di posizioni di debito, faremmo un gran servizio alla sviluppo del terzo settore.
Carlo Borgomeo -Giusto, devono crederci di più
Il fondatore della C. Borgomeo & Co è d?accordo con Felice Scalvini: i soci devono dimostrare che per loro la scelta della formula cooperativa non è casuale.
Nel percorso ormai avviato che vede le imprese sociali sempre più orientate a consolidare una corretta logica di impresa, acquistano crescente rilevanza le questioni finanziarie.
Si è sviluppata negli ultimi tempi una gamma di prodotti finanziari dedicati che, se ancora migliorabile, è una importante opportunità. Soprattutto sono aumentati i soggetti, come Banca etica o le Banche di credito cooperativo, che hanno forte capacità di relazione con il mondo del non profit, riuscendo ad adeguare i prodotti creditizi e finanziari alle esigenze del settore. In questo percorso è da sottolineare l?esigenza che le cooperative sociali assumano, tra i loro obiettivi, quello di uno sforzo di adeguamento del loro capitale sociale. Inutile richiamare i vantaggi dal punto di vista della solidità dell?impresa di un giusto rapporto tra volume di attività e capitale sociale: del resto questo è un tema che caratterizza tutte le piccole imprese.
In questo quadro credo che sia utile il ruolo di soggetti specializzati che, attraverso il meccanismo del socio sovventore, possono aumentare il capitale di rischio delle cooperative: mi riferisco a Fondosviluppo, a Coopfond, a Cfi, a Cosis, quest?ultima dedicata a sostenere le cooperative sociali. Penso che questa opportunità, che individua una modalità di partecipazione al capitale di rischio che assume in pieno la specificità della formula cooperativa, pur non essendo di semplicissima attuazione sia da utilizzare in modo più diffuso. Ma credo anche che vada perseguito l?obiettivo di una maggiore capitalizzazione mediante l?apporto di capitali da parte dei soci cooperatori: non è semplice, soprattutto in alcuni casi, ma è importante che questo costituisca un obiettivo non marginale. È importante cioè che anche su questo versante risulti chiaro che la scelta cooperativa non è casuale, o dettata da convenienze occasionali: e che quindi si faccia di tutto per farne una impresa a tutti gli effetti, a partire da una partecipazione attiva dei soci, non solo come prestatori d?opera.
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